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Miguel Ángel Martín – Atrocità in salsa agrodolce

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Provocatore e spiazzante fino ai confini estremi del sopportabile, abituato a rappresentare scene raccapriccianti che prendono le mosse dall’immaginario più turpe, travalicando abbondantemente i limiti del “politicamente corretto”, ma sempre con un tratto che si manifesta, paradossalmente, ironico e grazioso, Miguel Ángel Martín è ormai da anni un caso, prima ancora che editoriale, artistico e culturale. Disegnatore e fumettista spagnolo conosciuto in tutto il mondo, Martín è da sempre criticato, attaccato e censurato quanto trasversalmente osannato. Al suo attivo ha premi importanti del fumetto (il Premio Yellow Kid e il Premio Micheluzzi), mentre “Time” lo ha definito “il miglior disegnatore europeo di fumetti” e la rivista “The Face” lo ha incluso nella lista dei “50 disegnatori del secolo”.

 

Miguel Ángel Martín
Miguel Ángel Martín a León, in Spagna, suo paese d’origine. Foto Javier “negrorojoluz” González.

 

Il suo “Psychopatia Sexualis”, uscito nel 1995, è stato definito il fumetto più violento e ripugnante mai disegnato, e, alla sua uscita in Italia, è stato oggetto di un violento attacco da parte della magistratura, con l’accusa di offesa al comune senso del pudore, finendo al centro di una vicenda giudiziaria (terminata con l’assoluzione del suo editore, Jorge Vacca), che portò al sequestro e alla distruzione delle copie, benché autorevoli esponenti della cultura visiva, come Oliviero Toscani e Milo Manara, avessero nel frattempo preso le sue difese.

Cyberpunk, mutazioni genetiche, malattie, perversioni, discriminazioni, ingiustizie, ossessioni tecnologiche, desideri insani, storture psicologiche e psicopatie di ogni genere: questi sono i temi di ispirazione del disegnatore, che esplora sperimentando linguaggi punk-pop docilmente acquerellati, impreziositi dall’inchiostro cinese, ma venati di un humour terribilmente black. Sarcasmo e spettacolo dell’atroce sono gli elementi fondativi del Dna virale e mediatico di un autore controverso, che abbiamo intervistato in esclusiva per “Arte In”.

 

 

Miguel Ángel Martín, After Romain Slocombe.

 

Nei tuoi disegni emerge spesso l’elemento della maschera d’ossigeno, componente dell’immaginario fetish. Avresti mai pensato di vedere materializzarsi nel mondo di tutti i giorni l’uso comune della mascherina? Viviamo in una società dalle caratteristiche sadomasochiste?
In questo periodo tutti si sono ricordati dei miei fumetti! Non dobbiamo scartare la possibilità che nella prossima pandemia le persone indosseranno maschere d’ossigeno… Purtroppo la maggior parte della gente non riesce a capire la bellezza e la sofisticatezza del mondo fetish, non si guarda mai alla parte “interessante” di una maschera d’ossigeno! Penso che la società sia più masochista che sadica, e questo avvantaggia il potere.

Quali sono i tuoi inseparabili strumenti di lavoro?
Porto sempre con me in viaggio un piccolo astuccio con la mia matita meccanica e delle penne da disegno tecnico Staedtler, una gomma per cancellare, un pennello portatile ed un piccolo flacone d’inchiostro.

 

Miguel Ángel Martín, On the Beach II.

 

Ricordiamo la tua vicenda personale qui in Italia nel 1995, quando la procura di Cremona decise d’intervenire con il sequestro del tuo fumetto Psicopathia Sexualis, per via dei suoi contenuti considerati raccapriccianti. Come avvennero i fatti?
Il fumetto venne stampato a Cremona, il tipografo prese alcune copie per effettuare il deposito legale. Il giorno dopo la polizia si presentò alla tipografía con un ordine del Tribunale e così avvenne il sequestro dell’edizione con accuse di istigazione al suicidio, omicidio e pedofilia (solamente…). Seguirono 5 anni di processi fino a quando la Corte Suprema decise di assolvere l’editore da tutte le accuse. Cinque anni meravigliosi in cui ho girato tutta l’Italia e potuto conoscere gente interessantissima e molto brava.

Qual è la tua considerazione sulla censura, avendola subita in prima persona?
Per me la censura è stata una benedizione! Grazie alla censura il mio lavoro ha avuto modo di farsi conoscere e riconoscere in poco tempo. Una bella pubblicità! Scherzi a parte, purtroppo la censura fa più male che bene, non parlo solo della censura ufficiale o legale ma della censura sociale tipica del nostro tempo, con il bullying da social network, e la megafascista “cultura dell’annullamento” (cancel culture) con la feroce e brutale distruzione e deturpazione dei monumenti, come avevano già fatto anni fa i talebani con le statue di Buddah. Viviamo in un tempo selvaggio d’ignoranza e ridicolo infantilismo emotivo.

 

Miguel Ángel Martín, Rubber Flash.

 

Quanto hanno contribuito i tuoi editori alla realizzazione del tuo successo?
Il più grande contributo al mio successo è arrivato proprio dalla censura… Nonostante questa, ringrazio la fiducia dei miei editori per aver appoggiato il mio lavoro, particolarmente Jorge Vacca della Topolin edizioni, per tutte le vicissitudini che ha passato e per essere il mio scopritore in Italia. Anche la NPE, l’editore con cui lavoro da più tempo, ha investito soldi e molto impegno nella diffusione dei miei fumetti con delle bellissime edizioni. Ho con loro un buon rapporto professionale e di amicizia. Sono molto contento di loro!

Il personaggio più popolare da te creato è Brian the Brain, un bambino nato senza scatola cranica e con il cervello esposto, per via degli esperimenti scientifici a cui la madre si è sottoposta. Quando e come hai concepito Brian, da che cosa sei stato ispirato?
Il personaggio è ispirato alla realtà della natura umana, di come il gruppo è sempre brutale con il diverso. Gli scimpanzé fanno lo stesso. È molto curiosa ed interessante la somiglianza del nostro comportamento a quello della specie più vicina a noi. Secondo Edward Osborne Wilson, il padre della sociobiologia, lo scimpanzé è la specie più violenta conosciuta: “se gli scimpanzé avessero armi atomiche il mondo sarebbe distrutto in pochi secondi”. Ancora
noi esseri umani non l’abbiamo distrutto! Il nome di Brian the Brain l’ho preso da un vecchio telefilm: Spazio 1999. Ricordo che era il titolo di una puntata in cui un computer cattivo chiamato Brian faceva del male. Solo un gioco di parole in inglese.

Con i tuoi disegni affronti temi forti e cruenti come la mutazione genetica, la mutilazione degli arti umani, l’autoerotismo, gli snuff movies, i serial killer, il fenomeno del bullismo, il cinismo e molto altro. Che cosa ti spinge a raccontare l’orrore e la decadenza umana?
La natura umana è duale, è bene e male, ying e yang, secondo un certo pensiero orientale, Il bipartitismo, noi e loro, Caino e Abele. Questo è insito nella natura dello sciame. E senza dubbio la parte più interessante è sempre quella malvagia. Penso che sia per questo che troviamo così affascinanti gli psicopatici, i tiranni come Caligola, Nerone, Gilles de Rais, Adolf Hitler, Stalin, Mao… Che cosa ne sarebbe del mondo senza le persone cattive come loro, o come me stesso? Il male è stato sempre una bella fonte di creazione artistica. Non dimentichiamoci che il Colosseo è tra le meraviglie architettoniche ed è stato costruito per uccidere persone.

Il peggiore insulto che hai ricevuto per via dei tuoi fumetti?
Un insulto a causa dei miei fumetti lo considero sempre un bellissimo complimento…

 

 

 

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