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Cynthia Penna

Dall’antica Nubia alla Los Angeles del futuro

Un esempio virtuoso del “fare impresa comune” ci viene dal Getty Villa di Malibu, il museo archeologico per eccellenza della costa Ovest degli Stati Uniti. Il Getty ha inaugurato a ottobre scorso una bella mostra dedicata ai gioielli Nubiani dal titolo “Nubia: Jewels of Ancient Sudan” dalla collezione del Museum of Fine Arts di Boston che sarà in corso per tutto l’inverno fino al 3 Aprile 2023.

 

Nubia
Yrneh Gabon, Redemption Cries, Her, 2022

 

L’esposizione è spettacolare oltre che interessantissima, in quanto ci introduce in un universo per lo più sconosciuto al vasto pubblico che è quello della storia e dell’arte dei regni fioriti circa 3000 anni fa nel territorio della Nubia, che corrisponde attualmente a quella fascia di terra che si pone tra il sud dell’Egitto e il Nord del Sudan. Una vasta regione fertilissima e piena di materie preziose quali l’oro, l’argento, metalli e pietre rare che dettero vita a traffici e commerci, di notevole importanza, con la zona europea del Mediterraneo e in prevalenza con la Grecia e con Roma.

L’esposizione presenta gioielli e manufatti preziosi scavati durante la spedizione congiunta della Harvard University e del Museo di Belle Arti di Boston tra il 1913 e il 1932; la maggior parte di essi proviene da antiche sepolture degli aristocratici vissuti durante i Regni Nubiani di Napata, Kerna e Meroe a partire dal 2400 AC e mostra il livello di prosperità e raffinatezza cui era giunta la società nubiana.

 

Getty Villa Museum, Malibu, CA

 

Ma la particolarità di questa mostra è quella di aver creato una virtuosa congiunzione di elementi affidando alla curatrice di arte contemporanea Jill Moniz il compito di coinvolgere gli artisti di Los Angeles in un dialogo con la storia e la cultura dell’antico Egitto e soprattutto un esperimento che vede in dialogo una istituzione museale quale il Getty con realtà e istituzioni private non profit del territorio.

E’ nata così in parallelo alla mostra del Getty quella dal titolo “Adornment/Artifact” con la quale le opere degli artisti contemporanei, traendo ispirazione dalla civiltà nubiana e dai suoi manufatti, parlano della nostra attualità, descrivendo uno spaccato della società contemporanea con i suoi sogni e le sue problematiche.

 

April Bank, Future Ancient, 2022

 

Tutte le opere sono state collocate in “ambientazioni” e luoghi non prettamente museali: si tratta in particolare di istituzioni non profit, situate in aree molto difficili della città, e di un grande centro commerciale anch’esso collocato in un’area a prevalenza di popolazione di colore e che in precedenza soffriva condizioni socio-ambientali di grande attrito. Quindi contaminazione stilistica, culturale e ambientale, finalizzata a portare l’arte in luoghi non ad essa precipuamente deputati o verso comunità e aree che presentano elementi di sofferenza sociali e culturali.

L’istituzione museale per eccellenza, il Getty, si fa promotrice di un allargamento e una penetrazione all’interno della città, laddove le difficoltà economiche e ambientali non predispongono gli abitanti ad un approfondimento del campo artistico. E invece i risultati sono del tutto diversi e inaspettati. Vari sono i campi di azione in cui questa mostra ha inciso. La scoperta di antiche civiltà da parte di artisti contemporanei si è tradotta non solo in una epifania di conoscenza individuale, ma in una messe di idee, progetti e manufatti che hanno travalicato le barriere culturali, psicologiche e temporali.

 

Miguel Osuna, Tòmbola, 2022

 

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