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Studio come autoritratto. Mark Manders alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

Mark Manders, installation view at Fondazione Sandretto, Torino, 2024
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Fino al 16 marzo 2025 la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ospita Silent Studio di Mark Manders, con un corpus di opere realizzate nel corso di più di trent’anni insieme a lavori prodotti per l’occasione.

Molte volte, senza troppi pensieri, la visita di una mostra ci coglie impreparati. Ti aspetti una cosa, ma ne vedi un’altra, e così via, fino a renderti conto che tutto ciò che ti si presenta davanti agli occhi va ben oltre le tue aspettative. Silent Studio di Mark Manders (Volkel, Paesi Bassi, 1968) è sicuramente una di quelle esposizioni destinate, nel molto o nel poco, a lasciare il segno, poiché capace di racconto; capace di una lungimiranza quanto mai distante dal valore effettivo e immediato che la cultura mainstream richiede. Si tratta, al contrario, della condensazione di una pratica di lungo corso che in qualche maniera deve avere avvolto così tanto l’artista olandese da essere un punto fermo – se non l’unico – nella sua quotidiana e pluridecennale esperienza estetica. Tentato dall’idea, sin dalle prime esecuzioni risalenti al 1986, di dare corpo a un autoritratto come un edificio, raggiunge poi la lacerante questione che sembra determinare ancora la nostra contemporaneità. Ovvero la diatriba implicita ed esplicita tra un passato senza tempo e la storia di un presente in corso.

Alla figura di un volto reiterato che assume i tratti tipizzati di una non ben identificata kore, si affianca, pertanto, lo studio della stessa. Lo studio come luogo, innanzitutto, ma lontano dalle patinate ricostruzioni dai risvolti posticci, oggi come oggi tornate in auge, e per raggiungere, invece, il focus centrale dell’opera. Sculture in bronzo dipinto che si spingono a ritroso verso la loro non finitudine, tanto da inculcare negli occhi le messe in forma d’argilla previste dalla scultura nelle prime fasi della sua realizzazione. Quasi a ricordarci che non può esserci generazione senza una qualsiasi sorta di riformulazione che sia radicata. Poggiante sopra quella base solida che è la storia, per quanto storta e per quanto contemporanea, antica oppure presente. Le sculture come Figure with Thin White Rope (2005-2023), Working Table (2017) e Dry Clay Head (2015-2016) sono dunque concepite come parole visive e il linguaggio come forma scultorea. Anch’esso una materia soggetta a rielaborazione, soggetta alla tensione di una nuova sintesi. Una prospettiva di cui si saggia la traiettoria in Perspective Study (2005-2024), composto da un neon spento e da due giornali realizzati per il più ampio progetto Room With All Existing Words (2005-2022).

Dieci giornali che ricorrono lungo tutta la mostra e “scritti” con tutte le parole dell’Oxford English Dictionary ora disposte in ordine casuale a formare frasi prive di senso. Come a voler fare chiarezza sul tempo, o ancora meglio sul nodo indefinito che la nostra epoca mostra e impone, l’esposizione assume la transitorietà e la vulnerabilità come linee guida di una vita che è pratica personale. Evidente nella simulazione dell’argilla mediante la canonica fusione in bronzo. I cretti e le garze, l’allestimento come fosse un cantiere, la fucina di uno scultore che ancora non ha terminato nulla. Gli oggetti, poi, sedie, mobili, suppellettili strappati al modernismo e per nulla ready made; e i disegni, fondamentali nel lavoro di Manders, poiché, dice, il “disegno è un’indagine del pensiero, più che dell’osservazione”. Un pensiero che apre alla svolta di una novità progressiva e, ciononostante, terminata, in quanto scultura fusa mediante la più tradizionale delle tecniche. Opera che ha trovato quindi una sua chiusa, come si suole dire. Vedi argilla e trovi il bronzo quale frammento di una “precarietà” che, sebbene sia caposaldo di un ritratto in divenire, di fatto non è altro che la naturale condizione di ogni opera d’arte degna di essere chiamata tale.


Silent Studio – Mark Manders
A cura di Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo – Corso Via Modane 16, Torino

www.fsrr.org
@fondazionesandretto


Immagine di copertina: Mark Manders, installation view at Fondazione Sandretto, Torino, 2024


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