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Paolo Sciortino

Homo Deus è la parola chiave dell’ottava edizione di PARMA 360 Festival della creatività contemporanea, a cura di Chiara Canali e Camilla Mineo, inaugurato il 6 aprile a Parma, in una tessitura diffusa di esposizioni ed eventi, fino al 19 maggio 2024.

È un Rinascimento digitale, artificiale, e in quanto tale, naturale e sovrannaturale, dunque sommamente “intelligente”, quello che racconta il festival parmense varato anche quest’anno, per l’ottava edizione, nella capitale gaudente dell’Emilia.

Michelangelo aveva rappresentato l’accostamento “digitale” tra il Creatore e il Suo Creato, l’Uomo, fissando nella Cappella Sistina l’icona universale dell’incontro emblematico tra Entità divina ed Essere umano, nel momento immediatamente precedente al tocco fatale tra Homo e Deus, tra gli indici delle mani, appunto. Un incontro “digitale” che oggi è realizzato attraverso il “medium” digitale. Non più nella trasmissione fisica, ma nell’avatar degli avatar, quello dell’intelligenza in sé, non più solo quello delle singole repliche del singolo soggetto Uomo. E, a quanto pare, il prodotto non cambia: Homo est Deus, nell’intermediazione di una intelligenza aliena che tuttavia è ancora dominata dall’Uomo, almeno fino a quando non completerà il suo sviluppo.

Naturale sviluppo? Chissà? Forse non è davvero più il caso di chiamare come si è sempre chiamato lo sviluppo organico delle cose. Oggi le cose cominciano ad avere una vita propria, diversa, distinta, aliena. L’arte registra il passaggio, come sempre, e ne dà conto in questa rassegna a Parma.

Cinque grandi mostre di pittura, scultura, illustrazione, arte digitale e nuovi media sono allestite in dialogo con chiese e palazzi storici della città di Parma, in un percorso diffuso sul territorio che comincia al piano nobile di Palazzo Pigorini, con la mostra Survival di Piero Gilardi (Torino 1942-2023), in omaggio al Maestro dell’Arte Povera – recentemente scomparso – ecologista ante-litteram e tra gli autori italiani più influenti del secondo dopoguerra a livello internazionale. Opere d’arte che rappresentano in modo realistico e meticoloso sezioni tridimensionali di suolo e paesaggio a grandezza naturale (piante di fico, palmeti, girasoli, cavoli, zucche, pesche), intagliate nel poliuretano espanso e dipinte con pigmenti sintetici, sino al limite dell’iperrealismo. Sono sculture dipinte che non vanno contemplate passivamente, bensì devono interagire sensorialmente con il corpo del fruitore, per accoglierlo ed essere toccate, udite, percorse. Il concetto di “interattività” attraversa tutta la mostra ed è accentuato in alcune opere più recenti come Scoglio bretone (2001), Panthoswall, (2003) e La Tempesta perfetta (2017) e della sopravvivenza del Pianeta.

Al secondo piano di Palazzo Pigorini si sviluppa la prima sezione della mostra collettiva L’opera d’arte nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale, a cura di Chiara Canali, Rebecca Pedrazzi e Davide Sarchioni, la prima mostra collettiva di artisti italiani sulla Intelligenza Artificiale. Il titolo del progetto L’opera d’arte nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale si ricollega al famoso saggio di Walter Benjamin L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, pubblicato nel 1936, in cui il filosofo tedesco sosteneva come, all’inizio del XX secolo, l’invenzione e l’utilizzo di nuove tecniche, quali il cinema e la fotografia, stesse radicalmente cambiando le modalità di produzione e di ricezione artistica. Allo stesso modo, negli ultimi anni, l’Intelligenza Artificiale (IA) ha visto una rapida ascesa – Intelligenza Artificiale (IA) è stata designata parola dell’anno 2023 dal Collins Dictionary –, e oggi sempre più artisti si sono confrontati e usano questa tecnologia per creare opere d’arte e progetti artistici collaborativi verso nuovi linguaggi estetici. In mostra: video, progetti immersivi, artwork digitali ma anche opere fisiche: dal mosaico all’installazione, dalla scultura alla fotografia – tutte opere frutto della creatività artistica di un pool di venti artisti che hanno incluso nella loro ricerca e produzione l’uso dell’AI.

In mostra sono esposte le opere di: Antonio Barbieri, Domenico Barra, Davide Maria Coltro, Andrea Crespi, Giuliana Cunéaz, Debora Hirsch, Nick Landucci, Giuseppe Lo Schiavo, Manuel Macadamia, Vincenzo Marsiglia, Mauro Martino, Angelo Demitri Morandini, Max Papeschi con Michele Ronchetti, Chiara Passa, Giuseppe Ragazzini, Martin Romeo, Svccy.

Emanuele Giannelli, uno dei più celebri scultori contemporanei, è il protagonista della mostra Humanoid, a cura di Camilla Mineo, alla Chiesa sconsacrata di San Ludovico con quaranta opere di grandi dimensioni e presente in città con l’iconica Mr. Arbitrium, opera monumentale di oltre cinque metri che sorregge la Chiesa di San Francesco del Prato, gioiello gotico della Città di Parma, riaperta dopo duecento anni di storia travagliata, situata a pochi passi dal Duomo e Battistero. Al centro del lavoro dello scultore – diplomato all’Accademia di Carrara e da Roma approdato con il suo laboratorio a Pietrasanta, in Versilia – c’è l’Uomo, indagato nel suo essere contemporaneamente primitivo e futuristico, umano e non umano, in bilico fra uno stato primigenio (l’ironica Monkey Tribù) e un futuro incerto e globalizzato. In mostra è esposta una selezione di opere degli ultimi anni, realizzate prevalentemente in resina e ceramica: gruppi scultorei composti da singole figure o da gruppi di umani che dialogano strettamente fra loro, creando un universo dall’estetica futuristica impregnato di atmosfere filmiche e letterarie. Nei lavori di Giannelli i corpi sono modellati come fossero entità ibride, dotate di protesi tecnologiche: occhiali da saldatore, binocoli e visori (Korf) proiettano l’Uomo in un mondo virtuale che lo allontana dalla realtà, un universo in cui il progresso tecnologico, l’intelligenza artificiale, le nuove tecnologie hanno rivoluzionato e messo in crisi i più fondanti concetti identitari.

Giannelli sembra proiettarci in scenari apocalittici e fantascientifici raccontandoci di un’umanità alienata e omologata, dotata di numeri seriali sul petto: eserciti ieratici e silenziosi, come nell’opera Mr. Kirbiati, o come invece nei Sospesi, sculture in cui l’artista rappresenta lo sforzo fisico del corpo umano che cerca di opporsi alla forza di gravità, figure fluttuanti in una dimensione sospesa, alla ricerca di un equilibrio.

L’ottava edizione di PARMA 360 Festival si completa con una serie di talk, incontri e workshop con gli autori protagonisti delle mostre e alcuni relatori, critici d’arte, curatori, giornalisti, operatori culturali in dialogo con loro.

Come ogni anno, il Festival si allarga alla città intera attraverso un CIRCUITO OFF, organizzato grazie al contributo dell’Assessorato alla Rigenerazione Urbana e Attività economiche, per far rivivere in modo nuovo gli spazi della città, promuovere la cultura artistica presente nel territorio e coinvolgere attivamente tutta la cittadinanza attraverso un percorso ramificato nel centro storico di Parma. All’appello sono chiamati una cinquantina di spazi creativi della città, tra negozi, ristoranti, librerie, studi d’artista ed esercizi vari.

 

Parma 360 Festival della creatività contemporanea (VIII Edizione)
HOMO DEUS
Direzione artistica di Chiara Canali, Camilla Mineo
06 aprile 2024 – 19 maggio 2024
Parma, sedi varie

www.parma360festival.it
@parma360festival

 

Immagine di copertina: Survival, exhibition view, Palazzo Pigorini, Parma 360 Festival della creatività contemporanea, 2024 – Courtesy Parma 360 Festival della creatività contemporanea, ph Greta Margherita Rinaldi

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