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Raffaele Quattrone

 

Woman Life Freedom

 

Ho avuto tante volte l’occasione di parlare della pratica artistica di Shirin Neshat, secondo me l’artista che più di tutti rappresenta la contemporaneità, la sua complessità, le sue peculiarità e che sa parlarci del presente e del futuro senza dimenticare il passato.

Una pratica sospesa tra Oriente ed Occidente che sa parlare in modo originale direttamente ai nostri cuori. A tale proposito sono emblematiche due recenti opere delle quali mi appresto a parlare. La prima è la regia dell’Aida di Verdi, dramma che racconta tensioni politiche ma anche emotive come quelle di Aida, principessa etiope fatta schiava in Egitto, divisa tra l’amore per il padre e per Radamés e quelle dello stesso Radamés, un comandante militare combattuto nella scelta tra il suo amore per Aida e la sua fedeltà al Faraone.

 

“Aida è un’opera profondamente intima. Che definirei femminista, perché racconta un confronto drammatico tra due donne, Aida e Amneris, un contrasto tra pubblico e privato in un mondo politico che le opprime. Una vicenda senza tempo”.

Shirin Neshat

 

Shirin Neshat aveva già diretto l’Aida nel 2017, ritorna alla regia di un’opera così importante nel 2022 apportando alcune significative variazioni.

“Quando il sovrintendente Markus Hinterhauser mi ha offerto di dirigere lo spettacolo mi sono detta: Deve essere pazzo. Invece poi ho iniziato a leggere il libretto e ho capito perché si è rivolto a me. Aida parla di donne e di tiranni come ce ne sono tanti oggi. Racconta una storia di oppressione e di esilio. Racconta una guerra inutile, così come le tante che ci sono nel mondo” ha affermato Neshat nel 2017.

 

Shirin Neshat
Shirin Neshat, Aida

 

“Seppure con un po’ di timore ad accettare la sfida. Anche nella mia vita personale c’è la dicotomia tra la femminilità e la tirannia e l’oppressione politica che Verdi ha messo in musica. Ecco perché mi identifico con Aida, perché so come ci si sente sradicati dalla propria terra. Da donna ho vissuto sulla mia pelle la rivoluzione islamica e per poter essere libera ho lasciato l’Iran. E il prezzo che ho dovuto pagare è stata la separazione dalla mia famiglia, dalle persone care. Come Aida anch’io ho nostalgia per la mia terra, ma guardo avanti.

Verdi scrisse un’opera profondamente politica. Racconta del trionfo di un popolo su un altro. E nel mondo arabo ho sentito diverse voci che leggono come razzista il melodramma. Forse anche perché nel corso dell’opera spesso si invoca Guerra! Guerra! In realtà è una profonda critica all’uso della violenza.

Per questo, per mettere in risalto una tragedia profondamente umana, ho voluto in scena ballerini con maschere di animali, quasi fantasmi che i personaggi non vedono, ma che aleggiano sulla storia, evocano la guerra, senza glorificarla, ed evidenziano la tragedia della protagonista.

Aida è un’opera profondamente intima. Che definirei femminista, perché racconta un confronto drammatico tra due donne, Aida e Amneris, un contrasto tra pubblico e privato in un mondo politico che le opprime. Una vicenda senza tempo”.

 

 

Shirin Neshat
Shirin Neshat, Aida

 

Il primo allestimento dell’Aida realizzato nel 2017 è un allestimento lineare, minimale (niente cammelli ed elefanti per intenderci) in dialogo con il percorso artistico di Shirin Neshat, quindi con la contemporaneità. Per esempio nella scena del Trionfo c’erano volti di rifugiati a fare da contraltare agli etiopi prigionieri di guerra.

Quest’anno, cinque anni dopo il debutto al Festival di Salisburgo, Shirin Neshat torna alla regia dell’Aida e lo fa mettendo in evidenza i tormenti dei tre personaggi principali (Aida, Radamès e Amneris) combattuti tra i loro sogni (il sogno di una vita alternativa) e la realtà di una società che vuole imporre loro i suoi modelli con tutte le sue forze.

Il tutto con un tema dominante di sottofondo: la guerra permanente. La guerra tra egiziani ed etiopi, potenti ed impotenti, uomini e donne, sogni e doveri. Il motore dell’azione di questi personaggi è il fatto che non vogliono seguire i modelli sociali, e in questo sono dibattuti non perché non ci credano fino in fondo ma perché il loro comportamento avrà delle conseguenze non solo sulla loro vita ma anche su quella degli altri.

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