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Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci GEL

Nuove estetiche per un’identità ibrida

L’estetica e l’etica del gender fluid (per gender fluid s’intende una persona con una identità di genere che varia nel tempo) si sono spesso unite fino a mischiarsi, in uno sdoganamento contemporaneo che è un interessante incubatrice di contenuti. Se infatti, come asserisce il regista e artista visivo Giovanni Albanese “l’estetica è uguale all’etica”, troviamo nel tema del gender fluid una perfetta compenetrazione di etica ed estetica.

Nella sua ultima intervista del 31 ottobre 1975, condotta da Philippe Bouvard, Pier Paolo Pasolini dichiarò: “Io penso che scandalizzare sia un diritto, essere scandalizzati un piacere. Chi rifiuta il piacere di essere scandalizzato è un moralista”. In una celebre foto, Pasolini esibisce una cintura con l’iconica fibbia del Gucci anni Settanta; elementi vintage come quello sono stati sapientemente mixati da Lallo (Alessandro Michele) all’estetica gender fluid contemporanea: le ballerine da uomo della SS ‘16 scandalizzarono non poco, così come la tutina intera di glitter di Achille Lauro a Sanremo.

Ma quando è l’arte visiva ad indagare tematiche quali la sessualità fluida e mutevole e l’identità di genere tutta, ecco che queste non vengono meramente rappresentate in modo didascalico o con leggerezza, tutt’altro. Pittura astratta, scultura, fotografia intimista e non da pose plastiche parlano infatti di identità sessuale, di libertà ragionata, di noi e di chi amiamo.

 

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Fabrizio Dusi, Classic Lovers, 2015, ceramica.

 

Fabrizio Dusi vive e lavora a Milano. È un artista secondo cui l’arte ha una forte valenza sociale. L’altro, la società tutta, sono il perno della sua arte. Dopo essere stato ospitato con una mostra personale nei meravigliosi spazi esterni di Monte Verità, la storica colonia alternativa, nudista e vegetariana che abitò il monte svizzero vicino ad Ascona a inizio Novecento, oggi una sua opera è esposta nella mostra “Monte Verità. Back to nature”, la prima mostra in Italia dedicata alla celebre collina dell’utopia, ai suoi fondatori e agli ospiti illustri che la frequentarono, presso il Museo Novecento di Firenze, curata dal direttore Sergio Risaliti con Nicoletta Mongini e Chiara Gatti, e che sarà aperta fino al 10 aprile 2022.

 

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Elena Ovecina, Hermaphrodite, 2021, stampa fotografica, cm 50×70.

 

L’arte di Dusi pone un accento marcato e forte sulle questioni di identità di genere e gender fluid, così come per l’esistenza e la coesione delle famiglie arcobaleno.

Dusi dà voce (quasi letteralmente, poiché i soggetti delle sue ceramiche dipinte e smaltate sono spesso colti nell’atto del parlare) ai protagonisti di tali tematiche, spesso coppie omosessuali formate o in cerca di un’identità propria ed appropriata (di genere e sessuale), che in qualche caso decidono di adottare dei figli: ecco dunque i lavori delle serie “Classic Lovers” e “Classic Family”, ove la rivoluzione di Dusi è considerare “classic” ciò che classic non è per niente, ma dovrebbe diventarlo. L’insolito diviene normale e non dovrebbe mai tornare ad essere insolito.

David Lascaris è lo pseudonimo di Davide Giauna, artista italiano che vive e lavora stabilmente ad Amsterdam. È un architetto di formazione, e il suo debutto come artista visivo è avvenuto nel 2018 con la mostra “Iperuranio” presso Fondamenta Gallery, spazio espositivo romano del giornale di settore Inside Art.

Nell’occasione del suo debutto artistico ha presentato “l’opera guida” di tutta la sua arte, Fluido di genere, una scultura a forma di piramide rovesciata, aperta e appesa al soffitto, sotto la quale è stata posta una vasca; la vasca raccoglie il liquido risultante dalla “fusione” tra i due liquidi che dapprima abitavano la piramide, l’uno del colore rosa acceso (che simboleggia l’archetipo femminile) e l’altro di un blu intenso (che simboleggia l’archetipo maschile): i colori si fondono in un potente viola, che non è femminile né maschile, ma possiede comunque alcune caratteristiche inscindibili di entrambi gli elementi.

Sempre cavalcando l’onda della poetica gender fluid, Lascaris ci propone i suoi più recenti lavori Love e In Between, ove rispettivamente gli elementi di femminilità e mascolinità di compenetrano e si fondono o coabitano senza escludersi.

 

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Davide Lascaris, Love, 2019, plexiglass rosa e blu, specchio, cm 60x60x15.

 

Sara Lorusso è una giovane fotografa che vive e lavora a Milano, o, come da lei stessa dichiarato, “ovunque la conduca la sua macchina fotografica”. È da sempre interessata al ruolo della donna nella società, della femminilità che si esprime nel corpo di una donna biologica così come nel travestitismo, femminilità come condizione esistenziale di esclusione o di inclusività.

Centrale nella sua ricerca è il racconto, attraverso l’uso della fotografia analogica, di un dialogo intimista di corpi, di storie di persone a lei vicine così come sconosciute, che vivono una relazione omosessuale o eterosessuale, sempre con un sottofondo di grazia e purezza. La fotografia di Sara Lorusso è volta all’inclusione e all’uguaglianza.

 

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Sara Lorusso, Guido e Gianmarco, 2019, fotografia analogica, cm 40×50.

 

Chiari esempi dei temi gender fluid che guidano ed animano la sua ricerca ben si traducono nelle fotografie Gianluca: Lapersia nella sua stanza e Leonardo (travestitismo) e Guido & Gianmarco (coppie arcobaleno). A Sara Lorusso è stato recentemente dedicato un documentario su Sky Arte nel ciclo “Le fotografe”, regia di Francesco Raganato; ha inoltre partecipato al progetto espositivo presso lo stand della Galleria Giampaolo Abbondio (la quale attualmente la rappresenta) al MIA Photo Fair 2021, che vedeva il suo lavoro affiancato a quello di Elena Ovecina e Lisetta Carmi, quest’ultima pioniera della fotografia di travestitismo in Italia.

Elena Ovecina è una fotografa russa naturalizzata italiana. Ha iniziato a collaborare con “Vogue” nel 2016, in occasione di Photovogue Festival, ed oltre ad aver animato con le sue foto il progetto espositivo della Galleria Giampaolo Abbondio (da cui è rappresentata) al MIA Photo Fair 2021 assieme a Sara Lorusso e Lisetta Carmi, recentemente ha preso parte ad una bipersonale a fianco di Andres Serrano presso lo Studio 2046 di Treviglio: la mostra pone in dialogo i lavori di Ovecina con un’opera della serie “History of sex” di Serrano e sarà visibile fino al 31 gennaio prossimo.

Nel lavoro di Elena Ovecina si ritrova una straordinaria eleganza e compostezza, anche quando si tratta, come per la totalità della sua produzione, di tematiche che la società ritiene purtroppo ancora scottanti, almeno parzialmente: l’estetica e l’etica del gender fluid ha una perfetta traduzione visiva in Hermaphrodite (che pubblichiamo nella pagina a fianco, ndr), così come, similmente, in Daydreaming e Private spaces; quest’ultima strizzando l’occhio al travestitismo.

 

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