Una bandiera su Marte

Pascal Lee e il simbolo per Marte, un Pianeta Rosso da abitare

Abbiamo bisogno di almeno due pianeti per sopravvivere e, al ritmo attuale di sfruttamento delle risorse, forse qualcuno in più. Ricordate quando il nostro pianeta era senza atmosfera, arido, senza piante tanto che ci piaceva chiamarlo “il Pianeta Rosso”?

 

Non parlo a voi terrestri, o meglio, non a voi residenti sulla Terra oggi ma ai vostri eredi marziani che hanno deciso di abbandonare la sicura terra per costruirne una nuova sul nostro vicino cosmico Marte. Anche loro saranno umani e, come tipico della specie, inclini a dimenticare il passato o a farlo scrivere solo ai vincitori.

Avrete sentito la parola “Terra-formazione”, diventata popolare da quando il miliardario Elon Musk ha promosso la stramba idea di lanciare bombe nucleari su Marte per far sciogliere i poli, inspessire l’atmosfera e iniziare così il suo processo di trasformazione in un sistema simile a quello terrestre per ospitare la vita. Ben prima di Musk e il suo Ego nucleare altri scienziati hanno studiato metodi meno invasivi per trasformare Marte in una nuova casa come il visionario Robert Zubrin della Mars Society.

Per sapere dove si va bisogna conoscere da dove si viene e, vista la nostra memoria corta, pensate che quando vivremo su Marte ricorderemo il suo passato di Pianeta Rosso? Ecco perché nel 1999 l’ingegnere della NASA Pascal Lee ha progettato una bandiera per Marte che fosse già rivolta nel futuro di questo pianeta raccontandone, attraverso la semplicità visiva, il passato e il futuro/presente.

Un tricolore, composto da Rosso, Verde e Blu che in sequenza raccontano come il pianeta rosso e sterile sia stato terra-formato diventando simile alla terra e ospitando piante e acqua per essere chiamato casa da chi deciderà di abitarlo.

Ad oggi, la bandiera non sventola ancora su Marte ma è già stata scelta da molti come simbolo ufficiale del pianeta. È stata portata nello spazio ed esposta in tutto il mondo in quanto ci racconta già il suo e nostro futuro.

Comunicare il futuro non è mai semplice in quanto le variabili sono ampie ma, nel design (che trae l’origine della parola da “progettazione”) si fa proprio questo. Si “proietta” una visione che possa sia fornire dei nuovi punti di vista che influenzare l’operato dell’intera umanità verso un obiettivo comune come, ad esempio, la ricerca scientifica sul pianeta Marte.

Molti associano il design, specialmente quello visivo, al campo artistico ma in realtà ha da sempre molta più vicinanza a quello scientifico e di ricerca antropologica. Le domande che il design si pone hanno funzioni specifiche come, ad esempio, comunicare agli alieni (non solo marziani) chi siamo e dove siamo. Non possiamo sapere se questi alieni siano o comunichino come noi.

È noto il famoso “Arecibo Message” ovvero il segnale radio inviato nello spazio che se tradotto visivamente mostra forme umane, eliche di DNA e atomi di idrogeno che, si spera, possano far capire al ricevente cosa vogliamo comunicare.

La bandiera di Pascal Lee non è l’unica bandiera progettata per Marte ma la sola che racconta una storia che non parla di Pianeta Rosso ma di impegno dell’intera specie umana nel conquistare, modificare e abitare un pianeta sul quale non è nata in origine. Che questo sia eticamente corretto o meno lascio deciderlo ai posteri.

Arte? No grazie, è meglio che rimanga solo Design.