H20(pera), l’arte tra pratica combinatoria, etica, slittamento semantico, nuovi modelli creativi nel Novacene
Artisti dai modelli combinatori ed eterogenei, provenienti da molteplici sistemi creativi.
Opere dai confini permeabili che assorbono le culture digitali nel loro processo ibrido.
Progetti che mescolano memoria solida e visione liquida, seguendo traiettorie anomale e innovative. Una categoria basata su:
01. Nuove percezioni mimetiche oltre l’Antropocene.
02. Migrazioni e combinazioni linguistiche.
03. Slittamento semantico tra categorie definite (memoria) e codici fluidi (futuro).
04. Aderenza etica alla dimensione “politica” del reale metaforico.
05. Individuazione di futuri (tecnicamente) plausibili e (moralmente) perseguibili.
06. Distribuzione delle opere nei molteplici canali dell’ecosistema digitale.
07. Nuovi modelli esecutivi di ideazione, produzione e vendita.
“Da qui la scelta di un codice alfanumerico che richiami la formula chimica dell’acqua, l’elemento più somigliante ai processi semantici nei giorni del Novacene”
H2O(pera) esce dai modelli novecenteschi degli “ismi” e trasforma la classificazione categoriale in un processo liquido
senza confini definitivi. È una nuova categoria generica che muterà costantemente, disponendo soluzioni in base al potenziale effettivo di ogni singolo frangente. Da qui la scelta di un codice alfanumerico che richiami la formula chimica dell’acqua, l’elemento più somigliante ai processi semantici nei giorni del Novacene.
Ormai non ha più senso parlare di movimenti culturali omogenei, basati su singoli linguaggi e temi esclusivi. Siamo calati, di contro, nell’epoca che persegue la fusione tra Uomo e Macchina, secondo principi di reciproca permeabilità, così da condurci oltre le ideologie marxiste, oltre i liberismi finanziari, verso una biologia postvirale e metacellulare, verso un mondo di comunità satellitari ad alta autonomia civica. L’arte visiva è oggi il primo sismografo che stabilisce le coordinate estetiche del futuro etico.
Questi cinque artisti italiani, selezionati in un panorama di proposte permeabili, esemplificano la forma di una contraddizione generativa, dove le incongruenze di una volta diventano sintesi di una verità plurima e slittante, un multiverso in cui ognuno potrà diventare pianeta (personalità) dentro la galassia delle complessità postuma del Novacene.
Carlo Zanni. La sua arte tocca molteplici ambiti ma sfugge a qualsiasi intento classificatorio. Si pensi a come i fotogrammi di un suo film o una sua sequenza di fotografie si modifichino live tramite software collegati a Google Analytics. Si pensi all’invenzione di una criptovaluta, chiamata non a caso ZANNI, che vive in connessione finanziaria ai valori fluttuanti di Ethereum.
Con l’arte di Zanni entriamo nel cuore generativo degli algoritmi, attraversando supporti e linguaggi che si trasformano in un incessante rituale di aggiornamento statistico. In un mondo digitale che produce trasformazioni a ciclo continuo, l’artista rafforza quel sottile limbo in cui oggetti analogici e forze digitali trovano la natura di uno scopo comune. zanni.org@gmail.com
Fabio Lattanzi Antinori. L’artista italiano, da diversi anni residente a Londra, customizza display hardware con relativi software open-source. I suoi oggetti dinamici, somiglianti alle strutture informative su strade e cantieri, si mimetizzano con le geometrie urbane ma cambiano radicalmente i parametri dei contenuti. Sculture generative e riproduttive, cellule urbane di intelligenza artificiale che filtrano riflessioni fondamentali sul nostro ruolo nel web, sulle pubblicità nei social media, sulle parole-chiave nell’universo Google. L’opera fonde design industriale e informatica, scultura e segnaletica, comunicazione e analisi concettuale, evidenziando la perfetta ibridazione tra funzione e finzione. fabio@lattanziantinori.com