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Bob Liuzzo

Per noi occidentali è normale associare alla parola Sud un clima caldo e vacanziero ma, in termini globali, il Sud è il luogo più freddo, estremo e inaccessibile del nostro pianeta. Parliamo del Polo Sud, o meglio, dell’Antartide. Un continente enorme, il deserto più esteso della terra, l’unico luogo al mondo senza una reale popolazione permanente, l’unico continente dove sono bandite le armi, vietate le guerre e realmente promossa la cooperazione internazionale tramite l’abbattimento delle barriere culturali e sociali che regolarmente accompagnano le Nazioni del mondo.

Se pensiamo a un luogo specifico tendiamo a identificarlo prima di tutto con la sua bandiera, strumento fondamentale per sintetizzare non solo una posizione geografica ma, nel tempo, milioni di valori storici, culturali e sociali che contribuiscono a creare un’identità diffusa e una consapevolezza condivisa su una fetta di mondo nella quale una comunità ha deciso di costruire la propria storia.

Non un “pezzo di stoffa”, ma un simbolo potente con l’arduo compito di accogliere sotto i suoi colori migliaia di punti di vista differenti che provengono da una storia comune e marciano insieme verso un futuro migliore. Per gli italiani le bandiere sono da sempre un tema ostico e vengono esposte solo quando si gioca a calcio ma nel design, invece, le bandiere hanno una loro disciplina definita, la Vessillologia, che si occupa della loro ricerca e catalogazione analizzandone la storia e gli usi.

In America, dove questo tema è molto sentito, esiste la NAVA (North American Vexillological Association), che tutela questo settore delle arti visive stilando le regole da seguire affinché un “vessillo” possa essere realmente identificativo.

Ma entriamo nel tema caldo di questo articolo, la True South Flag, la proposta realizzata da Evan Townsend, docente statunitense, per donare all’Antartide una sua bandiera che possa raccontare degnamente il continente a tutto il mondo.

L’Antartide non ha una bandiera ufficiale. Quella più diffusa mostra un fondo azzurro con la sagoma del continente raffigurata centralmente in bianco. Già di per sé questo design va contro i consigli della NAVA e mostra il fianco ad un problema climatico che ben conosciamo. In quest’epoca di surriscaldamento globale, infatti, le forme di un continente, specialmente l’Antartide, variano nel tempo e, inoltre, la sagoma di una massa territoriale non basta a raccontarne la sua storia e i suoi reali valori.

Negli anni ci sono state tante proposte progettuali per una bandiera che potesse sostituire l’attuale vessillo, ma nessuna, a mio avviso, ha mai avuto la forza comunicativa e sociale della True South Flag, dove ogni elemento progettuale è stato accuratamente scelto per raccontare l’unicità del continente.

 

Antartide
La Bandiera dell’Antartide.

 

Le due strisce orizzontali, bianca e blu navy, rappresentano le lunghe notti e giorni di questa estrema latitudine, al centro un picco bianco e solitario “spunta” da un campo di ghiaccio per rappresentare, in sintesi, le creste che definiscono l’orizzonte polare, proiettando geometricamente una lunga ombra a contrasto che diventa l’inconfondibile forma dell’ago di una bussola (strumento vitale in ogni deserto) che punta verso il sud del mondo.

Queste forme centrali creano l’illusione di un diamante per simboleggiare un senso di speranza e sottolineare quanto questo luogo, anche se lontano dalle nostre frenetiche vite, sia da considerare prezioso per tutta l’umanità. Un augurio che l’Antartide rimanga sempre un centro di pace, scoperta e cooperazione per le generazioni future.

Ho chiesto a Evan Townsend, mente del progetto, di concludere questo articolo perché le sue parole possono realmente far capire perché il mondo dovrebbe immediatamente ufficializzare questo design: “Il design è sempre importante, ma per l’Antartide lo è ancora di più essendo un luogo privo di popolazione permanente”, spiega.

“Una bandiera rappresenta l’unico modo in cui le persone possano stabilire con esso una connessione. Oggi, che questo continente è sotto continue minacce, diventa più che mai urgente avere un simbolo che possa costruire un legame forte e portare maggiore consapevolezza sulla sua esistenza e tutela”.

Ancora una volta, il design non è altro che intelligenza resa visibile che risiede solo per l’1% in ciò che si vede e per il 99% in ciò che si percepisce attraverso il racconto che esso è in grado di generare. Con questa bandiera, l’Antartide potrebbe finalmente esistere non solo come “massa territoriale”, ma come luogo che possa appartenere realmente a tutti noi. Vi consiglio di approfondire sul sito www.truesouthflag.com.

Arte? No grazie, troppe responsabilità. Meglio che rimanga solo design.

 

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