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Eva Adduci

Atipografia nasce come un’associazione culturale ad Arzignano, centro artigianale della provincia di Vicenza. L’ex-Tipografia Dal Molin, edificio che ospita le attività di Atipografia, è un incredibile esemplare di archeologia industriale: un’icona sospesa nel tempo e nella storia locale. Fondato alla fine del XIX secolo, decennio dopo decennio, l’edificio si è adattato alle diverse e rinnovate esigenze produttivo-industriali, salvo chiudere definitivamente negli anni ’90.

 

Atipografia
Atipografia, ph. Luca Peruzzi

 

Con la nascita di Atipografia nel 2014, Tipografia Dal Molin è stata parzialmente recuperata, sebbene solo dal 2019 sia stato eseguito un più significativo restauro della struttura, condotto da AMAA di Marcello Galiotto, che ha inaugurato ufficialmente a maggio 2022. All’interno dei suoi spazi, Atipografia si pone il nobile obiettivo di accogliere la comunità locale organizzando workshop, eventi culturali e mostre d’arte, oggi promosse e curate dall’omonima galleria diretta da Elena Dal Molin.

 

L’obiettivo di Atipografia è di essere un amplificatore per il territorio e la realtà locale ma anche una porta di accesso all’internazionalità”.

Elena Dal Molin

 

EDM: “Sapevo che c’era questo spazio di famiglia dismesso e, dopo una raccolta fondi che ha coinvolto alcuni privati della zona, nel 2014 lo abbiamo in parte sistemato così da poter accogliere la neonata associazione culturale Atipografia. In quattro anni di lavoro intenso abbiamo organizzato diverse residenze d’artista e numerosi progetti esterni. In questo periodo abbiamo sempre più svolto azioni di natura istituzionale, da vera e propria galleria d’arte e il rapporto con gli artisti si è anche molto consolidato: da questo è derivata la necessità e la responsabilità di istituirsi come ente atto alla promozione degli artisti che rappresentiamo.”

 

Atipografia
Atipografia, ph. Luca Peruzzi

 

Un’opera di rigenerazione condotta con estrema cura, senza tradire o trasformare l’edificio originario, come rivela il recupero dell’originaria pianta e struttura, animata sia da elementi storici che di estrema modernità. Lo spazio interno è stato modulato come un’antica “barchessa” rinascimentale, tipico elemento architettonico veneto, nella quale si alternano colonne portanti in pietra ottocentesca, terracotta di inizio Novecento e cemento armato. In un armonioso dialogo intessuto tra epoche differenti, nonché tra interno ed esterno, nella sala centrale dell’edificio si assiste a un perfetto annullamento stereometrico, che facilita l’immersione del pubblico nella composizione a palinsesto dello spazio e nella ricerca degli artisti esposti e promossi da Atipografia.

 

Atipografia, ph. Davide Faedo

 

In questo senso, Atipografia si affida a uno spazio fortemente connotato e connotante che incide attivamente sugli allestimenti curati dalla galleria. All’interno dell’ex-tipografia si istituisce un dialogo collaborativo e trasversale tra contesto ambientale e pratica artistica, atto a enfatizzare le peculiarità di entrambi: un sodalizio funzionale tra estetica e percezione che permette di accogliere il pubblico al suo interno senza forzature.

 

“Atipografia vuole essere un’opportunità per raccontare alla realtà locale cosa sta succedendo nel mondo dell’arte e potergli fornire alcuni strumenti per indagare ciò che vede”.

Elena Dal Molin

 

EDM: “Lo spazio è di per sé molto complesso: l’edificio con le sue reminiscenze antiche urla e le opere degli artisti devono riuscire a emergere e a farsi spazio. Molto spesso le opere esposte nelle mostre di Atipografia sono site-specific e pensate appositamente per relazionarsi a questo spazio: seppur l’edificio rappresenti apparentemente un ostacolo sul piano curatoriale, è un continuo stimolo per gli artisti. La ricerca stessa degli artisti è un elemento estremamente suggestivo per lo spazio espositivo: la maggior parte di loro è caratterizzato da un qualche aspetto spirituale, non necessariamente religioso, ma orientato a temi imponenti come Tempo e Natura, cercando sempre un possibile confronto con i Padri della storia dell’arte.”

 

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