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Attraversare il fiume, metafora di uno sforzo comune

Una nuotata nel fiume più lungo dell’Asia, lo Yangtze, senza saper nuotare. A cimentarsi nell’impresa, di fronte a un folto pubblico che lo guardava dalle due rive del fiume a Wuhan, sua città natale, è l’artista Ke Ming, già autore di performance come Crossing the 38th Parallel (riunire simbolicamente le due Coree attraverso il pascolo di vacche sul confine tra i due paesi), o Money (sculture realizzate coi frammenti di denaro destinato al macero per riflettere sul capitalismo), o The Great Wall (foto di classe con seimila insegnanti e studenti della Central China Normal University di Wuhan, con l’artista seduto proprio al centro, nudo); o, ancora, Trapped in Wuhan 2020, curata da Lingyuan Hu a Whitebox Harlem, a New York, simboleggiato dalla foto dell’artista crocefisso, per ragionare su globalizzazione, sicurezza pubblica e scontro di civiltà.

 

ke ming

 

Con quest’ultima performance, Ke Ming utilizza la metafora dell’attraversamento del fiume per riallacciarsi alla condizione degli abitanti di Wuhan, la città che ha sofferto più di tutte le altre l’attuale pandemia. Attraversare un fiume, secondo un detto buddista, equivale ad attraversare sia se stessi che gli altri, in un unico sforzo comune. “Mentre simboleggia questo concetto”, scrive il curatore Lingyuan Hu, “Ke Ming evoca un senso di connessione e di guarigione negli spettatori. Soprattutto per il popolo di Wuhan, che nel 2020 ha subito un drammatico calvario”. Ke Ming non è arrivato impreparato all’appuntamento: ha predisposto meticolosamente la traversata, equipaggiandosi come set di giubbotti di salvataggio, un propulsore sommergibile modificato, sei nuotatori di soccorso, un Labrador Retriever chiamato Cream e una barca di salvataggio. Ha inoltre studiato le tecniche dei nuotatori del fiume e le correnti. Infine, il giorno della traversata, nell’autunno 2020, dopo due ore di violente tempeste e onde, l’artista, senza saper nuotare, si è buttato e ha cominciato l’attraversamento, percorrendo 7 chilometri alla deriva, fino a sbarcare, sull’altra sponda, in un altro distretto della città.

“Questa performance”, ha detto il curatore, “è uno sbocco alla follia di Ke Ming e alla sua amarezza a lungo repressa durante la pandemia”. La stessa amarezza e frustrazione dei cittadini di Wuhan, etichettati come “untori”. “Il sentimento e i pregiudizi anti-cinesi nei paesi occidentali si sono ampliati”, scrive il curatore; “e a tratti l’antagonismo tra popoli e culture si è ampliato. Sembra che la gente abbia dimenticato la semplice verità che gli esseri umani nel bel mezzo di un disastro dovrebbero affrontarlo insieme, come dimostra il successo dell’attraversamento del fiume Yangtze da parte di Ke Ming”.

 

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