Realismo pop magico per raccontare la realtà
Gli anni sono volati per quel ragazzo classe 1968 diventato uno dei maestri indiscussi della fotografia: Eugenio Recuenco con uno stile definito “pittorico” e “cinematografico” ha conquistato velocemente il pubblico internazionale per la teatralità e l’ironia dei suoi scatti che raccontano una storia spesso dai risvolti incerti.
Sì, perché l’interesse verso diversi canoni, dal classicismo al barocco passando per il sognante surrealismo e la sfrontatezza del pop, sono un mezzo per cristallizzare una narrazione aperta a diverse interpretazioni o, come dice Eugenio Recuenco, “Le mie fotografie sono un istante che riassume una storia”.
Una storia che attinge a un background ricco e suggestivo che non definisce tanto uno stile, quanto piuttosto un modo di narrare che ha nei dettagli i punti chiave per stimolare l’immaginazione, fornendo allo spettatore gli spunti per un racconto parallelo.
Un vulcano di creatività che lo ha portato a realizzare progetti davvero imponenti, come la serie “365o”, per non parlare del progetto a cui sta attualmente lavorando, “Las mil y una noches”. Non manca il legame con l’Italia, nella collaborazione con Lavazza per il calendario del 2021, dal titolo profetico “New Humanity”.
Un artista che parla della sua visione del mondo, dell’attuale crisi politica come nel progetto “El Hundimento de Trump”. Di questo e molto altro ci parla Eugenio Recuenco in questa esclusiva intervista per “Arte In”.
Hai studiato pittura ed è evidente dall’uso che fai della luce nei tuoi scatti. Come è nata e si è sviluppata la passione per la fotografia fino farla diventare il tuo medium espressivo?
“Ho studiato Belle Arti. La mia percezione dei colori, della composizione e la mia conoscenza dell’arte in generale si sono formate in quel periodo. Il mio interesse per la moda e la fotografia però è antecedente ai miei studi, tutto è iniziato quando ero più giovane. Avevo persino avviato un laboratorio di fotografia al liceo.
In quegli anni ammiravo fotografi di fama internazionale, poi i miei interessi si sono allargati e ora si potrebbe dire che il mondo intero sia diventato la mia principale fonte di ispirazione.
Mi interessa soprattutto che il mio lavoro sia personale, e forse questo ha più a che fare con l’arte, dove bellezza e concetto si fondono. A volte mi ispiro ai grandi maestri della pittura, ma solo a livello formale. Mi piace poter usare quell’estetica, che è già “accettata”, mandare messaggi diversi, fare trasgressioni visive.
È in questo gioco di creazione di nuovi significati che affiora la cultura Pop, poiché la mia fotografia parla di me e del mio tempo. Quindi, direi che si può descrivere il mio lavoro come un realismo pop magico”.