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Rebecca Delmenico

Il sacro fuoco dell’arte è ben alimentato dai giovani artisti italiani, uno spaccato eterogeneo che non teme di confrontarsi anche con temi importanti che riflettono il nostro tempo, combattuto tra scenari distopici che sono diventati realtà, smaterializzando improvvisamente ogni certezza.

 

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Davide Serpetti in collaborazione con Karol Sudolski, I miss you more when I have happy moments to share, 2021, installazione, materiale PLA, stampa 3D FDM, smalto acrilico, proiezione, dimensioni variabili.

 

 

Si aprono panorami onirici, universi paralleli i cui portali possono celarsi ovunque. Protagonista è una nuova umanità che abbandona la logica individualista e vuole amare, esprimendo questo amore in ogni sua forma, liberamente, oltre i generi e le categorie. Una nuova umanità che pensa anche al futuro, alle nuove generazioni e all’eredità che lasceremo se non abbandoneremo la scriteriata cultura dello spreco.

Si mette in prima persona Ruben Montini, (1986) per manifestare i diritti ancora negati alla comunità gay e LGBTQ+ e per lottare contro l’omofobia.

La mostra “Lame” ospitata alla Prometeo gallery (Mi) ha rappresentato un punto fondamentale per sancire l’impegno dell’artista, anche a livello politico, dalla performance “San Sebastiano” dove si è fatto tatuare sulla schiena insulti omofobi in diverse lingue fino all’installazione dove sono esposti broccati sardi su cui Montini, originario di Oristano, ha cucito insulti omofobi in vari dialetti italiani.

 

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Ruben Montini, Culaton dalla serie “Lame” 2020- 2021, cm 20×30. Foto Ela Bialkowska OKNO studio.

 

Nel 2022 l’artista concluderà Questo Anonimato è Sovversivo, lavoro itinerante per i Paesi dell’Unione Europea e lo vedremo impegnato con la performance Pala d’altare, recentemente presentata a Gallerie delle Prigioni a Treviso e all’inaugurazione di Nomus, il nuovo museo di arte contemporanea di Danzica.

Sentimenti malinconici pervadono le opere di Paolo Barretta (1994) e del suo progetto “I Am Winter”. È nell’inverno, nei suoi toni freddi che l’artista si riconosce. “Fotografare con quei toni è sempre stato un bisogno, forse all’inizio inconscio”, afferma Barretta che spiega così la scelta del titolo. “È come se dovessi passare attraverso l’inverno e lo dovessi combattere per ritrovare calore”.

 

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Paolo Barretta, So much stronger than Hate, 2020: con questo scatto, l’autore ha vinto il Portrait of Humanity 2021 by British Journal Of Photography e menzione d’onore IPA photo awards 2021.

 

Un lavoro fortemente introspettivo, che scava nelle zone d’ombra, nell’irrequietezza, nella malinconia. Vincitore del British Journal Of Photography ‘Portrait Of Humanity’ 2021 con la struggente opera So Much Stronger Than Hate dove l’artista ritrae una coppia che si abbraccia attraverso le mascherine dopo una lunga separazione dovuta al lockdown. Nei futuri progetti dell’artista ci sono una mostra, un libro e l’uscita di un album musicale, altra grande passione di Barretta.

I giovani artisti sono animati da un nuovo romanticismo, quasi lirico, come nelle fotografie di Luca Cacciapuoti (1993) in arte Arsenyco, che è giunto alla fotografia quasi per caso, suscitando subito ampio interesse.

 

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Luca Cacciapuoti in arte Arsenyco, Io che cerco di capirti per farti stare meglio, 2020, fotografia digitale, 4805×6888 px.

 

“Da romantico voglio provocare un qualsiasi stato emotivo”, racconta l’artista. “Parlo dell’essere umano, del romanticismo che ci rende qualcosa di complesso, grottesco, paradossale, sublime”. Siamo sedotti da questi “quadri viventi” in cui serpeggia un erotismo inquieto, che si “aprono” con grazia e intensità caravaggesca nell’uso delle luci, lezione appresa in anni di teatro e danza. Le frasi associate a uno scatto sono titoli che l’artista ha cominciato ad assegnare d’istinto, catturando i primi pensieri della mente.

In Io che cerco di capirti per farti stare meglio, opera nata durante la pandemia da una conversazione in chat, una lacrima sgorga incontrollabile e il gesto di leccarla, sensuale o sessuale, ha lo scopo di assaggiare e condividere la sensazione che provava la persona dall’altra parte dello schermo. Per il 2022 Arsenyco si augura di poter riprendere i propri progetti che hanno subito uno stop causa pandemia, proseguendo con la fotografia ma lasciandosi anche trascinare in altri territori, l’obiettivo è cercare di evolvere sempre.

Giacomo Infantino si ispira ai luoghi in cui è cresciuto e vive, in provincia di Varese sul confine con la Svizzera, per creare racconti atmosferici in cui indaga l’aspetto più interiore del vivere sul confine, dove quel confine rappresenta uno stato mentale che ti proietta in un altrove indefinito.

 

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Giacomo Infantino, Preja Büia, 2020.

 

Il progetto “Preja Buja”, cominciato nel 2019 e tutt’ora in corso, racconta di un luogo magico dove si trova questo enorme masso erratico che ha rotolato fino a noi dall’era glaciale. L’uso di luci colorate, innaturali, vestono questo luogo di un fascino extraterrestre che amplifica il senso di alienazione dell’uomo, presenza estranea nel paesaggio. Sono già presenti su Instagram alcune anticipazioni sui set dei futuri progetti per il 2022.

Forse gli alieni non sono poi così lontani, è quello che pensa Waro, nome d’arte di Marco Succu (1998), abile e preciso disegnatore compulsivo, creatore di un mondo parallelo al nostro, popolato da una moltitudine di Yu, extraterrestri che vivono noncuranti della nostra esistenza anche se da lontano siamo riusciti comunque a contaminarli, infatti adorano una scarpa della Nike che diventa credo religioso.

L’opera Who is real? ci pone davanti alla domanda, chi è reale? Noi o voi? Dopo una fortunata personale alla Onstream gallery di Milano, nel 2022 lo vedremo impegnato in una nuova personale e in collaborazioni anche oltreoceano.

 

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Waro, No signal, 2021.

Davide Serpetti (1990) si interroga sulla rappresentazione dell’icona, che può richiamare il divino, il soprannaturale per cui l’artista crea dei simulacri di corpi scultorei senza identificazione sessuale, ma anche celebrità del nostro tempo. Nella mostra “The Sleepers” presso Casa Vuota, dalla fascinazione per L’Ecce Puer di Medardo Rosso, l’artista dipinge una stessa immagine ibrida tra maschile e femminile, un essere androgino di cui poi viene creata un’estensione scultorea animata tramite il digital mapping.

L’opera I Miss You More When I Have Happy Moment to Share è stata creata grazie alla collaborazione fra Serpetti e Karol Sudolski. Vincitore del Combat Prize del 2020 e di Level Zero ad Artefiera Verona 2021 con la Galleria Mc2, selezionato da Andrea Bruciati, esporrà nel 2022 in una mostra presso Villa Adriana e Villa D’este a Roma.

Sorprendente il lavoro di Nazareno Biondo (1985), che trova nel marmo il medium con cui consegnare ai posteri una testimonianza della follia umana rispecchiata da sculture di oggetti come tappi, bottiglie, mascherine o bustine di preservativi abbandonati, metafora di una società che usa e getta senza pensare alle conseguenze.

Protagonista della mostra “Polvere d’artista” negli spazi del Teatro Paesana a Torino, in cui l’artista ha presentato Old Lady, opera monumentale in marmo in scala 1:1 che mostra un’auto, una Cinquecento, simbolo popolare di un momento storico di crescita, abbandonata e svuotata di tutto.

 

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Nazareno Biondo, Old Lady, 2021, marmo di Carrara, cm 300x150x150.

 

La performance studiata per la notte di Halloween vede la scultura abbandonata giacere nel flusso delle acque del Po, nel cuore liquido di Torino, un invito a riflettere sul consumismo e sull’inquinamento che derivano dalla cultura dello spreco. Non tutto è perduto, le soluzioni ci sono ma bisogna adottarle da subito pensando anche a quello che lasceremo alle future generazioni. Nazareno Biondo è presente ad Art Basel Miami in una sezione dedicata agli artisti emergenti e nel 2022 in due personali, prima a Lugano e poi a Roma.

Se queste sono le premesse, non saranno certo deluse le aspettative per questi giovani artisti, ognuno dei quali ha risaltato per il proprio percorso in un 2021 ancora incerto, pronti a inaugurare un 2022 che possa essere una autentica rinascita, non solo per l’arte.

 

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