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Valeria Tassinari

 

Venaria Reale
Giuseppe Penone, Giardino delle sculture fluide, Venaria Reale, PH Dario Fusaro

 

L’impronta digitale di un gigante, passeggera e ritornante come un’intuizione di eternità, freme a pelo d’acqua; impressione di un contatto tra aria e superficie terrestre che misteriosamente si rivela in forma umana, increspandosi in piccole onde, e poi scompare. Apparizione liquida e iridescente, sorprendente per la potenza espressiva del suo trasparente rivelarsi, “Disegno d’acqua” è una scultura fluida: bolle d’aria che respirano sullo specchio di una vasca in granito nero, eredità minimale di antiche fontane danzanti, ormai tutte perdute.

 

“mentre il passo dell’uomo procede orizzontale, a Venaria Reale lo sguardo si muove in verticale nel cucire gli umori profondi della terra con i lembi più alti del cielo”.

 

Ma non ci sono solo sculture d’acqua nel “Giardino delle Sculture fluide”, l’intervento ambientale che Giuseppe Penone ha realizzato nel parco della Reggia di Venaria Reale, una ventina d’anni fa, quando, dopo un lungo periodo di decadenza, l’intero complesso dell’imponente residenza sabauda è stato recuperato.

Commissionato all’artista piemontese all’inizio degli anni Duemila (in collaborazione con il Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli), con l’intento di restituire alla Reggia un significativo frammento di memoria della sua antica scenografia botanica che era stata parzialmente cancellata da un cieco abbandono, questo giardino è, infatti, un luogo in cui abbandonarsi al fluire del tempo, delle stagioni, della vita.

Fluido qui è il percorso: una sequenza di aiuole regolari, attraversate dal mutare della materia da uno stato all’altro, in un gioco irresolubile tra natura e artificio, vita vegetale e materia prima minerale utilizzate alla pari, per farne un’opera sinergica. Fluidi sono tre ettari di dialogo sussurrato tra alberi – di linfa e di bronzo, solitari o riuniti in boschetti – foglie, marmo, erba, pietre, cortecce e acqua: una prospettiva lineare, allungata come una carezza che si distende sul fianco dell’architettura seicentesca e si spinge oltre, fino a innestarsi nel complesso di parterre alla francese che compongono il resto del parco, tra i più visitati d’Italia.

 

“Un albero cede, piegato da un masso, ma non soccombe e rialza la testa spinto dalla forza di attrazione celeste”.

 

Nato sulla sinopia evanescente di un sontuoso Giardino delle Fontane, disegnato quattro secoli fa dall’architetto Amedeo di Castellamonte, questo giardino contemporaneo composto da quattordici opere sarà forse meno spettacolare di quello barocco, che con le sue tremila statue osava sfidare perfino l’impareggiabile modello di Versailles.

 

Venaria Reale
Giuseppe Penone, Giardino delle sculture fluide, Venaria Reale, PH Dario Fusaro

 

Eppure, anche se sommessamente custodito dalla disposizione dei sassi, dalle superfici dei marmi lavorati o dal fruscio delle radici e delle foglie, lo spettacolo della bellezza qui ora sorprende ancor di più, perché capiamo chiaramente di esserne parte, e perché cresce, di stagione in stagione, con l’irrobustirsi delle piante, elementi vitali, integranti e rigeneranti. Se l’acqua è impronta di pelle, la pelle del marmo è ruvida come corteccia, e la corteccia di bronzo trattiene il calco della mano, eredità plastica del fango.

 

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