Esplorare il mondo dell’arte da vicino, ascoltare il racconto di un artista è sempre un piacere che arricchisce e offre nuove sensazioni ed emozioni.
Ho avuto una bella conversazione con Letizia Lo Monaco, artista raffinata, colta, intellettuale ma che riesce a esprimersi in maniera semplice, sintetizzando sulla tela forme geometriche che racchiudono concetti importanti e primari. Per l’osservatore soffermarsi davanti a un quadro vuol dire guardare con attenzione forme e colori, ma penso che un’artista riesca nel suo intento e possa ritenersi soddisfatta quando le immagini comunicano un’emozione.

Un tempo il quadro antico, essendo realistico nella sua composizione, riusciva a dare subito il senso della scena; quindi il concetto arrivava immediato e nitido, oggi è diverso: il dipinto va letto e spiegato. L’arte contemporanea viaggia su valori simbolici e tende a sintetizzare ed essenzializzare le immagini fino ad arrivare a effetti minimali addirittura a volte monocromatici: pensate a Fontana col suo famoso Taglio o a Mondrian, per me il Maestro di questa abilità di sintesi, che inizia da un albero che via via si destruttura fino a che si riduce in un quadrato.
In Isolità Letizia Lo Monaco mette a confronto l’IO e il SÉ.
Ma andiamo a Letizia Lo Monaco: cosa vuol rappresentare con le sue forme geometriche fatte di linee nere e quadrati colorati? Il concettualismo di Letizia è di ispirazione pirandelliana. Soprattutto la “Maschera Sociale” cattura la sua fervida immaginazione: la frantumazione dell’io in identità molteplici e l’adattamento dell’individuo sulla base del contesto e della situazione sociale in cui si trova, sono i temi a lei cari.
Il cardine emotivo delle opere di Letizia Lo Monaco si basa sulla distinzione fondamentale per i rapporti umani tra “l’essere e l’apparire”, l’eterno conflitto dell’uomo che difende il proprio vero io dietro una realtà di sola apparenza per nascondere insicurezze e paure.

Un altro tema importante per la nostra artista è la condizione femminile. La sua musa ispiratrice è Clarissa Pinkola Estès, psicanalista junghiana, autrice indiana del famoso “Donne che corrono coi lupi”, una lettura impegnativa ma di illuminante riflessione sul carattere femminile e la vita in generale. “La donna selvaggia”, personaggio centrale dell’opera, è una figura allegorica intesa come forza psichica potente in una donna ferina e materna allo stesso tempo, e anche istintuale e creatrice ma soffocata dalle sue paure, insicurezze e stereotipi.
La donna che vuol recuperare sé stessa nella sua forma autentica per far riprender vita alla sua femminilità accantonando la propria più intima essenza per lasciar spazio a differenti archetipi sociali. Anche da questi concetti prende spunto Letizia per sviluppare il tema della mostra “Il Brutto Anatroccolo”, che tende a spingere il genere femmi- nile a “ritrovarsi” libero dai condizionamenti e dalle costrizioni, nella convinzione fondamentale, riferen- dosi alla fiaba di Andersen, in cui la famiglia è quella di elezione e non quella in cui si nasce.
Ma Letizia Lo Monaco si spinge oltre: nella sua ultima mostra romana conia un termine che dà il titolo all’esposizione: Isolità.

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