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Edoardo Alaimo

La parola alla star di Drag Race Italia

Tacchi alti, parrucche voluminose, sedute di make up che durano ore, gioielli luminosissimi. E ancora coreografie di danza, lezioni di canto e recitazione, laboratori di sartoria. Una drag queen di successo è tutto questo, e anche molto di più.

Ma cosa si cela davvero dietro quella che è a tutti gli effetti una professione artistica? Ad aiutarci a capirlo è Priscilla, drag queen di fama internazionale e certamente la più celebre drag italiana, diventata famosa anche per il grande pubblico come “padrona di casa” di uno dei TV show più visti degli ultimi mesi: Drag Race Italia.

 

Priscilla
Priscilla incorona la prima Italia’s next drag superstar.

 

Priscilla, qual è la differenza tra un uomo travestito da donna e una vera drag queen?

“La differenza risiede nel fatto che noi drag portiamo in scena una realtà, non una finzione. Persona e personaggio in questo caso coincidono. Quello che si scorge chiaramente in Drag Race Italia è che ciò che una drag queen mostra quando sale sul palco è una parte intima ed estremamente profonda di se stessa, che decide con grande sensibilità di svelare al suo pubblico.

La parrucca, il trucco, i gioielli sono solo un contorno, che ci aiuta a far vedere il nostro Io più profondo; senza una storia e una personalità vera da raccontare, la sola parrucca, il trucco o i glitter sull’abito a sirena risulterebbero un mero travestimento”.

Da poco tempo ha condotto Drag Race Italia. Cosa rappresenta per lei questo programma televisivo?

“Drag race Italia è un fenomeno sociale e culturale insieme. Non è un programma di intrattenimento come gli altri, dove si può vedere gente che balla, che canta o che si esibisce in una qualsiasi performance. In questo show si vedono chiaramente storie di persone che salgono su un palco e si tolgono qualsiasi maschera. Si mettono a nudo perché è proprio attraverso questa apparente ‘copertura’ di trucco e costumi che una drag queen riesce a mostrare agli altri chi è veramente.

Drag Race è un fenomeno sociale poiché insegna a tutti a saper guardare dietro le apparenze e a saper vedere quanto le storie che si celano dietro alle ‘glitter-armature’ possono essere davvero vicine a noi, comuni a uomini e donne e forse per questo straordinarie.

È un fenomeno culturale perché la cultura segna il progresso di un popolo in un arco temporale. È bello pensare che dopo questa trasmissione, un italiano che incontrerà una drag queen al bar lo considererà normale”.

 

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Priscilla sul main stage di Drag Race Italia.

 

Definirebbe la professione di una drag queen una forma d’arte?

“Assolutamente sì. Del resto, l’arte contemporanea ci insegna a non avere limiti, stereotipi, confini o identità di genere.

A tal proposito, stimo molto Elecktra Bionic, la vincitrice di Drag Race Italia, quando dice che ‘Il corpo è solo un mezzo che vive attraverso la personalità di chi lo indossa’. Il nostro corpo probabilmente è un mero tramite per esprimere arte”.

Dov’è secondo lei la bellezza nell’arte drag?

“Risiede nell’unicità. Per fortuna oggi la bellezza è un termine che non ha più canoni predefiniti. Ognuno di noi definisce la sua idea e la applica. Si può trovare bellezza in ogni tipo di corpo, di viso, di situazione e contesto. Anni fa, anche le drag queen nel creare la loro immagine si ispiravano ai ‘classici’ canoni di bellezza femminili. Una drag doveva essere magra, con gambe lunghe, fianchi e seno prosperoso, capelli vaporosi.

Oggi a Drag Race Italia abbiamo visto anche drag curvy come Ivana Vamp o la drag con i peli come Ava Hangard. Ognuna di loro racconta una storia di bellezza diversa e per questo unica”.

Quando una drag può definirsi una vera artista?

“Quando affronta con professionalità questo lavoro. Studiando, preparandosi e non lasciando nulla al caso. La cura del make-up, degli abiti e delle coreografie è fondamentale. Una drag è un personaggio fuori dal mondo, che deve trascinare il pubblico in un’altra dimensione”.

Che cos’è l’arte drag?

“È una forma di espressione così come la pittura, la scultura, il cinema o il teatro. Attraverso l’arte drag una persona esprime una parte di se stessa e se non lo fa, non arriva ad essere un’artista”.

Quant’è importante la moda per una drag queen?

“Dipende dalla drag. Personalmente non mi ritengo una ‘fashionista’. Oggi ho un team straordinario che crea gli abiti di scena per i miei spettacoli, fino a poco tempo fa però era mia madre ad aiutarmi con la sua macchina da cucire nel tavolo della nostra cucina di Napoli”.

Quale stilista vorrebbe indossare Priscilla per un importante servizio fotografico?

“Ha già vestito Valentino per una recente copertina ma il suo sogno nel cassetto è sicuramente indossare Giorgio Armani, il Re della Moda”.

Spesso lei parla di Priscilla e di Mariano (il suo nome di battesimo) come di due persone differenti. A che punto si incontrano Mariano e Priscilla?

“Sono due parti della stessa medaglia, racchiuse in un unico corpo; non si incontrano mai faccia a faccia. Loro due si compensano ma sono estremamente diversi.

Priscilla non è finzione ma è realtà. Non è un personaggio che io interpreto, è la mia parte femminile che credo ognuno di noi abbia, ma che io ho accettato attraverso un importante lavoro introspettivo, molto faticoso e durato molti anni. Priscilla dà la possibilità a Mariano di vivere sopra le righe e di dire sempre ciò che pensa. Mariano è molto più timido, introverso. Priscilla ha bisogno del pubblico, Mariano ama la riservatezza”.

Cosa pensa Mariano di Priscilla?

“La stima profondamente, per ciò che è riuscita a costruire e per ciò che riesce a comunicare come artista e come persona”.

Qual è l’artista preferito di Mariano e/o Priscilla?

“Decisamente Klimt per entrambi. Mi racconta la complessità dell’esistenza. Ma le cose complesse, se gestite, si possono sciogliere, diventando semplici”.

Un augurio per le ragazze di Drag Race Italia?

“Questo show non è un punto di arrivo ma un trampolino di lancio. Le ragazze che hanno partecipato hanno una grossa responsabilità. Non sono ballerine, attrici o cantanti, sono ambasciatrici della cultura Queer, diffusa in tutto il mondo, e devono essere portatrici di valori di libertà, uguaglianza ed inclusione. La diversità non è un pericolo, è un valore aggiunto”.

 

 

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