L’esposizione Giuseppe Gabellone rappresenta il secondo importante momento di presentazione delle pratiche artistiche presso il centro di arte contemporanea PALAZZOIRREALE, situato nel cuore del Monferrato, a Canelli.
Fondato nel 2024 su iniziativa di Polina Bosca e promosso dalla famiglia Bosca, nota storicamente per la gestione dell’illustre casa spumantiera che porta il suo nome, il centro si configura come un nuovo polo culturale dedicato alla promozione dell’arte contemporanea e alla valorizzazione del territorio.
La mostra, allestita fino al 28 settembre 2025, è curata da Giorgio Galotti, e prosegue il percorso del progetto PALAZZOIRREALE sotto la direzione artistica di Diana Berti. L’esposizione presenta un corposo insieme composto da nove opere, articolate tra sculture e fotografie, oltre alla creazione di una nuova produzione site-specific. Questa, concepita ad hoc, si integra armoniosamente con gli ambienti dell’azienda e delle sue storiche cantine, denominate “Cattedrali Sotterranee”. Queste strutture, che si estendono sotto il complesso aziendale, sono riconosciute dall’UNESCO come Patrimonio Mondiale dell’Umanità, e rappresentano un suggestivo palcoscenico.
L’intervento ideato dall’artista Giuseppe Gabellone per questa specifica occasione si configura come un racconto visivo di natura complessa e articolata, volto a creare una narrazione percettiva stratificata che trascende la semplice esposizione di opere. Ogni traccia, disseminata sapientemente all’interno delle sale, funge da elemento semantico e simbolico progettato con l’obiettivo di condurre lo spettatore verso l’individuazione di un orizzonte condiviso—inteso sia come una linea liminare, una meta ambiziosa o un’apparizione misteriosa dai tratti quasi trascendentali. Tale orizzonte si configura come un punto di fuga metamorfico, capace di coinvolgere profondamente l’esperienza estetica e sensoriale del pubblico, stimolandone la partecipazione attiva e riflessiva, e al contempo fungendo da chiave interpretativa per esplorare e riconoscere le radici storiche e le aree di produzione tradizionale della rinomata casa spumantiera.
Al centro di questa progettazione reticolare di sensi e significati vi è l’opera inedita intitolata Tramonto scivola, realizzata nel 2025, concepita appositamente per dialogare con l’ampia e articolata sala dedicata alla “linea di produzione” dell’azienda. L’installazione si manifesta attraverso l’uso di un proiettore motorizzato che introduce un elemento di movimento nello spazio espositivo, proiettando un quadrato di luce giallo che si muove fluidamente, quasi scivolando sugli ambienti, ridefinendo e rimodulando temporaneamente il controllo spaziale dell’allestimento.
La mostra prende avvio dall’opera fotografica intitolata Testa capovolta (2024), posta strategicamente all’ingresso della mostra con l’obiettivo di accogliere i visitatori in maniera simbolica e comunicativa, fungendo da introduzione a un universo narrativo che si configura come un parallelo rispetto alla realtà quotidiana. Questa immagine si presenta come un’immagine enigmatica e provocatoria, invitando gli spettatori a creare delle connessioni tra il mondo reale e quello rappresentato, preparando così la mente ad immergersi in un percorso narrativo complesso e articolato.

Dal punto di vista concettuale e spaziale, il percorso si sviluppa attraverso l’analisi delle aree industriali, alle quali si accede attraverso una narrazione multisensoriale e visiva. Tale racconto si articola e si arricchisce mediante diverse tipologie di elementi espositivi: dei bassorilievi che scandiscono i momenti salienti di questa disamina, una fotografia posta a pavimento che induce una profondità di campo e coinvolge lo sguardo in modo immersivo, e infine una serie di fusioni eseguite in stagno, collocate a parete, che sono state realizzate appositamente per questa occasione e che contribuiscono a creare un’atmosfera di profondità tattile e visiva.
Oltre la vetrata, si trova una seconda installazione importante: la scultura luminosa Untitled (2018), la quale si configura come la prima delle due opere luminose esposte. Questa scultura non si limita ad essere un elemento decorativo, ma si configura come un paesaggio dinamico e pulsante che si estende oltre i limiti dello spazio espositivo, instaurando un dialogo tra il dentro e il fuori, tra l’opera e l’ambiente circostante. La struttura è composta da un telaio in acciaio su cui si susseguono delicatamente delle lampadine luminose, che pulsano e si espandono con un ritmo lentissimo, costringendo lo sguardo a un’atmosfera meditativa e a un adattamento progressivo alle pulsazioni della luce. L’opera, così, si trasforma in un dispositivo sensoriale capace di stimolare sia le pupille che la percezione temporale dei visitatori.
La conclusione dell’esposizione avviene all’interno delle antiche cantine, ambienti di grande valore storico e culturale che testimoniano secoli di tradizione e laboriosità enologica. In questo contesto suggestivo è collocata la seconda opera intitolata Untitled, realizzata anch’essa nel 2018, che si presenta come un elemento centrale e carico di significato, simbolo di un punto di snodo tra il luogo e l’arte. Si tratta di una lanterna di dimensioni enormi, concepita come un’ipotetica fonte di luce e di orientamento, ma al contempo come un’entità che si inserisce e dialoga intimamente con l’ambiente circostante, che si presenta come un elemento di contrasto e di coesistenza con il profondo buio e gli odori organici e traspiranti delle gallerie sotterranee, dove tradizionalmente riposano e fermentano le uve, elementi fondamentali di un rito ancestrale capace di evocare sensazioni tattili, olfattive e spirituali.
La mostra nel suo insieme si presenta come un’esperienza suggestiva e stimolante, grazie in parte alla location non convenzionale che ospita l’allestimento: le cantine vitivinicole, un ambiente insolito per l’esposizione di opere d’arte. Tuttavia, per quanto riguarda il contenuto artistico, si può osservare come alcune delle opere esposte risultino ancora troppo autoreferenziali e poco comunicative nei confronti dello spettatore. Sembrano rimanere intrappolate nel loro stesso significato, prive di un’apertura che possa favorire un dialogo più diretto e immediato con chi le osserva. Le opere, accerchiate da una cornice di potenziale suggestione, non sembrano riuscire a comunicare pienamente il loro messaggio, lasciando l’osservatore spesso alla mercé di interpretazioni elusive o di un’incertezza riguardo alla loro reale intenzione comunicativa.
Giuseppe Gabellone
A cura di Giorgio Galotti | Responsabile creativo Diana Berti
17 maggio 2025 – 28 settembre 2025
PALAZZOIRREALE – Via Luigi Bosca 2, Canelli (AT)
www.palazzoirreale.com
@palazzoirreale.monferrato
Immagine di copertina: Giuseppe Gabellone, exhibition view, PALAZZOIRREALE, Canelli, 2025 – Courtesy the artist e Fondazione Bosca, ph © Nicola Morittu
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