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Flavia Vago

Elogio del Design Risorgente

 

 

Nome?

Elena Salmistraro.

Segni particolari?

Ho il super olfatto, a volte è un pregio e molto spesso un disastro…

Il tuo motto?

Non ho un vero e proprio motto, ma probabilmente “chi la dura la vince” è quello che sento più vicino. Credo molto nella perseveranza.

L’artista del tuo cuore?

Jean Michel Basquiat.

L’opera di design che ti ha ispirato?

La cupola di Aldo Rossi per Alessi.

Un aggettivo per l’arte contemporanea italiana?

…Tutto bene grazie.

E quello per il design italiano?

Risorgente o Rinascente, lascio a voi la scelta.

L’obiettivo che ti sei posta all’inizio del tuo percorso artistico?

Non avevo particolari aspettative, speravo di riuscire a vendere almeno una tela.

 

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Un dettaglio della capsule collection di Elena Salmistraro “Hotel Chimera” per Cedit, 2021.

 

La scoperta più importante?

Che nulla è impossibile, bastano impegno e dedizione.

Il momento più difficile?

L’inizio è sempre il momento peggiore.

Che cosa rifaresti ancora?

Investire tutte le mie risorse e le mie energie per avviare il mio studio.

E che cosa vorresti cambiare?

Assolutamente nulla. Se sono qui adesso, è anche grazie ai miei errori.

La prossima sfida?

Continuare a divertirmi in quello che faccio.

L’oggetto che non disegneresti mai?

Un’arma.

Il commento più imbarazzante rivolto a una tua opera?

“Bello… ma cos’è?”.

E quello più bizzarro?

Era una domanda non un commento. “Posso farne dei poster?”.

L’opera di design di cui vai più fiera?

I Primates.

E quella più amata dal pubblico?

“Mickey for ever young”, ma non per merito mio, Mickey fa tutto da solo…

 

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Elena Salmistraro, Angolo lettura, “Hotel Chimera” per Cedit, 2021.

 

La location che vorresti trasformare?

Non c’è un posto in particolare. Mi piacerebbe ridar vita a qualche edificio/spazio abbandonato o in disuso.

E quella più assurda nella quale hai esposto?

Un negozio di ottica.

Il brand con il quale ti hai avuto più feeling?

Sicuramente con Bosa Ceramiche, è un rapporto di amicizia, quasi familiare.

La collaborazione più difficile?

Quella con Huawei, ma per fattori esterni. Il Covid ha ridimensionato il progetto che era molto più ambizioso e soprattutto è stata la prima collaborazione completamente da remoto.

Se potessi scegliere un periodo storico in cui vivere, quale sceglieresti?

Non andrei molto lontano. Mi basterebbe tornare alla fine degli anni Settanta-inizio Ottanta. Non mi sento a mio agio con il passato remoto.

Il centro della tua ricerca?

Il linguaggio progettuale, la forma.

Concentrazione oppure libera ispirazione?

Libera ispirazione sempre.

Il pregio distintivo di un grande designer?

Cit. “La curiosità” .

E quello di un grande artista?

l’unicità nel rappresentare il suo tempo.

La scommessa che hai vinto come designer?

Puntare su me stessa.

La tua più grande ambizione artistica?

Realizzare una scultura per la mia città (a patto che non venga mai messa al centro di una rotatoria).

Il segreto della tua creatività?

La sincerità.

 

 

 

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