Con una proposta che intreccia cinema, partecipazione attiva e riflessione collettiva, il Milano Film Fest 2025 si conferma come uno degli appuntamenti più vivaci e necessari del panorama culturale non solo cittadino.
Ideato e organizzato dalla Fondazione Milano Film Fest, il festival nasce dall’unione di quattro realtà milanesi – Il Cinemino, Esterni, Fondazione Dude e Perimetro – che condividono una visione comune: rendere il cinema un’esperienza accessibile, coinvolgente e profondamente radicata nel tessuto urbano.
In questo contesto si inserisce la proiezione visionata in anteprima al cinema Anteo di Mani nude, il nuovo film di Mauro Mancini, tratto dal romanzo Mani nude di Paola Barbato. Un’opera intensa, fisica, crudele e umana al tempo stesso, che porta sullo schermo una storia di identità, violenza e redenzione, ambientata in scenari al margine: teatri dismessi, ville decadenti, depositi abbandonati, ruderi di periferia che diventano un riflesso deformato ma verissimo della società che li ha generati.
Mani nude: il volto umano del conflitto
Il protagonista del film è Davide, interpretato da un intensissimo Francesco Gheghi, il cui percorso emotivo e fisico è al centro della narrazione. Il film lo segue nella sua trasformazione, scavando dentro un processo di disumanizzazione che è tanto personale quanto collettivo. Davide è un corpo in lotta, spogliato progressivamente di ogni riferimento, spinto a confrontarsi con ciò che resta quando tutto è stato tolto.
Attorno a lui si muove Minuto, figura chiave interpretata da Alessandro Gassmann, che incarna con misura e profondità un ruolo di supporto decisivo: ex carceriere, ora presenza ambigua e silenziosa, Minuto finisce per incarnare una paternità distorta, un legame che oscilla tra l’autorità e la cura, tra il controllo e la redenzione. Il rapporto tra Davide e Minuto è uno degli snodi emotivi più potenti del film: una dinamica carceriere-prigioniero che si rovescia, si complica, fino a diventare padre-figlio per necessità.
Musica, suono, corpo
Una delle scelte più forti e riuscite del film è la costruzione sonora, affidata a Dardust, impegnato nella sua prima creazione di una colonna sonora, in cui ha lavorato a stretto contatto con gli altri reparti della produzione, tra cui la sceneggiatura. Le sonorità della cava, gli echi metallici delle navi, le pulsazioni interne e i cori bulgari usati nei combattimenti: tutto è pensato per avvolgere i personaggi in una dimensione percettiva e sensoriale. Ogni figura ha il suo tema musicale, e quando i personaggi si incontrano, anche le loro tracce si fondono, risuonando insieme, sovrapponendosi come corpi e destini.
Il suono non accompagna solo, ma interpreta. È uno strumento narrativo a tutti gli effetti, che amplifica le tensioni, i silenzi, i non detti.
Grigi come noi
Il film è tratto dall’opera letteraria Mani nude di Paola Barbato, autrice che crede nella forza dei personaggi “grigi”, ambigui, complessi. Nessuno qui è totalmente buono o cattivo, e il film lo ribadisce senza sconti. In questa ambivalenza risiede una delle sue qualità più potenti: l’identificazione possibile con protagonisti che ci obbligano a fare i conti con le nostre stesse zone d’ombra. Come se nel riconoscere il loro smarrimento, potessimo riconoscere anche il nostro.
Mani nude non è solo un film sulla violenza o sulla redenzione, ma un’opera che ci interroga profondamente: chi saremmo, se fossimo messi nelle stesse condizioni dei protagonisti? E soprattutto, quanto ci resta di umano, quando tutto il resto viene tolto?

MANI NUDE
un film diretto da MAURO MANCINI, tratto dall’omonimo romanzo di PAOLA BARBATO
Distribuito da MEDUSA FILM
Nelle sale italiane dal 5 giungo 2025
Immagine di copertina: Mani Nude, still – Courtesy Milano Film Fest
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