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Marzia Spatafora

“Ripensare il futuro. Per ritrovare l’armonia tra uomo e natura”

Stefano Boeri è intellettuale, progettista, urbanista, Professore ordinario di Progettazione urbanistica al Politecnico di Milano, Presidente della Triennale, oltre che archistar di fama internazionale. Ha realizzato considerevoli interventi di riqualificazione marittima e urbana a Roma, Milano, Mosca, Pechino, SanPaolo, Marsiglia, Venezia, Doha. È l’architetto più attento alle problematiche ambientali e alla riqualificazione urbana.

Oggi è anche la nostra speranza concreta verso un sensibile miglioramento delle attuali condizioni ambientali. Stefano Boeri ha posto all’attenzione pubblica il problema della scarsa presenza di verde nelle città, creando oasi di benessere come il famoso Bosco Verticale, giudicato dal Museo di Architettura di Francoforte il Miglior grattacielo del mondo, un modello che Boeri sta esportando in Svizzera, in Cina, in Olanda e in Francia.

In questa intervista esclusiva Stefano Boeri ci racconta il suo punto di vista sul futuro delle metropoli contemporanee, svelandoci la sua idea di architettura sostenibile, tra prospettive e progetti futuri.

 

Il Bosco Verticale, con i suoi 1100 alberi, arbusti e svariate essenze vegetali, ha rappresentato una rivoluzione urbanistica. Lei è stato l’artefice di questo cambiamento architettonico che le ha dato visibilità globale. In futuro il verde sarà verticale o orizzontale?

 Da molti anni – con i miei partner Francesca Cesa Bianchi e Marco Giorgio presso lo studio Stefano Boeri Architetti e con il mio studio in Cina – stiamo cercando di migliorare nelle sue prestazioni energetiche e ecologiche la tipologia del Bosco Verticale e renderla accessibile a tutti. Restando in tutti i casi architetture capaci di ospitare una sorprendente densità di natura vivente e biodiversità locale, in grado di assorbire CO2 e generare ossigeno, diminuendo l’effetto isola di calore, ormai sempre più frequente all’interno delle grandi città. Sappiamo che le torri alte e i grattacieli, all’interno di un tessuto urbano densamente abitato, possono essere una delle soluzioni più interessanti per le città del futuro.

Questi edifici a sviluppo verticale rendono possibile una densificazione abitativa che, se alla portata di tutti e associata ad una componente verde, può rappresentare una concreta proposta per rispondere alle criticità delle aree urbane. Queste realtà diventeranno, così, punti nodali di una più ampia rete di ecosistemi verdi e di corridoi ecologici in grado di aumentare – secondo un disegno controllato – la biodiversità delle specie viventi in città.

Il verde, patrimonio dell’umanità, dovrebbe essere accessibile a tutti. Queste, oggi riservate a pochi, potranno un domani essere vissute da ceti sociali diversi?

Dopo il primo Bosco Verticale di Milano – che deve il suo costo anche all’investimento iniziale in ricerca – abbiamo lavorato con grande ostinazione sui sistemi costruttivi e i materiali per rendere la tipologia del Bosco Verticale accessibile a tutti. E ci siamo riusciti. Abbiamo presentato proprio il 1° ottobre la Trudo Vertical Forest, a Eindhoven. Un edificio residenziale totalmente in social housing.

La torre verde è destinata ad accogliere prevalentemente un’utenza popolare, in particolare giovani coppie, ospitando nei suoi 19 piani una serie di appartamenti ad affitto calmierato ma dall’elevata qualità abitativa, grazie anche alla presenza sui balconi di ben 125 alberi di varie specie, a cui si aggiungeranno circa 5.200 tra arbusti e piante di più piccolo taglio. Un Bosco Verticale accessibile a tutti, che applica per la prima volta questo modello all’edilizia sociale.

Progetto del GreenHouse Bridge ideato da Stefano Boeri
Il progetto del GreenHouse Bridge ideato da Stefano Boeri Architetti e Diller Scofidio + Renfro per la società COIMA per la riqualificazione di Pirelli 39.

L’evidente cambio climatico secondo lei ha possibilità di essere fermato? E come?

 L’inasprimento della crisi climatica – così come quella pandemica – non ha rivoluzionato ma ha certamente accelerato dei processi già in corso. In un pianeta che si avvia verso la grande sfida di una nuova e necessaria alleanza tra le città – fino ad oggi massima espressione della civiltà umana – e il mondo delle foreste, dei boschi, delle montagne, degli oceani, le realtà urbane devono diventare metropoli transnazionali e ad arcipelago.
Metropoli che inglobano nella loro estensione porzioni di natura. Oggi più che mai ci siamo resi conto che nelle nostre città abbiamo bisogno di piante, di verde, non solo per assorbire C02 e pulire l’aria che respiriamo, ma anche per ritrovare un equilibrio tra le specie viventi. Dobbiamo capire che è necessario riscrivere dalle basi il nostro rapporto con la natura vegetale e animale, per considerarle entrambe non più in termini di sfruttamento ma di una nuova alleanza.

Patricia Scotland, segretario Generale del Commonwealth, sostiene che i fenomeni climatici attuali possono essere addirittura invertiti orientandoci drasticamente verso il rispetto ecologico. Anche lei è così ottimista?

Immaginare il futuro è diventato, anche con la pandemia, un esercizio arduo. È come se fossimo ancorati a un presente cupo che non ci lascia tregua e ci obbliga a svilire, giorno dopo giorno, le consuetudini più preziose del nostro stare insieme. Ma questa difficile esperienza può diventare un’opportunità per ripensare alla radice la logica e le forme della vita urbana. Da tempo avremmo dovuto pensare agli effetti di un atteggiamento aggressivo, superficiale e prepotente sugli equilibri naturali. Dobbiamo pensare a un pianeta percorso da grandi corridoi della biodiversità dove le foreste e le città trovano un nuovo equilibrio, dove i borghi storici tornano a essere comunità di vita e le metropoli diventano arcipelaghi di quartieri autosufficienti. Un mondo nuovo che può nascere da un’intelligente accelerazione di tendenze già in atto.

 

Boeri Studio, Il Bosco Verticale. Foto Dimitar Harizanov.

 

In questo periodo si assiste ad un decentramento urbano alla ricerca di spazi verdi e aree ossigenate. Lei pensa che con questa nuova edilizia, all’insegna della biodiversità, ci sarà una controtendenza?

Più riusciremo a incorporare la natura vivente nelle nostre città, più saremo efficaci nell’affrontare il cambiamento climatico. Basti pensare ai vantaggi: migliore qualità dell’aria, riduzione dei consumi energetici, più biodiversità urbana. E una cosa molto importante: un ambiente verde a stretto contatto con l’abitare contemporaneo aumenta il benessere dei residenti e dei cittadini. I progetti di Forestazione Urbana saranno cruciali nei prossimi anni.
Piantare un albero è un modo efficace, economico e inclusivo per far fronte alla crisi climatica. Le città saranno chiamate a moltiplicare in modo esponenziale il numero di alberi all’interno del tessuto urbano, migliorando la qualità dell’aria e di conseguenza la vita degli abitanti: una sfida da affrontare immediatamente.

Ci svela il suo prossimo progetto?

Le novità sono molte, anche rimanendo nel solco dei Boschi Verticali. Come già accennavo, il 1° di ottobre abbiamo inaugurato la Trudo Vertical Forest di Eindhoven. Andando a ritroso, abbiamo da pochissimo dato via al cantiere di Wonderwoods, un complesso residenziale a Utrecht che vedrà la nascita di un nuovo Bosco Verticale. In Belgio, invece, abbiamo inaugurato qualche giorno fa il nuovissimo Palazzo Verde, che accoglie un totale di 86 alberi, 1.000 arbusti e 1.200 piante, raggiungendo i 780 mq di superficie verde totale.
Oltre al verde sulle terrazze e tre rigogliosi giardini pensili, Palazzo Verde dispone anche di un cortile comune con giardino di 360 mq. In Cina abbiamo appena terminato la costruzione di due torri di Bosco Verticale per residenze popolari ad Huangguang e di altre due – una ad uffici ed una per un albergo – a Nanjing. A Milano, invece, abbiamo appena presentato il progetto di Bosconavigli che, dopo il successo nel mondo del Bosco Verticale, ne vuole proporre una versione che si sviluppa attorno ad una corte centrale e a un olmo centenario. Bosconavigli aggiunge alle facciate alberate la presenza delle piante su tutti i tetti, trasformati in terrazze verdi: un nuovo ecosistema ad alta biodiversità che nascerà lungo i Navigli, nel cuore della Milano più autentica.

Come pensa la Milano del futuro?

Una delle sue sfide, oggi, è quella legata alla Forestazione Urbana, che si presenta più che mai come una necessità fondamentale: i boschi attorno alle città, e sistemi continui di alberature importanti al loro interno, puliscono l’aria assorbendo le polveri sottili, ombreggiano le zone pubbliche evitando riscaldamenti eccessivi, riducono la CO2. La Forestazione Urbana è oggi in cima alle agende delle grandi metropoli di tutto il mondo (da New York a Melbourne, da Shanghai a Parigi) e la grande Milano – con il progetto di ForestaMi e la messa a dimora di 3 milioni entro il 2030 – si candida a diventare una delle città protagoniste di una grande campagna per invertire l’emergenza climatica e soprattutto finalmente cominciare a ridurre un inaccettabile inquinamento dell’aria che respiriamo.

 

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