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Raffaele Quattrone

Contrariamente a quanto si pensi, Roma è un fulcro importante dell’arte contemporanea e ne è testimonianza la bellissima mostra “Un presente indicativo” curata da Antonello Tolve alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea (GNAM).

 

“Nella scelta delle opere da parte mia c’è sempre l’obiettivo di fare sognare lo spettatore ad occhi aperti. Quelle in mostra alla GNAM descrivono il nostro corpo di luce, i nostri neuroni magnetici e la nostra anima che si collega con lo spazio celestiale”.

Antonello Tolve

 

Andrea Aquilanti, Paolo Canevari, Gea Casolaro, Marco Colazzo, Bruna Esposito, Alberto Di Fabio, Stanislao Di Giugno, Marina Paris, Giuseppe Pietroniro, Roberto Pietrosanti, Gioacchino Pontrelli, Andrea Salvino, Maurizio Savini, Adrian Tranquilli portano in mostra una sessantina di opere che danno forma ad una investigazione che, se da un lato vuole fare luce sui protagonisti della scena romana di un certo periodo, dall’altro evidenzia come questi sviluppino una ricerca interdisciplinare ed una sensibilità internazionale.

 

GNAM
Bruna Esposito, Allegro non troppo, 2017, Courtesy Studio Stefania Miscetti, Roma, ph. Adriano Mura

 

“L’opera è come medium espressivo per narrare un sogno”

Antonello Tolve

 

Per Tolve si tratta di periodo storico artistico molto importante, che ha aperto la strada alle generazioni di artisti che in un qualche modo si sono poi trovati a confrontarsi con questa generazione. E allora, in un’affollatissima serata di inaugurazione ho provato a fare qualche domanda ad Antonello Tolve per comprendere meglio questo progetto e questo allestimento che è davvero molto interessante.

Come è nata l’idea di questa mostra alla GNAM e come l’hai sviluppata?

“L’idea della mostra è nata da un dialogo con Cristiana Collu e più esattamente dal desiderio di aprire un dossier sul presente dell’arte a Roma (su una generazione di artisti nati negli anni Sessanta del secolo scorso), di raccontare dunque una storia, una delle tante possibili storie dell’arte italiana dove gli artisti non sono etichettati o imbrigliati nel gruppo di turno, ma battitori liberi, capaci di confrontarsi a pieno regime con le manovre creative del presente.

Scandito da opere realizzate tra il 1989 e il 2023, il percorso evidenzia il desiderio di mettere sotto scacco la storicizzazione, per evidenziare la linea di una ricerca ancora in continua evoluzione.

Certo qualcuno potrà dire che sono soltanto 14 nomi e che ci sono anche delle mancanze, ma ci tengo a precisare che si tratta di “un presente indicativo”, uno dei tanti racconti possibili. Per me è stato importante aprire appunto questo dossier, porre l’accento su una generazione preziosa ed eterogenea, con la speranza che si faccia maggiore chiarezza su un territorio (e non solo romano) ancora tutto da disegnare, come pure da esplorare e attenzionare.”

 

GNAM
Alberto Di Fabio, Pulverem Reverteris, 2015, Acrilico su tela / Acrylic on canvas, Courtesy Alberto Di Fabio, ph. Giorgio Benni

 

Cosa accomuna gli artisti che hai selezionato per la mostra alla GNAM?

“Trait d’union che accomuna un po’ tutti gli artisti in mostra è un sapore barocco, una lotta a volte ben definita e visibile, altre appena accennata, ma atmosfericamente riconoscibile nella dimensione fluida degli spazi, nell’assunzione strategica della luce, nella misura della fuga (della via di fuga), della vertigine, della seduzione, del dinamismo o anche in una certa plasticità che privilegia la forma aperta e labirintica, il curvilineo, il labirintico, l’audace scorcio prospettico, il policentrico e l’illusionistico, la pluridirezionalità, l’ambiguità, l’eccentricità, l’irregolarità e, in un certo grado, la soglia della meraviglia intesa come illusione mediante la quale distruggere l’illusione stessa e colpire al cuore lo spettatore.”

 

GNAM
Adrian Tranquilli, Love is not a Love Song, 2010, ph. Adriano Mura

 

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