Il tombolo in piena estate ardeva di fuochi fatui e riflessi improvvisi, accecanti come epifanie di anime del Purgatorio. Gli occhi dell’artista, avvezzi a vedere dentro di sé lo spettacolare potere della luce e delle tenebre quando si mischiano nell’ingranaggio arcano della Creazione, primo e unico del suo tempo, sbalordivano nel baluginio caotico, allucinato e sfrenato delle sue ultime ore di vita.
La feluca, salpata da Napoli alla volta di Porto Ercole, aveva una missione segreta: porre in salvo, ancora una volta, per le grazie di un pontefice benevolo e, a suo modo, Egli devoto all’artista, lo spregiudicato (e anche pregiudicato) Michelangelo Merisi, nell’anno di grazia 1610, a 38 anni di età. Ancora giovane, il Caravaggio, almeno nel sentimento di oggi, ma anche cinque secoli fa una vita media fortunata avrebbe meritato quasi il doppio di quegli anni prima di estinguersi.

Invece l’uomo che approdava al promontorio dell’Argentario, ancorato alla terraferma da ormeggi di sabbia emersa, era stremato e in fin di vita, ormai…
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