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Urban Art

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L’arte pubblica è la grande novità di questi anni

Diversi artisti della scena scaturita dalla street art, dopo la “fine” dell’onda rivoluzionaria e creativa del movimento avvenuta all’incirca nel 2009, oggi evolutasi in Urban Art, hanno saputo rimanere coerentemente collegati a un’arte pubblica, effimera, fatta in strada e accessibile a tutti, seppure con naturali sviluppi e visibilità nel mondo delle arti più tradizionali e del collezionismo.

Qui mi prendo liberamente il diritto, arbitrario o meno, e l’onere-onore di indicare alcuni dei nomi più promettenti che hanno acquisito a pieno titolo un posto di primo piano nella scena delle arti contemporanee.

Sand – the Old Dirty Vandal ci ha sorpresi nel 2021 con un grande e imponente murale fatto sui muri liberi di via Pontano a Milano, una delle gallery di Urban Art più note, hall of fame della sua crew, la storica DCN. La capacità di unire writing e street art ci fa ben sperare in un connubio tar le due “correnti” principali delle arti in strada.

 

Urban Art
Il murale dipinto da Sand a Milano, in via Pontano, sui “muri liberi” del Comune.

 

Sand nasce a Milano nel 1978. La sua arte non è accademica, ma nasce nelle strade e nei tunnel della metropolitana. Sin dal 1993 i suoi graffiti contribuiscono a questa nuova e irriverente forma di creatività chiamata inizialmente street art, e nel suo caso specifico writing oggi divenuta Urban Art. La sua opera non è ferma in un museo, ma si muove sui treni del nord Italia e la si può trovare nelle strade di diverse città.

Potremmo definirla arte per tutti, accessibile, che piaccia o no e a volte erroneamente etichettata come vandalismo. Questo tipo di espressione artistica, al confine tra legalità e illegalità (meglio definirla spontaneità) vede Sand come uno dei suoi più amati protagonisti, grazie alla sua continua ossessione della ricerca e evoluzione delle lettere “lettering” e “style” facenti parte dei suoi graffiti.

“Già dai tempi del noto San Antonio Rock Squat negli anni Novanta Ozmo fu uno dei primi street artist ad entrare nel mondo delle gallerie d’arte, invertendo una tendenza che oggi vede molti artisti fine art cercare di esibirsi con grandi murales”

Oggi si sta facendo un nome anche nel mondo dell’ arte contemporanea estrapolando la sua ricerca quasi trentennale su tele e statue in marmo Ozmo. Tra i pionieri della street art nel nostro Paese, Ozmo viene ispirato per ogni sua opera dal contesto e dalla città in cui si trova.

 

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Ozmo, Selucid the Hellenistic Fresh Prince, pixelated with Pointer, 2020, acrilico su tela, cm 200×200. Courtesy Annalisa Bugliani.

 

I murales di Ozmo sono spesso impegnati a livello politico o di tema sociale, a volte prove di stile, il suo realismo colpisce e affascina al primo sguardo. Già dai tempi del noto San Antonio Rock Squat (Garigliano, quartiere Isola, Milano) negli anni Novanta fu uno dei primi street artist ad entrare nel mondo delle gallerie d’arte, invertendo una tendenza che oggi vede molti artisti fine art cercare di esibirsi con grandi murales.

Oggi, Ozmo alterna Urban Art di grandi dimensioni dall’ottima abilità tecnica e dal fortissimo impatto scenico, a mostre in musei e gallerie: l’ultima, in corso fino al 30 gennaio a Pietrasanta, curata da Alessandro Romanini presso lo spazio espositivo The Project Space – ex Marmi di Annalisa Bugliani.

Pao si distingue dagli altri street artist italiani per l’inconfondibile stile cartoon e per il suo marchio distintivo, il pinguino. Attraverso le sue opere e lo stile derivante dal mondo della scenografia teatrale, Pao tratta con approccio cool e “amorevole” anche temi importanti, come l’inclusione, l’uguaglianza e la lotta all’inquinamento e al surriscaldamento globale.

 

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Pao, Fish Bowl, 2021, acrilico su tela, cm 30×30.

 

Data l’attualità dei temi e il linguaggio vicino al mondo dei giovani che sono di certo protagonisti della lotta al cambiamento climatico, la sua produzione del 2022 sarà da seguire, essendo Pao già attento da anni all’argomento.

Tilf ha base a Como, è attivo dagli anni Novanta, partendo dal graffiti writing e arrivando a uno stile pittorico e figurativo personale ecaratterizzante, seppur astratto e surreale, tra il neo tribale e l’innalzamento del decorativo introdotto da Keth Haring. Con il passare del tempo ha affinato il suo stile dipingendo dappertutto facce e personaggi, soggetti zoomorfi e antropomorfi, cercando di evolvere il tratto, esplorando nuove tecniche e forme di pittura.

Il risultato, oltre a essere di grande impatto, lo rende (a parer mio) uno degli artisti più riconoscibili e originali del panorama italiano. Produce prettamente Urban Art ma anche serigrafie di pregio, in edizione limitata, monocrome o policrome. Come afferma lui stesso, “i miei disegni rappresentano come tema principale la fantasia, che associo a tutto ciò che ci circonda”.

 

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Urban Art di Tilf a Saronno, 2021.

 

Milanese di origine, 2501 ha scelto di chiamarsi come la sua data di nascita. Lavora principalmente attraverso linee e forme, in composizioni libere che mostrano grande rigore, infrangendo gli usuali codici artistici. “Cerco di rappresentare l’atto di dipingere in sé. Le persone, il tempo, la superficie del muro, le componenti esterne, tutto diventa parte dell’esperienza e detta le forme che vengono a crearsi”, dichiarava in un’intervista alcuni anni fa.

Oggi è uno dei maggiori esponenti italiani di Urban Art astratta. A vent’anni si è stabilito a San Paolo per insegnare pittura ai bambini delle baraccopoli, dopo aver studiato cinema e montaggio video a Milano e visual communication presso la New Bahaus University di Weimar, in Germania.

Il suo approccio multidisciplinare lo ha portato ad adottare una tecnica che si è evoluta attraverso il progetto Nomadic Experiment, una serie di mostre internazionali e un decennale archivio digitale concentrato su controculture ed esperimenti, sviluppati in tutto il mondo. Il suo lavoro di street artist e la sua ricerca creativa lo hanno visto e lo vedono attivo oggi a Los Angeles, Miami, San Paolo, Milano, Roma, Detroit, Chicago, Ulan Bator, New York, Atlanta, Kiev.

Le opere di Blu sono imponenti e mandano un messaggio sociale molto forte. Rifiuta le logiche del mercato dell’arte e la speculazione sulle sue opere. Blu non accetta la strumentalizzazione e la monetizzazione dell’arte, tanto che nel 2016 ha cancellato tutte le sue opere dai muri di Bologna per evitare che fossero inserite in una mostra o a Berlino in una delle zone di street art più visibili al mondo perché vendevano appartamenti con “vista su opera di Blu”. Seguendo questo artista si può rimanere sempre sul pezzo sulle tematiche sociali e per l’ambiente.

“Quando si parla di graffiti, di Street art o di Urban Art non si può non pensare a Raptuz, uno dei pionieri di questa forma d’arte nel nostro Paese. Raptuz è a tutti gli effetti onorato membro delle leggendarie crew CBS di Los Angeles e LORDS di San Francisco”

TDK Crew e “King” Raptuz. Quando si parla di graffiti, di Street art o di Urban Art non si può non pensare a Raptuz, uno dei pionieri di questa forma d’arte nel nostro Paese. Raptuz è a tutti gli effetti onorato membro delle leggendarie crew CBS di Los Angeles e LORDS di San Francisco.

Non solo, Raptuz incarna anche l’unione tra diverse discipline della cultura hip hop, infatti è stato tra i primi Writer in Italia ad aver fondato a metà degli anni Novanta con J-Ax e Space One lo storico collettivo Spaghetti Funk di cui facevano parte anche i Gemelli Diversi, Dj Enzo e Chief. Proprio durante i tour di J-Ax, Gemelli Diversi e Space One e Raptuz realizzano alcuni “storici” live painting in tutta Italia eseguendo graffiti sul palco alle spalle degli artisti.

 

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Blu, Urban Art sul porto di Albern sul Danubio (Vienna), 2010. Foto by Scarygami (licensed under CC BY-SA 2.0).

 

TDK crew (dal 1990). C’è una sottile linea, e chi è di Milano lo sa, che separa Piazzale Loreto da Via Padova, lungo il ponte che taglia in due questa strada si trova Via Pontano, oggi “muri liberi” depenalizzati e concessi dal Comune ed è impossibile non riconoscerla perché è un’esplosione di colore, stratificazione di linguaggi e “dissing” permanente tra writing e street art figurativa.

Quel muro, un massello ferroviario di circa 1,5 chilometri, è carico di vita, di emozioni che nel corso degli anni numerosi artisti hanno voluto donare alla città attraverso la propria Urban Art. È il 1987 quando Via Pontano venne dipinta per la prima volta da Sten, Mac, Rendo, JD e Raptuz, vero e proprio punto di riferimento della storia del writing italiano.

Dal 1990 nasce TDK crew con MEC, STEN, REO, RENDO, SKAH, ma oggi la Crew gode di una certa fama, conferma che negli anni hanno saputo mantenere alto il livello degli interventi, anche grazie ai talentuosi che si sono uniti negli anni, citandone solo alcuni Asker, Wiek, Rosk & Loste, Tomoz, Ericsone, Smake, Shine Royal, Cheone, Art of Sool. Grazie a loro e a TDK, una delle più storiche crew italiana di graffiti, oggi via Pontano è diventata una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto.

 

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Urban Art di Jorit Agoch realizzata nel 2015 e dedicato a San Gennaro, il cui volto è ispirato a quello di un operaio 35enne napoletano.

 

Jorit Agoch. Quando si incontra per strada un’opera di Jorit si riconosce al primo sguardo. I suoi murales sono enormi ritratti di persone che hanno segnato la storia contemporanea, o protagonisti dei fatti di attualità, costumi e società. Tutti i protagonisti dei ritratti sono caratterizzati dalle stesse linee rosse sul volto, simbolo dell’appartenenza a una tribù, in questo caso la Human Tribe. Chi farà parte nel 2022 della tribù dei murales di Jorit, dopo Maradona, Gramsci, Mandela, Ilaria Cucchi, Pasolini, Nino D’angelo, e il San Gennaro operaio?

Peeta. Nato in provincia di Venezia, vive a Padova. Peeta si fa conoscere dal principio degli anni Novanta nella scena italiana del writing. Fa parte dell’EAD crew di Padova, dell’FX crew e dell’RWK crew, entrambe di New York. Nato e cresciuto come graffiti writer, è oggi un artista multidisciplinare attivo nell’ambito della pittura, della scultura e della Urban Art.

Le sue opere lo hanno spinto, negli anni, ben oltre i confini italiani e la sua arte, attraverso festival e mostre di risonanza mondiale, è ormai approdata in tutti i continenti. L’obiettivo delle sue composizioni (pittoriche, scultoree e murali) è l’interazione geometrica delle forme con l’ambiente circostante.

Il suo fine nel dipingere su parete, in particolare, è sempre stato quello di dialogare con il contesto confinante, architettonico o meno, secondo i parametri strutturali e culturali che lo caratterizzano. All’inizio della sua carriera, i suoi lavori cercavano semplicemente di esprimere le qualità plastiche delle singole lettere che compongono il suo pseudonimo Peeta.

Successivamente, questa fusione tra lettering puro e stile tridimensionale si è evoluta fino a creare un equilibrio compositivo visualmente ritmato. Ad oggi, tramite la pittura anamorfica che ridisegna illusoriamente i volumi delle superfici coinvolte, l’intento delle sue opere è quello di determinare una temporanea sospensione della normalità suscitando la percezione alterata di contesti familiari e dunque una nuova concezione degli spazi e della realtà tutta.

Metaforicamente, il tentativo è quello di neutralizzare i preconcetti e sollecitare la nascita di nuovi punti di vista. L’anamorfismo incarna nel modo più assoluto l’intento, da sempre presente nelle sue produzioni, di svelare l’ingannevolezza della percezione umana, attraverso giochi ottici che, partendo dal tentativo di dare una parvenza tridimensionale ad una rappresentazione pittorica, finiscono per voler svelare la loro capacità di ingannare.

 

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Ultimo tra i progetti di Urban Art realizzati a Milano da Christian Gangitano, il progetto “Tunnel Boulevard” intende riqualificare i tunnel della ferrovia di viale Padova. A inaugurarlo, l’opera Diario di viaggio di Pablo Pinxit, in cui si alternano, come in un folle zibaldone visivo, immagini, segni, volti da tutti i paesi del mondo.

 

Sten & Lex sono stati i primi street artist italiani ad aver portato in Italia la tecnica dello stencil-poster. Nella p ratica artistica dei due street artist romani, lo stencil utilizzato rimane sull’opera, ne diventa parte integrante, degradandosi nel tempo e lasciando solo successivamente spazio all’immagine definitiva.

Con uno stile prettamente astratto, anche se a volte i due artisti hanno affrontato anche il figurativo, le opere di Sten & Lex rappresentano paesaggi industriali, geometrici ed essenziali. Hanno realizzato opere di arte pubblica in diverse parti del mondo, sono stati i protagonisti della prima residenza d’artista urbana con Casa degli Artisti a Milano e annoverano mostre nei principali festival e musei in italia e nel mondo, oltre a essere stati invitati da Banksy a partecipare al suo noto happening “Can Festival”.

Federico Unia, nel campo del writing conosciuto come Omer, è laureato all’Accademia di Belle Arti di Brera con il massimo dei voti, ha collaborato dal 2004 al 2014 con il gruppo artistico The Bag Art Factory, parentesi ad oggi conclusa, ma che lui stesso rivendica come una delle prime fondamentali esperienze formative, che lo ha messo a stretto contatto con diversi artisti di vari rami e provenienze, di cui ha assorbito contaminazioni e conoscenze.

 

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Federico Unia, il murale Blessed Mum, del 2018 (spray su muro, cm 700×600), realizzato a San Michele di Serino, Avellino).

 

Dal 2007 fa parte della TDK Crew, storico gruppo di writer milanesi, una delle realtà notoriamente più forti e radicate nell’ambiente dei graffiti e del writing italiano. Numerose anche le collaborazioni artistiche in mostre , eventi o condivisione di progetti, intraprese negli anni con artisti storicizzati o di portata internazionale. Nel 2019 Omer è scelto come testimonial (writer) dalla società di calcio F.C. Inter.

Negli anni sono stati diversi i grandi brand con cui l’artista si è trovato a collaborare. La formazione artistica e culturale di Federico Unia è fortemente legata alla sua città natale, Milano, che, dice, l’ha stregato, affascinato e rapito, come una bellissima e ambigua figura di donna. La grande metropoli, meravigliosa e dannata, contraddittoria e frastornata da messaggi pubblicitari eterogenei, ha dato forte impulso all’’emergere di quel personalissimo linguaggio espressivo a lungo trattenuto in una sorta di incubazione contemplativa.

 

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