Cosa ci raccontano i romanzi delle nostre vite? Possono l’amore, il lutto, la memoria o persino l’ironia rivelare qualcosa di nuovo durante le feste? Ecco una selezione di letture che spaziano dal romanzo al saggio con il meglio delle ultime uscite editoriali.
Intermezzo – Sally Rooney
La vita è fatta di interruzioni, di parentesi dolorose che non sappiamo come riempire, eppure sono quelle a darci forma.I protagonisti, due giovani alle prese con un senso di disorientamento esistenziale dopo un lutto, si muovono tra dialoghi sommessi e silenzi eloquenti, incarnando un’umanità fragile ma ostinata. Rooney non offre risposte definitive, ma spinge a interrogarsi sulle fondamenta della narrazione stessa della vita. “E se la vita fosse solo una raccolta di esperienze essenzialmente non collegate? Perché una cosa deve necessariamente seguire in modo significativo un’altra?”, si chiede uno dei personaggi. Questa domanda attraversa l’opera, invitandoci a mettere in discussione la ricerca di un senso lineare o di una coerenza prestabilita nelle nostre esistenze.
Con Intermezzo, Rooney sembra volerci dire che non sono sempre le grandi trame o gli eventi straordinari a definire il valore di un’esistenza, ma i piccoli attimi, spesso frammentari e incoerenti, che compongono il mosaico della nostra vita. È un romanzo che ci invita a fermarci, a osservare e ad accettare che non tutto deve necessariamente avere un significato per essere importante.
Sfondati – Douglas Coupland
Coupland torna con una raccolta di racconti che è uno specchio deformante della nostra epoca. Come in “Generazione X”, l’autore canadese mescola dramma e commedia, costruendo un mosaico di storie dove i personaggi si muovono tra ironia e disperazione. Sessanta brevi atti che catturano l’assurdità della vita contemporanea, dove ogni personaggio è simultaneamente protagonista e vittima della propria tragicommedia quotidiana.
L’autore gioca con il tempo e lo spazio, creando connessioni inaspettate tra le vite dei suoi personaggi, mentre esplora i temi che hanno un certo rilievo sociale: la solitudine nell’era digitale, la ricerca di autenticità in un mondo di superfici, il sottile confine tra alienazione e appartenenza. Con il suo stile tagliente, Coupland continua a essere un osservatore acuto delle nostre contraddizioni, trasformando il malessere sociale in letteratura.
Chiudere la porta e urlare – Paolo Nori
In un’epoca dove l’autobiografismo è diventato social, Paolo Nori nel suo nuovo romanzo appena uscito ribalta le regole del gioco. “Chiudo la porta e urlo” (Mondadori) è la dimostrazione che si può ancora parlare di sé senza scivolare nel memoir ready-to-post. Attraverso la poesia di Raffaello Baldini, Nori costruisce un ritratto e autoritratto che sfugge ai canoni tradizionali ma perfettamente in linea con il suo stile – non diversamente da quanto è accaduto con Dostoevskji e Achmatova – mixando personale e poetico, biografico e autobiografico. Raffaello Baldini (1924-2005) ha scritto principalmente in dialetto romagnolo. La sua opera, premiata con riconoscimenti come il Viareggio e il Bagutta, ha rinnovato profondamente la poesia dialettale italiana del Novecento. La peculiarità di Baldini rispetto ai suoi contemporanei sta nel suo approccio polifonico: invece di esprimere un singolo punto di vista autoriale, crea una galleria di voci e personaggi diversi che emergono dalle sue poesie come da un palcoscenico.
L’ora del destino – Antonio Scurati
In attesa della serie tv diretta da Joe Wright, il quarto capitolo della monumentale saga M ripercorre l’ascesa e il declino di Mussolini. Il volume copre il periodo cruciale dal 1938 al 1940, concentrandosi su tre eventi cardine: l’emanazione delle leggi razziali, il consolidamento dell’alleanza con la Germania nazista e la fatidica decisione di entrare nella Seconda Guerra Mondiale. Come nei precedenti volumi, Scurati mantiene il suo metodo distintivo che fonde rigorosa ricerca storica e tecniche narrative del romanzo. Attraverso documenti d’archivio, lettere private, rapporti diplomatici e cronache dell’epoca, l’autore ricostruisce non solo gli eventi storici ma anche l’atmosfera di un’Italia che si avvia verso il baratro, esplorando le dinamiche di potere, le responsabilità individuali e il progressivo sgretolamento morale del regime fascista.
Nexus – Yuval Noah Harari
Il nuovo libro di Yuval Noah Harari rappresenta un’ambiziosa analisi delle tre maggiori sfide che l’umanità si trova ad affrontare nel XXI secolo: l’intelligenza artificiale, la crisi climatica e la minaccia nucleare. L’autore di Sapiens e Homo Deus propone una visione innovativa che considera queste crisi non come problemi isolati ma come nodi di una rete interconnessa di sfide globali. Harari esplora come l’avanzamento dell’IA possa influenzare le politiche ambientali e gli equilibri geopolitici, come il cambiamento climatico possa esacerbare le tensioni internazionali aumentando il rischio di conflitti nucleari, e come queste dinamiche si alimentino reciprocamente. Il libro offre anche una riflessione su come le società umane possano sviluppare risposte coordinate ed efficaci a queste minacce esistenziali, sottolineando l’importanza di un approccio sistemico e globale.
Mai farsi arrestare di venerdì – Tzarina Caterina Casiccia
“Non ci siamo tutte, mancano le prigioniere”: questo verso, recitato nei suoi reading in tutta la Spagna, è diventato il simbolo dell’opera di Tzarina Caterina Casiccia, ora racchiusa in un libro che porta lo stesso titolo. Nato dall’esperienza personale dell’autrice, arrestata durante una manifestazione per la libertà d’espressione nel2021, il volume si presenta come un’opera complessa e stratificata, dove memoir, poesia e riflessione sociologica si intrecciano per dare vita a un racconto collettivo.
Casiccia va oltre la semplice narrazione autobiografica: il libro diventa una lente attraverso cui esplorare la realtà del sistema carcerario femminile. Le storie, i pensieri e le sofferenze delle detenute incontrate durante la sua reclusione emergono attraverso la sua voce poetica, creando un coro di testimonianze che illumina le zone d’ombra di una realtà spesso ignorata.
Con il suo background da filosofa e antropologa, Casiccia utilizza la poesia non solo come espressione artistica, ma come uno strumento di indagine sociale, capace di rompere il silenzio e dare dignità a chi è stato emarginato. Il risultato è un’opera potente e rivoluzionaria, che riflette sulle dinamiche di potere, sull’ingiustizia e sulla resistenza, interrogando il lettore sul significato più profondo della libertà e sulla forza delle donne che lottano, anche dentro le mura di una prigione.
E se i troll mangiassero i cookie? – Cristina Iurissevich
Oggi si parla sempre più spesso di autodifesa digitale, un tema cruciale nell’era tecnologica in cui siamo immersi. Nonostante l’attenzione crescente, ci si trova spesso ad affrontare problematiche inattese, situazioni che non erano state preventivate. Questo accade perché la tecnologia, così pervasiva nelle nostre vite, richiede un approccio più consapevole e critico. È fondamentale analizzare attentamente i rischi concreti a cui ci esponiamo nell’utilizzo quotidiano di strumenti digitali. Questi dispositivi e piattaforme sono ormai parte integrante della nostra esistenza, ma proprio per questo dobbiamo interrogarci sul loro impatto, sulle modalità con cui li utilizziamo e sui pericoli – talvolta nascosti in modo sottile – che possono derivarne. Solo attraverso una riflessione attenta e un’educazione digitale adeguata possiamo affrontare con maggiore sicurezza le sfide che il mondo tecnologico ci pone davanti. Un’analisi lucida dei rischi della vita digitale contemporanea ce la dà Iurissevich, docente di tecnologie nell’arte, che affronta temi cruciali come privacy, cyberbullismo e sorveglianza digitale con un approccio che combina competenza tecnica e riflessione critica. Attraverso un linguaggio accessibile e spesso ironico, l’autrice esplora come le interfacce digitali influenzano il nostro comportamento online e propone strategie per mantenere il controllo della propria identità digitale.
Amore a Venezia, morte a Varanasi – Geoff Dyer
Geoff Dyer intreccia due mondi apparentemente opposti, due città simboliche che incarnano i poli opposti dell’esperienza umana: la celebrazione della vita e l’accettazione della morte.
A Venezia, il protagonista Jeff si perde nel vortice della mondanità: la Biennale è uno sfondo di lusso e caos, dove arte contemporanea e eccessi personali si intrecciano. Bellini sorseggiati con indolenza, conversazioni vuote e droghe consumate nei salotti eleganti fanno da cornice a una storia d’amore travolgente e fugace con Laura, una gallerista americana. È una Venezia effimera e illusoria, dove la laguna diventa simbolo della precarietà e dell’evanescenza della realtà.
A Varanasi, il tono cambia radicalmente: sulle rive del Gange, tra i riti funebri e l’umanità in cerca di redenzione, un giornalista vive un’esperienza di disarmo e trasformazione. In questa città dove il tempo sembra immobile, ogni gesto è intriso di significato rituale, e il protagonista si immerge in una ricerca interiore tra il fango e la sacralità del vivere e morire. Se a Venezia il corpo e i sensi sono al centro della scena, a Varanasi il protagonista affronta la loro inevitabile transitorietà.
Dyer ci guida tra questi due estremi con una scrittura che si muove tra leggerezza e gravità, costruendo una narrazione in cui le città non sono solo luoghi, ma riflessi di stati d’animo e condizioni esistenziali.
La scrittura come un coltello – Annie Ernaux e Frédéric-Yves Jeannet
“La scrittura come un coltello” (L’Orma) è un dialogo serrato e illuminante tra Annie Ernaux e lo scrittore Frédéric-Yves Jeannet: sessanta scambi epistolari intrecciati tra loro, che si rincorrono come fili di un’unica trama per svelare il rapporto tra vita e letteratura. Come nei suoi romanzi auto-socio-biografici, la scrittrice premio Nobel affronta qui il suo stesso mestiere con una prosa affilata e diretta, esplorando i meccanismi della memoria, il rapporto con la lingua d’origine e la ricerca costante di una verità che trascenda l’individuale. Attraverso le domande di Jeannet, emerge il ritratto di una scrittrice che ha fatto della ricerca formale uno strumento di indagine sociale, trasformando la propria biografia in un prisma attraverso cui leggere le dinamiche di classe, potere e genere. Con il suo stile essenziale e tagliente, Ernaux conferma la sua capacità di dare voce all’indicibile, mostrandoci il processo creativo che sta dietro questa missione
Felici tutti i giorni – Laurie Colw
Pubblicato negli Stati Uniti nel 1978, “Felici tutti i giorni” è un romanzo che rinnova la commedia sentimentale sostituendo alle convenzioni romantiche uno sguardo lucido ma fiducioso sulle relazioni umane. Due coppie si intrecciano in questa commedia romantica dai toni leggeri ma intelligenti, dove l’arte di complicarsi la vita diventa il vero protagonista. Da un lato Guido, raffinato gestore di una fondazione artistica, che s’innamora della radiosa Holly; dall’altro Vincent, ecologista con la passione per il riciclo, conquistato dalla complessa Misty. Nonostante l’amore sia ricambiato fin dall’inizio, i due protagonisti maschili si ostinano a cercare problemi dove non ce ne sono, trasformando la felicità in un enigma da decifrare.
I personaggi sono costruiti in modo da affezionarsi facilmente, mettendo in scena con ironia garbata quella tendenza tutta umana a complicare le cose più semplici, soprattutto quando si tratta di amore.
Cery – Ottiero Ottieri
Questo libro è un viaggio lancinante nella mente di un uomo intrappolato tra nevrosi e dipendenza. In una clinica svizzera, il protagonista Filippo Ciai diventa il narratore lucido della propria follia, trasformando il percorso di guarigione in una commedia nera sulla condizione umana.
L’autore disegna un ritratto spietato dell’alienazione contemporanea, dove il disagio psichiatrico si intreccia con un erotismo ossessivo e disperato. Le donne della clinica – in particolare la signora Firz e la signorina Mueller – diventano oggetto di un desiderio epistolare mai realizzato, mentre il protagonista si dibatte tra la voglia di guarigione e l’invadenza del protocollo medico svizzero.
Ottieri riesce nel miracolo di trasformare la disperazione in ironia tagliente, non per scelta stilistica ma come naturale cortocircuito tra il dolore indicibile e il tentativo di “prendere la vita di petto”. Ne emerge il ritratto di un “dongiovanni mentale di razza mediterranea” che si muove “come un terremotato” tra ricordi, rimpianti e fantasie erotiche, in una narrazione che rifiuta deliberatamente trame e colpi di scena per restituirci la verità nuda della malattia mentale, senza alcuna retorica sulla sofferenza come fonte di genio creativo.
Le sedie crudeli – Barbara Comyns
Barbara Comyns, artista prima che scrittrice, trasforma l’Inghilterra edoardiana in un palcoscenico di crudeltà domestiche e segreti inconfessabili. La giovane Frances, dopo la morte improvvisa del padre, viene catapultata nella dimora degli zii Lawrence, figure inquietanti dalla somiglianza equina, in una remota contea britannica dove ogni oggetto – a partire dalle sedie del titolo – sembra nascondere una minaccia. Il romanzo rivela l’occhio pittorico di Comyns nell’intrecciare elementi gotici e umorismo dark, costruendo scene dove il surreale emerge dai dettagli più quotidiani. La caduta sociale della famiglia, da Londra alla povertà della provincia, diventa il pretesto per esplorare un mondo di “bizzarrie e stravaganze gelide”, fino alla scoperta di un segreto tanto terribile quanto magnetico. L’autrice dipinge sulla pagina, con la precisione che deriva dalla sua formazione artistica, una storia che mescola il grottesco al simbolico, trasformando una apparente fiaba vittoriana in una metafora prepotente del disagio e dell’alienazione. Un racconto dark dove il confine tra ordinario e perturbante si dissolve pagina dopo pagina.
Tatà – Valérie Perrin
Tatà è un romanzo che gioca con il paradosso della doppia morte: Colette Septembre, calzolaia di Gueugnon e appassionata tifosa della squadra locale, muore due volte. La nipote Agnès riceve una chiamata dalla gendarmeria che le comunica il decesso della zia, ma c’è un dettaglio impossibile: Colette riposa già da tre anni nel cimitero locale.
Il mistero si dipana attraverso una serie di registrazioni vocali che Tatà (affettuoso soprannome che significa “zietta”) ha lasciato come eredità esclusiva per la nipote. Queste memorie audio diventano il filo conduttore di una narrazione che, come nei precedenti successi dell’autrice di “Cambiare l’acqua ai fiori”, trasforma una storia apparentemente ordinaria in un’esplorazione dei legami familiari e dei segreti che ogni vita nasconde.
Perrin conferma la sua capacità di costruire narrazioni che intrecciano mistero e intimità, dove la provincia francese – in questo caso la Borgogna – diventa teatro di storie universali. Con la sua consueta delicatezza, l’autrice dimostra ancora una volta come ogni esistenza, per quanto apparentemente comune, nasconda una storia straordinaria che merita di essere raccontata.
Guida alla New York ribelle – Tiziana Rinaldi Castro
ci porta alla scoperta del lato sovversivo e iconoclasta della Grande Mela, rivelando una città bifronte dove opulenza e ribellione coesistono alimentate dalla stessa energia vitale.
Il libro traccia una mappa alternativa che attraversa le isole dell’arcipelago newyorkese fino al Bronx, seguendo il filo rosso della dissidenza: dagli abolizionisti Frederick Douglass e Harriet Tubman agli esuli politici come Garibaldi e Trockij, dalle voci della Harlem Renaissance ai protagonisti del movimento operaio, fino ad Angela Davis, Malcolm X e le Black Panthers. La storia della ribellione si intreccia con quella delle rivoluzioni artistiche, dal jazz all’afropunk, dal rock al rap, componendo un affresco della città come incubatrice perpetua di controcultura.
L’autrice, che vive a Brooklyn dal 2001 e insegna Letteratura greca antica alla Montclair State University, costruisce un percorso che rivela come la forza sovversiva di New York non sia un’anomalia ma il suo stesso cuore pulsante, una determinazione alla rivolta che scorre nelle strade della città fin dalle sue origini.
Piccole morti – Ivana Sajko
Questo libro è un viaggio in treno che diventa discesa negli abissi della memoria. Il protagonista, diretto verso Berlino da una località costiera dell’Europa meridionale, trasforma il suo taccuino in un flusso di coscienza dove ogni perdita – un amore finito, una città abbandonata, una carriera fallita – si cristallizza in una delle “piccole morti” del titolo.
Con una prosa densa e ipnotica, Sajko intreccia il personale e il politico: il trauma familiare si specchia nelle ferite di un’Europa divisa, dove i muri sono caduti ma nessuna unità è davvero compiuta. Il protagonista, ex giornalista e scrittore fallito, cerca nella scrittura un’ancora mentre fantastica di un viaggio senza ritorno verso un Occidente idealizzato, come fu per sua madre.
L’autrice costruisce un mosaico di perdite dove ogni separazione è una piccola morte, e attraverso flashback calibrati esplora come la violenza si trasmetta attraverso le generazioni. Ne emerge un affresco potente della contemporaneità europea, dove la miseria di chi è già ai margini si scontra con quella di chi arriva, in un territorio di confine che funge da “zona cuscinetto contro migranti e virus”. Un romanzo che usa il viaggio come metafora di una ricerca identitaria, dove essere stranieri diventa forse l’unica possibilità di rinascita.
Del vuoto. Sulla cultura e filosofia dell’Estremo Oriente – Byung-Chul Han
Per il filosofo il pensiero occidentale e quello orientale sono fondamentalmente opposti. Il primo si basa su una metafisica della presenza; il secondo si fonda su una metafisica dell’assenza.
Esplora così il concetto di vuoto nella filosofia orientale, sfidando la prospettiva occidentale sull’essenza e l’identità, ed esamina in modo approfondito come la nozione di “assenza” (Abwesen) sia centrale nella cultura del vuoto, contrastando con l’enfasi occidentale sull’essenza. Il testo offre una riflessione stimolante sul significato di “abitare” e “appartenere”, mettendo in discussione le idee convenzionali di proprietà e permanenza. Attraverso un’analisi etimologica e filosofica, il libro invita i lettori a riconsiderare i concetti di casa, identità e mutamento, proponendo una visione alternativa che abbraccia la fluidità e la non-permanenza tipiche del pensiero orientale.
L’opera offre una profonda comprensione delle complesse tradizioni filosofiche di Cina, Giappone e Corea, creando un ponte tra il pensiero orientale e quello occidentale: dalla meditazione Zen alla calligrafia, dalla filosofia alla religione mostra come il concetto di assenza o vuoto permei queste pratiche.
Lettere familiari – Giorgio Manganelli
Pubblicato da Nottetempo, raccoglie decine di lettere private di Giorgio Manganelli indirizzate alla moglie Fausta Chiaruttini, alla figlia Lietta, alla madre Amelia, al fratello Renzo e alla cognata Angiola, scritte anche dopo la morte di Renzo. Giorgio Vasta, nel suo contributo, offre una lettura personale e idiosincratica di queste missive, sottolineandone il valore di testimonianza intima e quotidiana. Manganelli emerge come figura “totale”, tra le più poliedriche del secondo Novecento italiano, attivo nella letteratura, giornalismo ed editoria. Tuttavia, l’accesso al suo epistolario suscita un senso di violazione, inevitabile e persino necessario per cogliere l’essenza dell’autore. Le lettere rivelano un quotidiano fatto di attese, delusioni, progetti e desideri, un microcosmo di emozioni e pensieri. La postfazione è affidata a Lietta Manganelli, che chiude il cerchio di questa esplorazione familiare e letteraria.
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