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Peggy Guggenheim – La vita sopra le righe di un’eccentrica dell’arte

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Americana, libera, ricca, spregiudicata, non bella ma affascinante, super corteggiata, amata e odiata: è lei, Peggy Guggenheim, un mito che resta nella storia. Peggy ha avuto una vita densa e sopra le righe, amante di tutto ciò che fosse inusuale e avventuroso, irrefrenabilmente irruente. A 14 anni conobbe il primo grande dolore che la segnerà per sempre: il padre muore tragicamente nel disastro del Titanic, signore di altri tempi, cede il passo a donne e bambini, e resta sul ponte bevendo champagne abbandonandosi alle note dolenti di quell’ultimo violino.

La famiglia di Peggy ha una storia surreale: i suoi nonni, come dice lei stessa, entrambi ebrei, iniziarono la loro vita modestamente e la finirono in maniera sontuosa con ricchezze inimmaginabili. Il nonno Seligman, arrivato in America nella tolda di una nave con 40 dollari in tasca, divenne uno dei più importanti banchieri americani. Non fu da meno il nonno Guggenheim, che da venditore ambulante riuscì a raccogliere una fortuna immensa con le miniere di rame.

Quando il padre di Peggy morì, nonostante le avesse lasciato circa 2,5 milioni di dollari, l’eredità ahimè non era pari a quella strabiliante dei cugini e, difficile da credere per un comune mortale, la giovane donna si sentiva la parente povera… forse questa frustrazione l’ha spinta a traguardi sempre più prestigiosi. Peggy Guggenheim aveva un approccio verso il sesso molto disinvolto, tanto che era famosa per il numero immenso di amanti, cosa che la rese sempre invisa alla madre e la fece oggetto di critiche e dicerie di ogni genere.

 

Peggy Guggenheim
Peggy Guggenheim

 

A New York, frequentando circoli e salotti, conobbe Laurence Vail, un pittore dadaista squattrinato che sposò a Parigi nel 1922. Fecero una vita dissoluta e bohémien frequentando ambienti intellettuali che le permisero di incontrare artisti dell’avanguardia europea come Max Ernst, che in seguito sposerà, Brancusi e Marcel Duchamp che la introdusse el mondo dell’arte e le fece capire la differenza tra surrealismo e astrattismo. Da Veil ebbe due figli ma presto divorziò.

Nei suoi viaggi tra Londra e Parigi incontrò il grande amore: John Holmes, uno scrittore alcolizzato che la rese felice per poco perché morì dopo qualche anno. Nel 1938 a Londra inaugurò la galleria Guggenheim Jeune insieme a Jean Cocteau, e qui inizia ad occuparsi d’arte e a conoscere personaggi celebri come Mondrian, che entrò nella sua galleria e invece di parlare di quadri la invitò a ballare. Ballarono tutta la sera e lui si rivelò un ballerino formidabile. Anche Ronald Penrose, poeta, scrittore e artista surrealista, andò a trovarla e i due stregati dall’amore finirono per avere una storia dalle piccanti sfumature erotiche… Tornando a Parigi, nonostante l’incalzare della guerra, fu travolta dall’irrefrenabile frenesia di comprare quadri: Giacometti, Jean Helion, Dalí, Picasso… intanto, cercando di comprare un quadro di Max Ernst, rimase folgorata dallo straordinario fascino dell’artista.

La loro fu una storia movimentata che sfociò poi nel matrimonio per volere di Peggy che non voleva vivere nel peccato. Fece ritorno a New York. Nella sua famosa galleria Art of This Century esposero i più grandi surrealisti e astrattisti da Ernst a Duchamp, Tanguy, Calder, Dalí, Mirò, Paul Klee. La scoperta più clamorosa che la rese celebre in tutto il mondo fu il giovane Jackson Pollock. Sembra sia stato Sebastian Matta a presentarle Pollock. In quel periodo Jackson lavorava come falegname nel museo di Solomon, il famoso zio di Peggy che portò i Musei Guggenheim in tutto il mondo.

Pollock nelle riunioni nello studio di Matta aveva partecipato agli esperimenti di automatismo psichico, nel quale l’artista cede ai suoi impulsi inconsci per liberare la mano nella stesura di un quadro, senza razionalità e pianificazione: da qui nasce la pittura sgocciolante e istintiva del grande artista. Peggy capì il suo talento e gli dedicò una mostra che sconvolse New York e decretò un nuovo modo di dipingere senza precedenti.

Dopo un attimo di sgomento, la critica si allinea e apprezza questo nuovo mondo che suscita i giudizi più duri e sarcastici, come succede ogni volta che appare un fenomeno “nuovo” che sconvolge i canoni e le convinzioni più radicate. Peggy con Pollock rivoluziona il mondo dell’arte.

Peggy Guggenheim nella sala da pranzo di Palazzo Venier dei Leoni, Venezia, anni ‘60. Foto Archivio Cameraphoto Epoche. Fondazione Solomon R. Guggenheim, Venezia, Donazione, Cassa di Risparmio di Venezia, 2005.

PEGGY A VENEZIA
“Vivere a Venezia, o semplicemente visitarla, significa innamorarsene e nel cuore non resta più posto per altro”.
Nel 1948 Peggy Guggenheim si trasferisce a Venezia dove fu invitata alla XXIV Biennale d’Arte. La collezione Peggy Guggenheim fu un avvenimento senza precedenti. In Italia non si erano mai visti tanti artisti informali e surrealisti quasi tutti americani come Jackson Pollock, William Baziotes, Mark Rothko e Clyfford Still. Il successo fu dirompente e Peggy fu felice di avere un padiglione dedicato a lei e soprattutto di essere omaggiata dalla presenza di Luigi Einaudi, allora Presidente della Repubblica Italiana.
La stampa definì il suo Padiglione il più sensazionale di tutti.
Ma se il mondo e l’Italia la osannarono, i veneziani la delusero sia per il disinteresse per la sua collezione, che per le poche iniziative artistiche e per la loro indolenza innata. Ma di contro anche lei deluse i veneziani, che si aspettavano che incentivasse il lavoro di giovani artisti del luogo, cosa che non fece mai a parte i rapporti frequenti con Vedova, Tancredi e Santomaso, che adorava. Il desiderio più grande di Peggy era quello di fare un suo Museo e la città gliene diede l’opportunità quando acquistò Palazzo Venier dei Leoni sul Canal Grande, già appartenuto alla Marchesa Casati, musa dei futuristi e a Lady Castelrosse, famosa per la sua bellezza e il talento musicale. Il giardino del Palazzo era il più grande di Venezia e ben si prestava ad accogliere le sculture della collezione, che ben presto furono oggetto di una grande mostra.
All’ingresso, l’opera di Marino Marini era una vera provocazione: L’Angelo della Cittadella, un cavallo e un cavaliere che l’artista stesso collocò all’ingresso del giardino rivolto verso la laguna. Curiosamente Marini aveva scolpito un fallo in piena erezione che poteva essere svitato a piacimento. Peggy si divertiva a vedere la reazione dei passanti.

Peggy amava scivolare sulle acque della laguna con la sua gondola, i suoi vestiti variopinti e i famosi occhiali a farfalla, era decisamente eccentrica e inusuale e i veneziani non mancavano di riservarle critiche pungenti.
Ma lei non se ne curava di certo, aveva pochi amici che le bastavano e gli innumerevoli ospiti che venivano a trovarla da tutto il mondo. Comunque con suo grande orgoglio ottenne la cittadinanza di Venezia, la città più amata.
Nonostante la Biennale e il prestigio di una collezione unica al mondo per importanza, varietà e rappresentazione storica, Venezia non accettò la sua collezione che la mecenate voleva donarle alla fine della sua vita. Fu costretta, per non disperderla, a donarla allo zio Solomon Guggenheim col patto che restasse a Venezia, e così fu.
Nel 1979 Peggy morì e oggi riposa insieme ai suoi adorati cani in un angolo del suo amato giardino veneziano.

 

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