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Le pioniere dell’arte moderna

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arte moderna
Mela Muter, Nu cubiste, 1919-1923, olio su tela, cm 88x115x2,5, collezione privata, ©diritti riservati foto Desa Unicum – Marcin Koniak.

Gioiose, trasgressive, ribelli. Sono le antesignane dell’arte moderna. Ora riunite in una grande mostra a Parigi, al Musée du Luxembourg

 

Les années folles, gli anni folli e ruggenti del Novecento, non passano mai di moda, tantomeno nella capitale indiscussa dell’eleganza. La Parigi degli anni Venti è stata una città di grande fermento culturale e sociale, anche grazie alla fascinazione per le mode che cominciavano in quel periodo ad arrivare da oltreoceano.

Le notti risuonavano delle note del fox trot e del charleston che, con i loro ritmi indiavolati, sdoganavano quei particolarissimi abiti ricchi di frange e perline. Nei café di Montparnasse si potevano incontrare Picasso e Chagall. Nella libreria Shakespeare and Company si riunivano Ezra Pound, Ernest Hemingway, James Joyce e Francis Scott Fitzgerald. Gli abbeveratoi per i cavalli, una volta oggetto comunissimo nelle città di tutto il mondo, iniziavano a scomparire per far posto alle pompe di benzina delle automobili.

La nuova eleganza dell’Art Déco permeava ogni oggetto della vita quotidiana. Coco Chanel lanciava il taglio alla garçonne, disegnando una donna molto più disinibita che, con abiti corti, capelli alla maschietta e sigaretta in mano, era pronta a conquistare il mondo.

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Romaine Brooks, Au bord de la mer, 1912, olio su tela, cm 105×68, Musée franco-américain du château de Blérancourt, dépôt du Centre Pompidou, Musée national d’Art moderne, Centre de création industrielle, Paris. © The Romaine Brooks Estate # Pascal Alcan Legrand. Foto Centre Pompidou, MNAM-CCI, Dist. Rmn-Grand Palais / Gérard Blot.

 

 

 

 

 

Una società in totale cambiamento, dall’atmosfera mondana e liberale, rivoluzionata nelle sue fondamenta culturali anche dal diritto di voto per le donne e da una generale apertura all’innovazione.

Nel 2011 Woody Allen ha firmato una vera e propria dichiarazione d’amore per gli anni ruggenti, con la sua indimenticabile pellicola Midnight in Paris. Nel film, allo scoccare della mezzanotte il protagonista si ritrovava a vagare nel tempo, confrontandosi con i più grandi artisti dei salotti parigini del primo dopoguerra. Senza aspettare i dodici rintocchi, potrete farlo anche voi, andando a visitare la mostra “Pionnières. Artistes d’un nouveau genre dans le Paris des années folles”, che apre i battenti al Musée du Luxembourg di Parigi.

Cento anni dopo, l’istituzione francese fa risorgere questa Parigi euforica e dall’atmosfera cosmopolita, in tutta la sua sfarzosità e ricchezza, invitandoci a rivivere l’effervescenza culturale di una città in pieno svolgimento sotto l’influenza femminile.

Amrita Sher-Gil, Autoportrait en Tahitienne, 1934, olio su tela, cm 90×56, New Delhi, Collection Kiran Nadar Museum of Art. © Kiran Nadar Museum of Art.

 

L’esposizione è infatti un omaggio alle innumerevoli donne straordinarie che hanno aperto nuove strade dell’arte moderna, diventando esempio per coevi e posteri. Alcune di queste appartengono ormai all’immaginario collettivo, altre invece sono meno note. Da personaggi di fama mondiale come la sontuosa Tamara de Lempicka, a figure dimenticate come la ritrattista e caricaturista franco-danese Gerda Wegener, il Musée du Luxembourg riabilita definitivamente le donne nella scrittura dei più grandi capitoli della storia dell’arte.

Esseri sublimi, sia per la loro intelligenza che per il loro talento, finalmente eretti al rango che è loro dovuto, quello di pioniere.

Queste “nuove Eva” dell’arte moderna, a lungo emarginate e discriminate, tanto nella formazione quanto nell’accesso alle principali scuole d’arte, musei e gallerie, hanno ricoperto in realtà un ruolo chiave nello sviluppo dei grandi movimenti artistici della prima metà del XX secolo, senza tuttavia essere riconosciute come tali durante tutta la loro vita.

Solo recentemente si è studiata la rilevanza che ebbero nell’arte moderna, dal fauvismo all’astrazione, passando per il cubismo, il dadaismo e il surrealismo; ma anche nel mondo dell’architettura, della danza, del design, della letteratura e la moda, così come nelle scoperte scientifiche. I numerosi sconvolgimenti sociali dell’inizio del Novecento hanno spinto l’affermarsi di alcune grandi donne artiste, soprattutto dopo che la Rivoluzione russa e la Prima guerra mondiale accelerarono la messa in discussione del modello patriarcale.

Le esplorazioni plastiche e concettuali di queste pioniere d’arte testimoniano audacia e coraggio di fronte a convenzioni consolidate che a quell’epoca limitavano le donne a determinati mestieri e stereotipi.

Dipinti, sculture, fotografie, film, opere tessili e letterarie: nessun campo artistico è stato trascurato da queste donne poliedriche, che non hanno esitato a liberarsi dalle norme del tempo e ad esprimere in diversi modi il desiderio di ridefinire il ruolo della donna nel mondo moderno, guadagnando potere e visibilità anche e soprattutto nel mondo dell’arte.

 

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Suzanne Valadon, Jeune femme aux bas blancs, 1924, olio su tela, cm 73×60, Nancy, Musée des Beaux-Arts. © Musée des Beaux-Arts, Nancy. Foto G. Mangin.

 

Artiste come Suzanne Valadon, Tamara de Lempicka, Marie Laurencin, Mela Muter, Anton Prinner, Gerda Wegener, saranno le prime a essere riconosciute come artiste e a ottenere finalmente l’accesso alle grandi scuole d’arte fino ad allora riservate agli uomini. Ma anche a possedere un proprio studio, a tenere laboratori, a raffigurare corpi nudi, maschili o femminili che fossero.

Saranno le prime a poter scegliere liberamente se sposarsi o meno, di vestirsi a proprio gusto, di vivere la propria sessualità in totale libertà. È in questi anni che inizia a farsi strada il concetto di neutralità di genere: il genere è una scelta, è un concetto fluido in trasformazione.

Ne sono un esempio lampante l’artista Gerda Wegener e suo marito Einar, meglio conosciuto per la sua identità trans di Lili Elba: i ritratti di lui in abiti femminili e il loro amore durato tutta la vita, anche dopo la trasformazione transgender, sono la testimonianza della battaglia contro ogni forma di discriminazione (raccontata, tra l’altro nel bellissimo film The Danish Girl).

Lontana da ogni preoccupazione sociale, anche Tamara de Lempicka dipinge nuove veneri moderne, borghesi e altezzose. Ben presto l’artista rivela la sua bisessualità, sfoggiando le sue travolgenti passioni saffiche per ritagliarsi un posto nello scenario glamour di quegli anni. Le sue opere, dense di erotismo e provocazione, sono spesso il risultato dell’amore ossessivo per altre donne (come ne La Belle Rafaela e Les deux amies).

Altra appassionante storia è quella di Suzanne Valadon, modella e musa dei più famosi artisti dell’epoca, tra cui Edgar Degas, Toulouse Lautrec e Auguste Renoir, tanto da apparire nel dipinto Ballo in città di quest’ultimo. Una donna ribelle e spregiudicata, che seppe non solo catturare l’attenzione di questi grandi maestri, ma anche carpirne – durante le lunghe ore di posa – tutti i segreti pittorici.

E fu così che divenne una di loro, imparando a esprimersi con il proprio stile creativo e anticonformista. Un periodo audace e produttivo, vissuto al massimo, a cui si unì come compagno di eccessi un altro grande “maledetto”: Amedeo Modigliani. Emancipate e provocatorie, queste pioniere dell’arte moderna – e della società che ci hanno lasciato in eredità – hanno avuto il coraggio di sfidare le convenzioni sociali e di imporre le proprie idee in contesti prettamente maschili.

Per questo motivo, sono tutt’oggi fonte di ispirazione, per ricordarci che il genere non deve determinare la grandezza dei sogni che possiamo raggiungere. E che il successo più grande è vivere una vita piena di passione e curiosità.

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