l'arte come non l'hai mai vissuta
CARRELLO
Cerca
Close this search box.

Oltre il Pop

Facebook
LinkedIn
WhatsApp

Colore, contaminazione, vivacità e irriverenza

C’era una volta il Pop. C’era, e non c’è più: o forse c’è ancora, eccome, ed è vivo più che mai, ma non è più possibile classificarlo, delimitarlo in una semplice classificazione a se stante, per il semplice motivo che ogni frammento di quello che un tempo chiamavamo col nome di realtà, oggi più che mai mescolata alla dimensione della nostra esistenza virtuale, appare fatalmente contaminato da atmosfere, colori, attitudini tipicamente “pop”.

Tutto, oggi, a distanza di più di mezzo secolo dalla sua nascita, è diventato pop, che si definisca ancora con questo termine o meno: lo sono la pubblicità, la comunicazione, i social, la moda, la letteratura, il giornalismo, la tv, il cibo. Tutto è pervaso da quello stile rapido, veloce, gioioso, scanzonato, leggero e colorato che un tempo abbiamo chiamato con l’aggettivo “pop”.

Non è più la Pop Art come la intendevano Andy Warhol & Co., ma qualcosa, anzi molto, di quell’attitudine è rimasta, dal momento che, come diceva Warhol, “quando avrai imparato a pensare pop non sarai più in grado di vedere il mondo allo stesso modo di prima”.

 

la madonna degli influencer
Giuseppe Veneziano, La madonna degli Influencer, 2021, acrilico su tela, cm 110×80.

 

Il Pop, insomma, si è insinuato nelle nostre vite, ha pervasivamente occupato ogni spazio del nostro quotidiano, si è impossessato della nostra stessa visione del mondo, o forse del mondo stesso. E così, quell’attitudine a “cogliere ciò che è epico negli oggetti e negli atteggiamenti quotidiani” (così Lawrence Alloway, inventore del termine “pop”) è oggi diventato il pane quotidiano di cui si nutrono molti degli artisti che calcano le scene del sistema dell’arte.

 

Anche in Italia, storicamente patria dell’arte “alta” e colta, il pop ha ormai preso il sopravvento, contagiando critici, galleristi, giornali, fiere d’arte. E soprattutto artisti.

 

Tra gli artisti maggiormente in voga (ancor di più dopo il successo dell’estate scorsa a Pietrasanta, con la sua banana blu che campeggiava in piazza), Giuseppe Veneziano è uno che col Pop ci ha giocato molto: Giuseppe Veneziano è senz’altro uno che col Pop ci ha giocato molto: contaminazione tra cultura alta e bassa, ironia, desacralizzazione, rovesciamento dei codici, citazioni dalla cultura popolare, trasversalità dei messaggi e del pubblico di riferimento, calembour linguistici tra titolo e significato e stesura del colore a campiture piatte sono le caratteristiche principali delle sue opere, ormai entrate a far parte integrante del nostro immaginario.

Quest’anno ci riserverà altre sorprese, con un nutrito programma di mostre (a luglio a Bologna, Palazzo Pallavicini, tra estate e autunno a New York, Germania e Seul) e incursioni nel mondo della Crypto Art (“Digital Renaissance” con Giovanni Motta).

 

page3image9566640
Giulio Alvigini, Galleria portami via, 2020, tessuto e stand in metallo, cm 80×70×15. Courtesy Mucciaccia Contemporary, Roma.

 

Tra gli ultimi, indiscutibili successi dell’arte contemporanea italiana, invece, non si può non citare in questa “onda lunga del Pop” un artista sui generis, che ha rinnovato completamente i codici linguistici del fare arte, inserendo l’ultimo, in ordine di apparizione, dei linguaggi della comunicazione contemporanea, il “meme”, riportato a una dimensione “colta”, divertita e tutta giocata all’interno dei codici del sistema artistico: memorabili i suoi meme riferiti al mondo delle gallerie, dei critici, degli artisti, emergenti e storici.

Nel tritacarne di Alvigini nessuno viene risparmiato: critici paludati e mostri sacri dell’arte, galleristi e istituzioni culturali. Il suo pulpito è il profilo Make Italian Art Great Again, con un pubblico variegato: critici, galleristi, certo, ma anche studenti e moltissimi ragazzi, che nel suo linguaggio ipercontemporaneo e nella sua ironia tagliente si riconoscono.

Nel prossimo febbraio, è prevista una sua personale presso il noenato Spazio Amato (Instragram @spazioamato), intitolata “Portrait of the Art World as a Club”, sorta di rappresentazione/messa in scena di un club privato e autoreferenziale come metafora del sistema artistico.

Immancabile, nella lista degli artisti che hanno lavorato sull’onda lunga del Pop, è Max Papeschi, autore di megaprogetti che attraversano confini e stati, come quello, di qualche anno fa, realizzato in collaborazione con Amnesty International e dedicato a Kim Jong Un (“Welcome to North Korea”), che ha girato mezzo mondo con l’artista ironicamente auto-proclamatosi Ambasciatore del Ministero della Propaganda Sociale e Culturale della Repubblica Popolare Democratica di Corea.

 

page5image9737504
Max Papeschi, Magical Mistery Burger, 2020, NFT.

 

Oggi Papeschi è in procinto di dare il via a un nuovo progetto, ancora top secret, che andrà oltre le tradizionali caratteristiche su cui l’artista si era finora basato, cioè attenzione all’attualità, continuo gioco di riferimenti tra storia e immaginario pop, ribaltamento del politicamente coretto.

Il nuovo progetto, che prenderà il via in primavera, sarà nuovo nei temi e nella forma: metà basato sul reale (come sempre, prenderà il via da una grande città d’Italia, in questo caso Milano, per andare poi in tour un po’ in tutto il mondo), e per metà sul virtuale: il suo percorso di capillare disseminazione si svolgerà infatti anche, spiega l’artista, nel Metaverso.

 

page3image11242544
Max Ferrigno, Rocksylight, 2020, acrilico su tela, cm 100×80

 

Il neopop di Max Ferrigno, dal canto suo, ha un passato di grande attenzione all’estetica popsurrealista e una predilezione per il pop giapponese.

Le sue Cam Girls, muse contemporanee, metà Cosplayer e metà Pin Up del ventunesimo secolo, sono la rappresentazione di fenomeni estremamente attuali: le ragazze e ragazzine che quotidianamente si mettono in posa di fronte alla videocamera del proprio cellulare o del proprio pc, per inscenare, tra chat e gruppi privati, lo spettacolo della propria vita divenuta rappresentazione di un sé sempre più estraniato dalle convenzioni e dalle regole sociali de sempre più immerso nella cultura giovanile contemporanea, tra sessualità fluida e attenzione maniacale alla costruzione di un personaggio ibrido e meticcio.

Dopo la mostra al Mec Museum di Palermo di questo autunno, l’uscita di un libro dedicato al suo lavoro (Poetica di un artista dispettoso, Serradifalco editore), l’artista ha in serbo due personali, a Milano e a Kiev, un evento durante la Biennale e una personale a fine 2022 a Johannesburg.

 

page5image9744992
Tomoko Nagao, Adam and Eve after Lucas Cranach the Elder with del monte, calippo, chanel, luis vitton, visa, coca cola, tampax and kitty, 2021, tecnica mista.

 

Tomoko Nagao è un’artista giapponese naturalizzata italiana. Nata a Nagoya, dove ha studiato con Nara Yoshitomo, si è poi trasferita a Londra approdando infine a Milano. L’iconografia cui si richiamano le sue opere risente delle influenze della cultura manga, con uno sguardo alla tradizione più antica, che ha nella cultura dell’ukiyo-e, la stampa dell’estetica fluttuante, il suo riferimento più classico, fino ad arrivare alle ultime creazioni pop delle anime e dei cartoni, ai quali l’artista non lesina riferimenti all’interno dei quadri, mescolati con le griffe dei marchi delle aziende.

Negli ultimi anni, il suo lavoro ha attirato un interesse sempre più forte da parte del collezionismo e della critica. Per quest’anno, è previsto un grande progetto in Asia, a Taiwan.

 

pop
Paolo Cassarà, In viaggio, 2010, terracotta dipinta, cm 82x50x30. Courtesy 210 Gallery Milano.

 

Paolo Cassarà, dell’ondata neopop che ha sconvolto il mondo dell’arte italiano è stato senz’altro un precursore. Le sue sculture in terracotta o resina policroma, dai tratti allungati e vagamente fumettistici, rappresentano, fin dai primissimi anni Novanta, i cambiamenti del gusto e del costume della società contemporeanea, con un occhio di riguardo, tra il divertito e il dissacrante, al sistema-moda e ai suoi riti, alle sue regole non scritte, alle sue ipocrisie.

Le modelle delle sue sculture sono ragazze-bene, giovani donne in carriera (ma dalle cui borsette spuntano confezioni di antidepressivi), manager rampanti e cocainomani, starlettes, dj, ragazze da discoteca. Una fauna colorata, sexy, gustosa, colta e divertente, riprodotta dall’artista con leggerezza, ironia e sarcasmo.

Attualmente è in corso la sua mostra personale (“Fetish Fashion”, a cura di Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci) alla 210 Gallery di Galleria Vik Milano, l’hotel d’arte che si affaccia su Galleria Vittorio Emanuele a Milano, e diverse collettive prevedono la sua partecipazione nei prossimi mesi.

 

page4image9958816
The Bounty Killart, Castaway, 2016, fusione in alluminio, cm 30x64x36. Courtesy Marco Rossi Arte Contemporanea.

 

Infine, non può mancare Bounty Killart, nome di un gruppo di artisti torinesi, che mettono in atto, soprattutto con la scultura, una pratica combinatoria che mescola, all’insegna dell’ironia e della desacralizzazione, antico e moderno, rileggendo in chiave ironico-provocatoria i grandi capolavori vuoi della classicità greca e romana, vuoi del Rinascimento o del Neoclassicismo.

Ne emerge un immaginario ibrido, sofisticato e bizzarro, che a una prima lettura appare classico nell’espressione formale ma che, a un esame più attento, nasconde un’anima corrosiva, provocatoria, irriverente e dissacrante. Sculture “geneticamente modificate” che prendono di mira e fanno il verso, con eleganza e grande compostezza formale, all’anima grottesca e distopica del contemporaneo avanzato.

 

Nella loro mostra, attualmente in corso al Museo d’arte contemporanea Erarta di San Pietroburgo, i Bounty Killart mettono in scena, attraverso una trentina di opere, i resti archeologici, scoperti in un immaginario anno 3115, di un presente molto simile al nostro, per ironizzare e analizzare le bizzarrie non di un lontano futuro, ma di un presente distopico e impazzito, viste con gli occhi di ipotetici visitatori del futuro.

Non c’è dubbio, il Pop è più che mai vivo, e con la sua irriverenza continua a farci sognare, emozionare, divertire.

 

 

Per ricevere il magazine di ArteIn, abbonati subito!

Acquista qui i numeri precedenti!

Articoli correlati
Scopri i nostri autori

Esplora la di articoli firmati da questo autore, lasciati affascinare dalle sue avvincenti storie e dalla sua unica prospettiva sull’arte.

Esplora la di articoli firmati da questo autore, lasciati affascinare dalle sue avvincenti storie e dalla sua unica prospettiva sull’arte.

Esplora la di articoli firmati da questo autore, lasciati affascinare dalle sue avvincenti storie e dalla sua unica prospettiva sull’arte.

Esplora la di articoli firmati da questo autore, lasciati affascinare dalle sue avvincenti storie e dalla sua unica prospettiva sull’arte.

Esplora la di articoli firmati da questo autore, lasciati affascinare dalle sue avvincenti storie e dalla sua unica prospettiva sull’arte.