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Annalisa Daga

Quando arrivo al laboratorio di restauro di Enrica Boschetti non ho bisogno di porle nessuna domanda, perché la sua passione per il lavoro che porta avanti da quando era giovanissima mi invade. “Chi è veramente un restauratore?” Mi chiedo tra me e me. “Come potrei definire al meglio questo mestiere?”.

Ma un secondo dopo mi si delinea davanti una figura con tante sfumature di colore, consistenze e soprattutto competenze, alcune che non avrei mai immaginato: una combinazione unica di conoscenze tecniche e artistiche, così come una grande sensibilità per la storia e la cultura, senza dimenticare un’inclinazione inaspettata per il mondo della chimica.

 

Pulitura acquosa

 

Mi bastano poche parole di Enrica Boschetti per capire che il lavoro del restauratore richiede una profonda conoscenza della storia dell’arte ma anche della tecnologia, così come una particolare abilità manuale. Deve essere in grado di valutare il danno subito dall’opera d’arte e pianificare il processo di restauro, che spesso richiede l’utilizzo di tecniche molto avanzate. Il loro lavoro non si può limitare alla sola lettura visiva dell’opera d’arte, ma deve tener conto dei materiali che la costituiscono e averne rispetto.

Solo mantenendo queste opere il più possibile inalterate avremo modo di trasmettere ai nostri posteri quanto i nostri antenati hanno passato a noi. Per raggiungere questi obiettivi il collegamento con la scienza è assolutamente inevitabile. Il restauratore quindi, anche se non è un chimico, o un fisico, o un ingegnere, ha la necessità di conoscere almeno il linguaggio di queste figure, giusto per avere il modo di comunicare con loro. Insieme quindi ad una serie di figure, ognuna con le sue competenze, il restauratore può arrivare a mettere a punto l’intervento più adeguato alla conservazione di un’opera d’arte.

 

Enrica Boschetti
Restauro, particolare

 

Come mi racconta Enrica Boschetti, in antichità erano gli artisti stessi ad occuparsi di restauro. In Italia c’è stato un particolare momento che possiamo definire lo spartiacque tra una fase in cui quella del restauratore era una figura nebulosa a quella di un mestiere definito: l’alluvione di Firenze, nel 1966, quando l’esondazione dell’Arno causa danni enormi a opere d’arte di inestimabile valore. Da allora un lungo percorso è stato fatto e in particolar modo la comunità del restauro si è affiancata alla comunità scientifica, creando una sinergia che ha dato modo di intendere quale valore abbiamo il dovere di conservare.

Enrica Boschetti
Rimozione vernice ossidate

Enrica Boschetti, qual è l’aspetto più importante nel processo di restauro?

“Un aspetto fondamentale del processo di restauro è la diagnostica. Si tratta di una serie di tecniche e strumenti che vengono utilizzati per valutare lo stato di conservazione di un’opera, da quali materiali è costituita e anche per identificare eventuali danni subiti, queste informazioni sono fondamentali per pianificare il processo di restauro e per garantire che l’opera venga trattata nel modo più rispettoso possibile.

La diagnostica nelle opere d’arte comprende una vasta gamma di tecniche, come ad esempio l’analisi chimica dei materiali, ma può anche comportare l’utilizzo di strumenti tecnologici per le indagini multispettrali, come la riflettografia, la spettroscopia, la radiografia ed altre ancora che consentono sofisticati approfondimenti.

Grazie alla raggiunta consapevolezza del valore anche oggettivo delle opere, lo sforzo del restauratore si è diretto (con la fondamentale guida e necessario supporto della scienza) allo studio dei materiali costitutivi, al loro invecchiamento nelle più svariate situazioni, al loro inquinamento con i materiali più diversi e, di conseguenza a tutti questi fattori, con quali materiali e/o attrezzature e metodologie intervenire.

Si può dire che tutta l’evoluzione del restauro contemporaneo è partita dalla grande ricerca eseguita sui materiali per la pulitura delle opere. Oggi la vera domanda da porsi è: quando i restauratori possono limitarsi alla pulitura e quando invece devono rimuovere materiali aggiunti. Differenza enorme questa nell’approccio ad un intervento.

Se ci troviamo a volte nella necessità di rimuovere qualche vecchio materiale di precedenti restauri, allora dobbiamo riflettere seriamente quando dobbiamo apportare qualcosa all’opera. Va da sé che tutti i materiali che vengono utilizzati nella conservazione vengano selezionati e studiati partendo da questi presupposti”.

 

Enrica Boschetti
Rinforzo perimetrale parziale

 

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