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Medea – Un mito immortale

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Uno dei personaggi del teatro greco più complessi, discussi, divisivi e affascinanti è Medea, una donna di grande profondità psicologica e dotata di una serie di caratteristiche che la connotano come una delle prime paladine della “questione femminile” e un personaggio estremamente contemporaneo, probabilmente senza tempo.

 

“Medea è la donna che decide della sua vita e di quella degli altri, non è una donna che subisce passivamente ciò che avviene attorno a lei”.

 

Medea è una donna straniera, “barbara”, e già solo per questa sua diversità gli altri personaggi ma in un qualche modo anche il pubblico non si aspettano altro che cose negative, cose brutte da lei. Eppure Medea, nei fatti che precedono la tragedia, è mossa da amore, da un amore folle, smisurato nei confronti di un uomo, Giasone, che si è recato nel regno del padre di lei per recuperare il famoso vello d’oro, il manto di un ariete che è capace di guarire ogni malattia.

 

Medea
A sinistra Daniel Pitín (Praga, Cecoslovacchia, 1977), Medea and her sons, 2023, olio, acrilico e tecnica mista su tela / oil, acrylic, and mixed media on canvas, Ph. Martin Polák. Courtesy Nicodim Gallery, Bucharest, New York – Los Angeles. A destra Ruben Pang (Singapore, 1990), Medea, My Undivided Self, 2023, olio, resina alchidica e vernice dammar su pannello composito di alluminio / oil, alkyd, and dammar varnish on aluminum composite panel

 

Medea si innamora follemente di Giasone e lo aiuta nella sua impresa rubando il vello, uccidendo il suo fratellino e convincendo con l’inganno le figlie di Pelia (zio di Giasone che si rifiuta di restituire il trono allo stesso Giasone nonostante questi abbia portato il vello così come richiesto) a uccidere il loro padre. Il figlio di Pelia li bandisce da Iolco e i due trovano rifugio a Corinto dove si sposano ed hanno due figli. La tragedia di Euripide inizia da qui.

Quando tutto sembra essere perfetto e i due hanno una loro famiglia e sono felici, avviene un evento inaspettato che rivoluziona i rapporti: viene proposto a Giasone di sposare Glauce, la figlia di Creonte, re di Corinto. La cosa darebbe a Giasone un ruolo completamente diverso nella città, un ruolo di potere, di maggiore considerazione, per cui, incurante di tutto ciò che Medea ha fatto per lui, Giasone non si fa troppi problemi ed accetta.

 

Medea
Margaux Bricler (Parigi, 1985), L’omelette tragique (Sêma, Sôma), 2020-2023, stampa UV su Dibond spazzolato / UV print on polished Dibond, acciaio inox, piombo, garza di cotone, vino, ossido di ferro, coltello / inox steel, lead, cotton gauze, wine, iron oxide, knife

 

Inizia così il dramma psicologico ed esistenziale di Medea, che non è più solo straniera ed esule, ma adesso è anche tradita e ripudiata e con due bambini che le ricordano continuamente il legame con il suo ex marito e che sono per quest’ultimo il futuro, la sua discendenza. L’originalità del personaggio di Medea è che questa non accetta come tanti altri personaggi traditi il suo ruolo passivamente. Medea riflette su sé stessa e analizza il ruolo della donna nel suo tempo.

Non si riconosce quello status per cui abbandona il ruolo di moglie e madre e indossa le vesti di colei che si ribella consapevole di arrecare a sé stessa una grande, grandissima sofferenza. Medea, icona tragica di una certa condizione femminile, è la protagonista indiscussa dell’estate siciliana.

A tale proposito il Sindaco di Siracusa, Francesco Italia, precisa che i coloni che fondarono Siracusa nel 734 a.c. partirono proprio da Corinto, città nella quale è ambientata la tragedia di Euripide sottolineando così un legame profondo con l’opera ed il tessuto nel quale questa è ambientata.

 

Natee Utarit (Bangkok, 1970), Two Boys and The Sacrifice, 2023, trittico olio su tela / triptych, oil on canvas, 200 x 450 cm, 200 x 150 cm per pannello / each three panels.

 

Così, mentre Federico Tiezzi mette in scena al Teatro Greco di Siracusa la Medea di Euripide, Demetrio Paparoni cura presso gli spazi del loggiato dell’Antico Mercato di Siracusa una mostra con opere di Margaux Bricler, Chiara Calore, Cian Dayrit, Helgi Thorgils Fridjónsson, Francesco De Grandi, Rusudan Khizanishvili, Sverre Malling, Rafael Megall, Ruben Pang, Daniel Pitin, Nazzarena Poli Maramotti, Vera Portatadino, Nicola Samorì, Natee Utarit, Ruprecht Von Kaufmann, Wang Guangyi, Yue Minjun. Tutte opere create ad hoc seguendo l’unica indicazione data: dipingere Medea, non necessariamente quella di Euripide.

Le opere in mostra sono tutte di grandi dimensioni, quasi vogliano farci sentire piccoli di fronte a questo mito, a questo archetipo. Medea è la donna che decide della sua vita e di quella degli altri, non è una donna che subisce passivamente ciò che avviene attorno a lei. Al di là dei fatti in sé, che sono ovviamente da condannare (l’omicidio, l’inganno, ecc.), è questo che la rende grande: è una donna autonoma che decide liberamente. Probabilmente l’opera più imponente è quella di Nicola Samorì, Medea rende la giovinezza a Esone, ispirata all’opera di Pasquale Ottino.

 

 

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