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Michele Ciolino

La sua empatia immaginifica e intelligente al MADRE di Napoli

 

“L’empatia fa parte dell’immaginazione e l’immaginazione è il motore dell’intelligenza”; con queste parole Jimmie Durham definiva il “lavoro” prodotto dall’artista e le stesse parole si ritrovano nella motivazione del riconoscimento del “Leone d’oro alla carriera” a lui conferito da Ralph Rugoff alla 58a Biennale di Venezia.

L’immaginazione creativa di Jimmie Durham lo ha portato ad una produzione per così dire “proteiforme” protrattasi per oltre 60 anni (l’artista è nato nel 1940 ed è morto nel 2021). Durham è artista contemporaneo e, come tale, si è espresso con linguaggi diversi: oltre a lavori di “consistenza” scultorea, collage ed installazioni, egli ha utilizzato la performance, la poesia e la saggistica.

 

Jamie Durham
Jimmie Durham, Veduta d’installazione / Installation shot, ph. Amedeo Benestante

 

Jimmie Durham ha conservato la sua identità artistica anche nell’attivismo politico anzi, vi è un profondo ed intimo legame tra quell’impegno e la sua produzione. Jimmie era un cherokee e durante la sua vita ha spesso dichiarato questa sua ascendenza (da qualcuno contestata). A riguardo, Paul Chaat Smith, nativo americano, curatore del National Museum of the American Indian, affermava “Jimmie Durham è nato in una famiglia cherokee, non si è mai considerato altro che cherokee e nemmeno nessun altro della sua famiglia”.

Consapevole delle sue origini e della storia delle minoranze etniche, Jimmie Durham ha partecipato a movimenti di liberazione del terzo mondo e degli indigeni, ha partecipato negli USA alle lotte per i diritti civili, ha collaborato con l’American Indian Movement ed ha contribuito a fondare l’IITC presso le Nazioni Unite.

 

Jimmie Durham, Veduta d’installazione / Installation shot, ph. Amedeo Benestante

 

Jimmie Durham ha lavorato all’integrazione, nel diritto internazionale, della “Dichiarazione universale dei diritti dei popoli indigeni”.

Le radici ed il pensiero politico di Durham sono le fondamenta del suo lavoro artistico. Essenziale in Durham è l’idea politica e culturale legata all’Occidente e all’Asia. Nelle sue opere appare evidente la volontà di esprimere il “concetto di Eurasia”: l’invadenza dell’Occidente si è estesa all’Oriente con la conseguenza del generarsi dell’Eurasia. Questo pensiero critico traspare nelle opere scultoree ma anche nelle poesie e nei testi e nei disegni e nella performance.

L’ambizione del lavoro di Jimmie Durham è quella di decodificare e decostruire le immagini ed i simboli che compongono il linguaggio dei sistemi dominanti. Il suo lavoro si misura con le fondamenta della cultura europea e nordamericana e, in maniera ironica, la mette in discussione criticando gli stereotipi e pregiudizi. Per questo è stato riconosciuto come uno dei protagonisti della corrente internazionale che ha nell’antropologia e nelle tematiche del cosiddetto “post-colonialismo”, due momenti centrali di ispirazione.

 

Jimmie Durham, Veduta d’installazione / Installation shot, ph. Amedeo Benestante

 

Al Madre di Napoli, dal 23.12.2022 al 10.04.2023 (a cura di Kathryn Wei), sono allestite n. 150 sue opere, alcune delle quali mai esposte. Sono combinazioni “illegali con oggetti rifiutati” ottenute con materiali naturali ed industriali che “rompono” con le convenzioni del linguaggio (“veracity” e “voracity” si legge su due delle sue prime insegne scultoree) ma sono anche video, poesie, collage, installazioni, stampe e saggi. La mostra culmina nell’investigazione di Durham sui materiali in dialogo con il linguaggio.

Jimmie Durham ha creato una nuova semantica, giocando con i significati, i suoni, le iscrizioni, le parole. L’artista ci dimostra come l’arte possa creare nuove combinazioni nel linguaggio con creazione di dialoghi sperimentali. Tale sperimentazione è particolarmente evidente nell’antologia di poesie “particle word theory” del 2020.

 

Jimmie Durham
Jimmie Durham, Veduta d’installazione / Installation shot, ph. Amedeo Benestante

 

 

 

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