La mostra Entanglements di Yuko Mohri presso Pirelli HangarBicocca, curata da Fiammetta Griccioli e Vicente Todolí, è la più estesa mostra personale dell’artista giapponese mai realizzata in Europa.
Entrando nello spazio espositivo dello Shed la prima cosa che si percepisce è il suono asincronico prodotto dalle complesse installazioni cinetiche site specific. Infatti Mohri si è affermata nella scena artistica internazionale con una pratica che intreccia arti visive e musica sperimentale, assemblando oggetti di uso quotidiano e strumenti musicali modificati, spesso collegati a complessi circuiti elettronici. L’artista inoltre ha elaborato un linguaggio che traduce in effetti visivi e sonori i fenomeni naturali impercettibili, quali l’umidità, la gravità, il magnetismo, il calore e i movimenti d’aria, che plasmano le opere in modo imprevedibile, rendendole simili a organismi viventi in grado di reagire all’ambiente circostante.
Le opere esposte appartengono a un corpus di lavori pensati e riconfigurati appositamente per lo spazio dell’HangarBicocca, ispirate dalla particolarità dello spazio espositivo. Ciascuna ha il proprio circuito interno, attivato da un movimento indotto che risponde in modo imprevedibile, alcune anche in base agli spostamenti d’aria al passaggio dei visitatori, alterando impercettibilmente il comportamento del sistema e rendendoli, così, partecipi al flusso dinamico delle opere, dando vita a un percorso in evoluzione fatto di segnali, risposte e risonanze.
Inoltre è proprio dal titolo Entanglements, letteralmente intrecci o grovigli, che il processo artistico di Mohri viene alla luce: evocare gli invisibili legami che esistono tra gli oggetti, le forze, i suoni e le persone, in cui niente agisce individualmente. Le sue sculture mostrano, con impercettibili connessioni, il costante flusso di energia che ci circonda.
Per esempio la prima opera che incontriamo nello Shed è I/O (2011 – in corso), composta da lunghi rotoli di carta bianca che pendono dal soffitto e si muovono lentamente, sfiorando il pavimento. Durante l’oscillazione raccolgono particelle di polvere presenti nello spazio espositivo che vengono lette da un sensore e convertite in segnali elettrici casuali che a loro volta attivano oggetti che si muovono e producono suoni spontanei (piumini per spolverare, strumenti musicali dismessi, lampadine, persiane, etc). L’installazione è altamente sensibile all’ambiente e viene costantemente influenzata da fattori esterni che producono suoni acustici non intenzionali che la arricchiscono. Il titolo I/O fa riferimento ai termini input e output, che descrivono perfettamente la logica del lavoro di Mohori in quanto l’opera prende vita dal movimento e da un complesso sistema che raccoglie tracce e le reintegra sotto forma di attivazioni meccaniche, visive e sonore.
Un’altra opera esplicativa della pratica dell’artista giapponese è Piano Solo: Belle-Île (2024). Il titolo rimanda all’isola di Belle-Île-en-Mer, al largo della Bretagna, luogo in cui Claude Monet realizzò la sua prima serie di dipinti. Troviamo quindi un video realizzato da Mohori sull’isola nello stesso punto che Monet aveva dipinto, sulla cima d’un monte, ed è proiettato di fronte a un pianoforte automatizzato che suona da solo, come se fosse azionato da una presenza invisibile. Il movimento dei tasti è in realtà generato da stimoli acustici prodotti dalla registrazione del video, infatti installate ci sono anche due casse che diffondo i suoni dell’ambiente marino, captati dai microfono. A loro volta le casse acustiche inviano segnali allo strumento che tenta di tradurre queste sollecitazioni in una sorta di partitura approssimativa. Come afferma Mohri “ne è risultato uno scarto temporale tra l’emissione sonora e la sua riproduzione al pianoforte, con l’aggiunta di un pizzico di umorismo al suono dello strumento: come se la musica atonale di Schoenberg si arricchisce di ritmo in stile ragtime”. L’opera è anche un omaggio al furniture music ideato dal musicista Erik Satie (1866-1925): la melodia assume un ruolo di elemento ambientale, pari all’arredamento, che non richiede un ascolto attivo, togliendo così la centralità dell’opera musicale come oggetto estetico. Nel complesso si ha una sensazione di asincronia costante, quasi ironica, in contrapposizione invece alla stabilità lineare ed evocativa del paesaggio costiero del video.
Il lavoro fa parte della serie Piano solo (2021 – in corso) avviato durante la pandemia Covid-19 dove l’artista era impossibilitata a collaborare con alcuni musicisti, con cui spesso lavora. Ritiratasi in una foresta, l’artista vive un momento di riconnessione con la natura registrandone i suoni: il cinguettio degli uccelli, il fruscio di un ruscello o il vento tra le foglie. La natura diventa essa stessa performer e i suoni registrati vengono utilizzati come input per il pianoforte che li rielabora in forma musicale.
Infine, un’altra importante e significativa opera di Mohri che troviamo all’HangarBicocca è Decomposition (2021 – in corso): frutti mauri, ammaccati e in lenta trasformazione sono colti nel loro ciclo vitale e nel loro lento deperimento per coglierne la bellezza e la decadenza. Fa riferimento soprattutto alla pittura orientale buddista, dove con il termine kusozu (ovvero nove stadi di decadenza), la fragilità della vita, la morte e l’aldilà sono osservati con distacco e ammirazione come fenomeni inevitabili e naturali. Con quest’opera Mohri riporta nella loro tridimensionalità la natura morta che veniva solo pittoricamente rappresentata nella pittura occidentale classica. Inoltre, i frutti in decomposizione sono collegati a sensori in grado di rilevare minime variazioni interne che vengono convertite in tempo reale attraverso cambiamenti tonali fluttuanti. Queste oscillazioni di movimento interno sono rese visibili grazie a un pannello retroilluminato suddiviso in cinque sezioni, ciascuna associata a un frutto e modulata dal suo specifico stato di deperimento. Viene resa visibile la drammaticità dello spegnersi attraverso il pulsare luminoso che va via via sempre più affievolendosi, un elettrocardiogramma visivo e sonoro, dove la frutta produce di per sé i suoni che modificano, a seconda del movimento, la propria pulsazione luminosa evocando una specie di dialogo/monologo visivo.
Yuko Mohri
Entanglements
a cura di curata da Fiammetta Griccioli e Vicente Todolí
18 settembre 2025 – 11 gennaio 2026
Pirelli HangarBicocca, Milano
www.pirellihangarbicocca.org
@pirelli_hangarbicocca
Immagine di copertina: Yuko Mohri, Entanglements, exhibition view, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2025 – Courtesy the artist and Pirelli HangarBicocca, Milano, ph. Agostino Osio
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