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Franco Boni

L’arte italiana vola, trainata dai grandi. E con autori straordinari da riscoprire

 

Credo sia doveroso iniziare ancora una volta, prima di tutto, da un ringraziamento sentito ai nostri lettori. Voi siete il nostro unico segreto, perché continuate ad accompagnarci con crescente entusiasmo in questa fantastica avventura: raccontarvi l’arte, gli eventi e i suoi contenuti, al di là delle consuetudini imposte da quella scatola opprimente, che mi piace definire come l’establishment del sistema.

Esce il sesto numero, si conclude ora un anno di attività e seguendo questo prezioso presupposto abbiamo pensato di sostituire la consueta inchiesta di attualità – per l’occasione – con un viaggio nei possibili eventi del 2022, dentro al futuro che è già qui. Per farlo nel modo migliore, ci siamo poggiati sui pareri e sulle previsioni di mercato degli storici dell’arte e dei critici specializzati, quelli più attenti e sensibili al concetto di evoluzione nei confronti della contemporaneità ma anche dei protagonisti del passato.

Perché essere disponibili alla scoperta, ad arricchirsi davvero con la cultura, significa dimostrarsi pronti a non avere confini o pregiudizi. In ogni senso.

 

arte italiana
Nicola Carrino, Cronaca recente, 1961, olio su tela, cm 115×300.

 

Al centro dell’attenzione, per una volta, ci sarà l’Italia. Il nostro paese e la sua cultura indiscutibile eppure da rivalutare, attraverso uno sguardo profondo che scava in tutta la storia dell’arte. Chi ama l’antico, troverà approfondite analisi sull’origine dell’arte italiana, il Rinascimento, il Seicento, il secolo della ragione fino alla rivoluzione ottocentesca, così come interessanti spunti per possibili affari.

Perché se ci limitassimo a guardare soltanto i risultati delle aste, potrebbe sembrare un settore in crisi. Invece è come un tesoro impolverato e nascosto, che può riservare all’appassionato possibilità inaudite. I prezzi a livello nazionale oggi sono favorevoli come non accadeva da anni, mentre il mercato internazionale continua ad essere vivo. È quindi il momento giusto per acquisire opere di grande qualità, in vista di un’inevitabile ripresa.

Il concetto stesso di scoperta sarà allora alla base di questo viaggio nuovo: il nostro sguardo si poserà con attenzione sull’inizio del XXI secolo, lì dove oltre ai grandi protagonisti già conosciuti ed apprezzati dal sistema stanno emergendo con il tempo altri esponenti, spesso sconsideratamente definiti “minori”. Menti e anime che, con la loro opera, hanno completato e arricchito ricerche già note aggiungendo nuove idee.

 

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Virgilio Guidi, Senza titolo, 2019, cm 230×190 .

 

Solo seguendo questa traccia, vicino ai grandi nomi (Balla, Boccioni, Severini, etc.) possiamo mettere gli studi sul Secondo Futurismo, i legami con i movimenti internazionali come la cultura post-cubista e soprattutto costruttivista. Conoscere in maniera dettagliata l’opera di pittori come Enzo Benedetto, Osvaldo Barbieri o Sebastiano Carta, che stiamo finalmente imparando a considerare come meritano.

Questa stessa luce ci guiderà, come esploratori, anche nelle successive vicende del Novecento dell’arte italiana. Un periodo straordinario che ora riusciamo a leggere nelle sue avvincenti sfaccettature, al di là di una retorica socio-politica che ne ha impedito per de- cenni uno studio analitico.

“Se la missione è quella di parlare d’arte italiana, dunque, non ci possiamo certamente fermare alla superficie e alle leggi del mercato”.

La libertà nel pensiero ci consente di riportare ai nostri occhi gioielli tenuti nell’ombra che, ne sono sicuro, prenderanno un ruolo di primo piano nel mercato dei prossimi anni. Il discorso di base rimane lo stesso: artisti che hanno caratterizzato questo periodo come Guidi, Donghi e Francalancia (solo per citarne alcuni), hanno oggi quotazioni illogicamente contenute e vanno verso una ripresa importante, soprattutto per le opere di qualità.

Se la missione è quella di parlare d’arte italiana, dunque, non ci possiamo certamente fermare alla superficie e alle leggi del mercato. Il sistema, spesso, ha voluto far dimenticare personalità affascinanti ed è successo anche per gli artisti del primo dopoguerra.

Soltanto adesso gli studiosi più attenti stanno riproponendo le loro opere e le loro ricerche, che per realizzazione e ideologia non sono inferiori ai giustamente divinizzati protagonisti della mitica Scuola di New York. C’è una sola differenza, nella realtà dei fatti: le opere degli americani sono esposte in tutti i musei del mondo e vendute a prezzi riservati a super milionari, mettere in evidenza artisti italiani di quegli stessi anni e dello stesso livello mi sembra doveroso.

 

 

Non bisogna mai stancarsi di porsi delle domande, insomma, in una ricerca inevitabile e continua. Siamo sicuri, per esempio, di aver saputo apprezzare nella sua grandezza quanto accaduto a Roma e a Milano a partire dalla fine degli anni Cinquanta? Possiamo dimenticare quanto veniva proposto in quel periodo magico a Torino, Genova, Firenze, Bologna e in tante altra città italiane?

Pittori importanti come Cagli, Levi, Trombadori, Biggi, Carrino, Purificato, Stradone possono davvero essere considerati secondari? Il fermento innovativo di quell’epoca ha trovato terreno fertile in tutto il paese, come un fiume in piena pronto a portare in ogni angolo bellezza e cultura. Secondo le regole del sistema, poi, alcuni artisti sono diventati celeberrimi e protagonisti, ma tantissimi altri non sono stati considerati come avrebbero meritato. Persi, in un labirinto senza uscita che arriva infine alla contemporaneità: quanto accaduto all’arte italiana dagli anni Sessanta in poi è tutto da riscrivere.

 

 

Restituire la giusta visibilità ad ogni singolo artista di livello è il compito precipuo della critica giovane, più libera ideologicamente e meno compromessa da interessi economici che inevitabilmente condizionano il giudizio, sul piano estetico e storico. Per raggiungere questo nobile obiettivo non bisogna tener conto dell’appartenenza di un artista a una corrente di pensiero, o a un periodo storico.

Riuscire a tenere lo sguardo pulito, per poter individuare l’arte italiana con la A maiuscola. Dalla bellezza maestosa dell’antico, fino all’indescrivibile fascino della modernità pittorica.

Mai come oggi l’artista ha avuto la possibilità di esprimersi andando oltre le tecniche tradizionali. Utilizzare strumenti impensabili soltanto pochi anni fa per raccontare sé stesso, il proprio essere, il pensiero e la capacità inventiva. Sono assolutamente cosciente che la mia generazione, in funzione della propria formazione, possa incontrare delle difficoltà a misurarsi con il contemporaneo.

 

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Sebastiano Carta, Senza titolo, olio su su tela, cm 68×98.

 

Dobbiamo capire una volta e per tutte, però, che ciò è inevitabile ed è sempre avvenuto. Naturalmente. Studiare e cogliere il passato è propedeutico, per tentare di comprendere il qui e ora. Guardiamo con attenzione e interesse ai giovani di oggi, perché loro e soltanto loro ci potranno indicare le strade del futuro.

 

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