Facebook
Twitter
LinkedIn
Marzia Spatafora

Chiara Parisi, italiana, romana, è stata nominata direttrice del Centre Pompidou-Metz, nel 2019, scelta all’unanimità tra candidati provenienti da tutto il mondo. Nel 2017 è stata guest curator a Villa Medici a Roma e, dal 2011 al 2016, direttrice artistica della Monnaie de Paris, la zecca nazionale della Francia. Chiara Parisi ha diretto il Centre international d’art e du paysage dell’isola di Vassivière dal 2004 al 2011. All’Università La Sapienza di Roma ha insegnato la storia dell’arte moderna e contemporanea e la storia dell’architettura e del design industriale. Ideatrice di grandi mostre, Chiara Parisi è stata curatrice della più grande mostra d’Europa di Maurizio Cattelan, Not Afraid of Love.

Con orgoglio italiano le rivolgiamo qualche domanda per sentire dalla sua voce come affronta questa nuova e importante sfida.

Chiara Parisi, lei ha realizzato una carriera straordinaria nel mondo artistico, ora è direttrice del Centre Pompidou-Metz, una sfida impegnativa. Come ha accolto questa nomina? Era prevedibile o è stata una sorpresa?

Essere stata nominata direttrice del Centre Pompidou-Metz è stata una sorpresa, quel sentimento che hai al seguito di un concorso che sogni di vincere, e oggi una sfida entusiasmante. Sono felice di poter animare un’istituzione così bella a sostegno dell’arte moderna e contemporanea europea e internazionale.

 

Chiara Parisi

Suzanne Valadon, Nu allongé, 1928, New York, The Metropolitan Museum of Art, Robert Lehman Collection, Copyright Photo © The Metropolitan Museum of Art

 

Indubbiamente ha un legame particolare con la Francia; cosa l’ha portata la prima volta verso questo paese?

Il mio incontro con la Francia è stato un colpo di fulmine, a Roma, la mia città d’origine, e ha un nome preciso: Villa Medici. All’Accademia di Francia a Roma ho fatto alcune delle esperienze più affascinanti della mia vita. Mostre e progetti, certamente, ma soprattutto incontri che mi hanno segnato profondamente e che si sono cristallizzati nel progetto curatoriale che si intitolava La Folie de la Villa Médicis.

Dal centro di Roma, al centro della Francia, all’isola di Vassivière: è lì che dal 2004 al 2011 ho avuto l’opportunità di dirigere per la prima volta un museo, il Centre international d’art et du paysage: sette anni trascorsi in un luogo paesaggisticamente impressionante, alla guida di un’istituzione pubblica, nata negli anni Ottanta, anni della politica di decentralizzazione culturale grazie alla quale nasceranno Centri d’arte e Frac in Francia, rivolti principalmente alla ricerca e alla sperimentazione.

Nell’isola di Vassivière, ho messo a punto un modo di lavorare, stretto legami con artisti per mostre nate per il museo costruito dal nostro immenso architetto Aldo Rossi (Victor Man, Oscar Tuazon, Rosa Barba…), per progetti land art creati per il parco di sculture (Yona Friedman, Koo Jeong A…), creato una residenza per artisti dedicata ai temi del paesaggio e formato un’equipe che mi ha accompagnato per 15 anni in tre diversi luoghi.

Il “ritorno in città” è avvenuto nel 2011: Parigi, dove ho diretto il museo della Monnaie de Paris, immenso e anttico monumento di fronte al Pont Neuf. Dal bosco alle sale settecentesche della zecca reale: per cinque anni, ho avuto modo di realizzare un programma con artisti formidabili (Paul McCarthy, Marcel Broodthaers, Bertrand Lavier, Raymond Hains, Take me (I’m yours)) portando in quel contesto un po’ d’Italia (con Not Afraid of Love di Maurizio Cattelan) e un po’ di Roma, con la personale dedicata a Jannis Kounellis.

Tra il 2017 e il 2019 ho fatto un ritorno a Villa Medici, curando un programma espositivo d’arte moderna e contemporanea: Annette Messager, Claire Tabouret e Yoko Ono, Elizabeth Peyton e Camille Claudel, Tatiana Trouvé e Katharina Grosse, Anne e Patrick Poirier.

Mostre personali alternate a dialoghi a due che mi hanno permesso di tornare nel mondo dell’Accademia di Francia, e al giardino più affascinante che esista, con il progetto Ouvert la nuit, un festival immaginato con l’artista Christian Boltanski che apriva a quel momento della giornata così speciale, tra chien et loup,– di installazioni luminose che ha visto la partecipazione di alcuni degli artisti di cui mi sento più complice: Rosa Barba, Maurizio Cattelan, Jimmie Durham, Otobang Nkanga.

Il percorso che mi porta costantemente ad attraversare la Francia e l’Italia mi vede ora direttrice del Centre Pompidou-Metz. Raggiungo una famiglia museale fra le più belle invenzioni al mondo, in una città di frontiera come Metz con delle origini romane e rinascimentali. A partire dal 2020, ho avviato un programma che può contare su una straordinaria risorsa: la collezione del nostro museo “fratello”, il Centre Pompidou, la più importante collezione pubblica del XX secolo al mondo insieme a quella del Moma.

A Metz mi trovo in un museo dall’architettura incredibile, concepita dagli architetti Shigeru Ban e Jean de Gastines: uno “strumento di lavoro” grazie al quale, per la prima volta, posso programmare più mostre simultanea- mente, da 5 a 7 l’anno, senza considerare il programma di progetti paralleli e di spettacoli e un progetto sulla lunga durata, quello di creare una scuola-biblioteca annessa al museo.

Veduta d’installazione / Installation view

 

Pensa che in Italia sarebbe stato più complesso raggiungere obiettivi così soddisfacenti? Si sente più apprezzata in Francia?

Non credo che sia una questione di quale paese offra maggiori opportunità. E le rispondo dal treno che da Milano mi sta portando a Parigi. Sono paesi che si sentono da secoli ‘vicini’.

Chiara Parisi inizia la direzione al Centre Pompidou-Metz con una mostra dedicata ad Arcimboldo, e ora una retrospettiva dedicata a Suzanne Valadon; come nasce questa scelta?

La scelta di dedicare una retrospettiva a Suzanne Valadon è stata dettata dalla sua importanza come figura artistica nell’arte del XIX e XX secolo. La sua opera riveste una grande importanza storica e artistica, il Centre Pompidou ha la più grande collezione al mondo di Suzanne Valadon ma l’ultima retrospettiva risale a sessanta anni fa. Mi entusiasmava lavorare sul XIX secolo per la prima volta, e di riprendere in mano le avanguardie del XX secolo.

 

Chiara Parisi
Chiara Parisi © Ph. Philippe Levy

 

 

Per continuare a leggere l’intervista, abbonati subito!

Acquista qui i numeri precedenti!

Ti potrebbe interessare
Facebook
Twitter
LinkedIn
Quanto è importante l’Arte per l’Italia e qual è il ruolo del nostro paese all’interno dell’UNESCO? Questo, e molto…
Facebook
Twitter
LinkedIn
Ho sempre ammirato la pratica artistica di Davide Benati, capace di una pittura colta e raffinata, che grazie alla…
Facebook
Twitter
LinkedIn
Professor Bruno Corà, il suo percorso di storico e critico d’arte è stato molto ricco e variegato. Ha scritto più…
Facebook
Twitter
LinkedIn
Intervista alla Presidente Giovanna Forlanelli Rovati   Giovanna Forlanelli Rovati, donna dalle grandi passioni, medico chirurgo, già direttore Generale…