Facebook
Twitter
LinkedIn
Francesco Boni

Quando mi raccontò del suo passaggio all’astrazione

Sfogliando le pagine delle recensioni di cronache d’arte, in questi mesi, mi sono imbattuto nella locandina della mostra di Luigi Montanarini al palazzo pretorio del comune di Certaldo, curata da Roberto Sottile, direttore del museo del Presente e del museo Bilotto di Rende (CS), aperta fino al 16 giugno. È successo tutto in un attimo. Sono stato immediatamente assalito dai ricordi, come essere ancora lì, quando giovanissimo ebbi la fortuna di incontrare quest’artista per la prima volta nella mia vita.

 

Luigi Montanarini
Luigi Montanarini, Autoritratto, 1929-30, olio su tela, cm 60×50.

 

Era il 1960, a soli 16 anni entravo con grande sussiego ed emozione nelle sale in cui si stava svolgendo la settima edizione della Quadriennale nazionale d’arte di Roma e il commendatore Ettore Russo mi presentò – con la sua consueta bonaria ironia – al protagonista della personale. Luigi Montanarini, appunto, faccia a faccia con me e con tutta la mia inesauribile curiosità.

 

“Luigi Montanarini cercò di spiegarmi in maniera approfondita quella che a un certo punto della vita apparve ai suoi occhi come una vera e propria necessità”

 

Già allora era il titolare della cattedra di pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma, qualche anno più tardi ne sarebbe diventato addirittura il direttore. Era reduce dal successo alla Biennale di Venezia del 1958: per l’occasione non soltanto era stato invitato a partecipare, ma gli era stata dedicata per la seconda volta una sala tutta per lui. Luigi Montanarini era già giustamente considerato come un Grande Maestro, insomma, eppure ciò che mi colpì da subito fu la sua gentilezza e la disponibilità estrema, anche nel rispondere alle mie banali domande ed osservazioni sulle opere esposte.

 

page126image14280864
Luigi Montanarini, Lacerazioni, 1979, cm 80×60.

 

Mi raccontò, con entusiasmo vivissimo negli occhi, della sua esperienza figurativa, ricordava con dolce nostalgia le prime mostre a Roma degli anni Trenta affidate all’organizzazione della “mitica” galleria La Cometa, e poi ancora l’esperienza illuminante vissuta a New York in compagnia di Morandi, Sironi, De Pisis e de Chirico.

Infine, cercò di spiegarmi in maniera approfondita quella che a un certo punto della vita apparve ai suoi occhi come una vera e propria “necessità”: passare all’astrazione, come ricerca ed espressione di ciò che esiste al di là della nostra limitatissima sensorialità.

 

page125image14495728
Luigi Montanarini, Due fiori, 1928, olio su tela, cm 65×55.

 

Negli anni successivi a quella prima folgorante conoscenza, ho avuto modo d’incontrarlo ancora e più volte con Guttuso, Argan, Libero de Libero, Franco Miele. Sempre cordiale e ben disposto al confronto costruttivo, ma allo stesso tempo irremovibile nelle convinzioni artistiche e in quel suo rigore morale assoluto. Ricordo con grande entusiasmo il giorno dell’inaugurazione di una splendida mostra tenuta alla Barcaccia, in via della Croce a Roma. Il titolo era “Variazioni su un fiore”, per me fu più semplicemente l’ennesima dimostrazione di una fantasia creativa eccezionale. Per questo motivo invito con piacere puro i nostri lettori a condividere le mie emozioni, visitando la mostra così come recuperando il vissuto di un vero grande artista.

Luigi Montanarini: uno di quelli che hanno saputo vivere ed interpretare, in maniera sublime, le problematiche del XX secolo.

 

page126image14587584
Luigi Montanarini, Composizione, 1959, olio su tela, cm 100×80, opera esposta nella sala personale alla VIII Quadriennale di Roma, 1959.

 

 

 

Per ricevere il magazine a casa tua, abbonati subito!

Acquista qui i numeri precedenti!

Ti potrebbe interessare