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Sensation

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Ricorre il venticinquesimo anniversario della mostra che sconvolse il mondo dell’arte.

 

“Non tutta l’arte è adatta a tutti. L’Accademia ritiene che il pubblico, dopo aver visto di persona, debba giudicare da sé”. Queste furono le parole pronunciate da David Gordon segretario della Royal Academy of Arts di Londra nella conferenza stampa di presentazione alla vigilia della mostra “Sensation: Young British Artists from the Saatchi Collection”, che si aprì il 18 settembre 1997 e di cui quest’anno ricorre il venticinquesimo anniversario.

Qual era il motivo di una così perentoria affermazione? Per comprenderne le motivazioni bisogna prima fare un salto temporale indietro di nove anni e ricordare che nell’agosto del 1988 sedici studenti del Goldsmiths College di Londra avevano deciso di allestire una mostra d’arte denominata Freeze in uno spazio dismesso nell’area del porto sul Tamigi, determinati a conquistarsi il successo da soli senza adeguarsi ai tempi e alle ritualità di un sistema dell’arte chiuso come quello inglese dell’epoca.

 

Sensation
Marcus Harvey, Myra, 1995 Royal Academy of Arts, London, 1997 Photo by Michael Stephens/PA.

Quei giovani avevano trovato in Damien Hirst, studente del secondo anno del corso di Belle Arti, una brillante guida che si era incaricata di recuperare finanziamenti per stampare un catalogo di fattura professionale e che si era speso per portare in quel luogo abbandonato di Londra alcune delle migliori personalità del tempo quali Norman Rosenthal, direttore mostre della Royal Academy di Londra, Nicholas Serota, direttore della Tate, galleristi e collezionisti del calibro di Charles Saatchi.

A Freeze seguirono ulteriori mostre autorganizzate e via via crebbe l’attenzione delle gallerie e delle istituzioni per il lavoro di quegli artisti che, da giovani e inesperti, si trasformarono in smaliziati imprenditori riuscendo a coagulare intorno a sé l’attenzione dei media e della scena culturale, dedicandosi a un’arte caratterizzata da sensazionalismo e tattiche shock che contribuivano ad aumentarne la visibilità.

Le opere di Sensation risultavano spesso scioccanti e disturbanti, realizzate con ogni genere di medium tra cui carcasse di squali e di vacche immerse in soluzioni di formaldeide, il proprio sangue rappreso per realizzare sculture, letti sfatti ricoperti di oggetti su cui si era giaciuti per giorni, sino a manichini in odore di pornografia.

Quei giovani si affermarono con l’acronimo YBA, Young British Artists, e la mostra del 1997 alla Royal Academy, allestita con le sole opere del loro collezionista più vorace, il pubblicitario Charles Saatchi, costituiva la summa di un decennio che li aveva visti protagonisti alle Biennali Veneziane del 1993 e del 1995 e a mostre pubbliche oltreoceano quali Brilliant! a Minneapolis e a Houston.

Quali motivazioni quindi avevano spinto il segretario della Royal Academy a poche ore dall’inaugurazione a doversi giustificare per il contenuto di Sensation, temendo l’opinione del pubblico? Spifferi di stampa avevano fatto emergere la presenza di alcune opere che avevano suscitato il turbamento dell’opinione pubblica e avevano portato alcuni membri del board a minacciare le dimissioni in caso non fossero state rimosse.

Fra queste figurava l’opera Myra di Marcus Harvey, che constava di un dipinto di grande formato raffigurante Myra Hindley, una famigerata serial killer degli anni Sessanta pervenuta alle cronache per aver crudelmente assassinato con un complice cinque bambini di età compresa tra i dieci e i diciassette anni e di averne abusato sessualmente in almeno quattro casi.

L’immagine della donna rielaborata dall’artista proveniva dalla foto del casellario giudiziario, scattatale al momento dell’arresto e che era diventata popolare perché ampiamente diffusa dalla stampa inglese. Il ritratto realizzato da Harvey era una sorta di mosaico creato da tessere realizzate utilizzando calchi di mani di bambini.

La notizia giunta alla stampa prima dell’apertura della mostra Sensation generò un’ondata di sdegno nelle famiglie delle giovani vittime che ne chiesero la rimozione, cosa che non avvenne. Oltre a quella di Harvey, l’altra opera che aveva agitato gli animi dei membri della Royal Academy era…

 

 

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