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Giorgio Morandi

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Un carattere schivo e riservato. Un artista estremamente sensibile e fine, che ebbe il potere di trasformare una semplice natura morta in elegie sull’esistenza. In una parola: Giorgio Morandi, il grande maestro della pittura del ‘900, che riuscì a tracciare un percorso artistico personalissimo e assolutamente riconoscibile, senza mai distogliere l’attenzione dalla realtà culturale che lo circondava.

 

“Attraverso le meravigliose nature morte Morandi non intendeva creare asettiche rappresentazioni della realtà sensibile, bensì potenti evocazioni totemiche”.

 

A distanza di più di trent’anni dall’ultima rassegna, Milano gli dedica una grande mostra per celebrare il rapporto elettivo tra la città e il pittore bolognese.

Erano infatti lombardi o vivevano a Milano i primi grandi collezionisti di Morandi, come Vitali, Feroldi, Scheiwiller, Valdameri, De Angeli, Jesi, Jucker, Boschi Di Stefano, Vismara – parte delle cui raccolte furono donate alla città – e milanese era la Galleria del Milione, con la quale il pittore intrattenne un rapporto privilegiato.

 

Casa Morandi
Casa Morandi, Via Fondazza 36 , Bologna

 

“Morandi 1890-1964”, in scena a Palazzo Reale dal 5 ottobre 2023 al 4 febbraio 2024, per estensione e qualità delle opere è tra le più importanti e complete retrospettive sul pittore bolognese mai realizzate, in continuità con il consolidato apprezzamento della sua opera in prestigiose sedi internazionali, dal Metropolitan Museum di New York (2008), al Pushkin di Mosca (2017), al Guggenheim di Bilbao (2019).

Un corpus espositivo di circa 120 opere ripercorre l’in- tera opera cinquantennale dell’artista bolognese, documentandone l’evoluzione stilistica, nella variazione dei temi prescelti – natura morta, paesaggio, fiori e solo raramente figure – e delle tecniche – pittura, acquaforte e acquerello.

La mostra, curata da Maria Cristina Bandera, raccoglie prestiti eccezionali da importanti istituzioni (come il Museo Morandi, la Pinacoteca di Brera e i Musei Vaticani), enti pubblici (tra cui la Camera dei Deputati, Eni e Rai) e prestigiose collezioni private.

Squisitamente introspettiva, quasi spirituale, la pittura morandiana scava sotto la superficie del visibile alla ricerca di una realtà più profonda. L’artista amava aggirarsi tra mercatini e rigattieri per ampliare e aggiornare la propria collezione di cocci, contenitori e bottiglie dalle forme e i colori più svariati. Li sceglieva con cura e dedizione, e li portava nella sua casa-atelier in via Fondazza a Bologna, dove viveva e lavorava completamente immerso nel suo universo di suppellettili.

Bottiglie, vasi, scatole, ciotole, caraffe e lucerne: solo all’apparenza semplici utensili, ma di cui Morandi, come un grande regista, immaginava tutte le possibili soluzioni formali realizzabili, valutando le relazioni tra figure e colori, pieni e vuoti, luci e ombre.

Attraverso le meravigliose nature morte Morandi non intendeva creare asettiche rappresentazioni della realtà sensibile, bensì potenti evocazioni totemiche. Il suo universo simbolico costituito da oggetti tra i più comuni, scelti per la loro immutabilità, immunizzati dalla realtà e sospesi della loro funzione, era il pretesto per disvelare ciò che della realtà è astratto.

 

Casa Morandi, Grizzana

 

Lo studio degli illustri pittori del passato e la conoscenza dei pilastri fondamentali dell’arte contemporanea furono gli strumenti con cui Morandi mise alla prova la propria espressività. Si notano infatti influenze degli interpreti del primitivismo quattrocentesco, e in particolare Cézanne – con l’essenzialità compositiva e la sobrietà delle immagini – fu certamente il suo più importante punto di riferimento. Pur rimanendo sempre fedele a sé stesso, Giorgio Morandi non rimase mai immobile sulle medesime suggestioni artistiche.

Approfondì nell’arco della sua vita diverse soluzioni formali. Se le opere degli anni ’20 sono caratterizzate da una certa resa naturalistica, quelle degli anni ’30 si animano di un tratto pittorico più vibrante e tormentato, in cui gli oggetti sembrano quasi sul punto di sciogliersi e liquefarsi come cera calda. Affascinato dal lavoro portato avanti da De Chirico, Carrà e Savinio, Morandi aderì infatti per un periodo alla Pittura Metafisica, reinterpretandone il senso enigmatico e spettrale con opere immateriali e surreali.

 

 

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